Ho visto ragazzini vestiti di bianco trasportare sulle spalle il peso di sacchi pieni di offerte; ho visto genitori caricarsi del peso dei figli neonati e, noncuranti della fatica, puntare dritto alla meta; ho visto monaci in assorto silenzio procedere imperturbabili, gradino dopo gradino ma anche donne anziane sull’orlo dello sfinimento, aggrapparsi alle braccia più forti di figli e nipoti; ho visto gente di ogni età affannare, piegarsi per la fatica, addormentarsi in ogni luogo lungo il percorso ma alla fine farcela; ho capito che a volte la fede nella salvezza supera e va oltre le possibilità fisiche di una persona. Io auguro a tutta questa gente di non aver faticato invano, che lo sforzo non sia stato per niente e che le promesse di una rinascita migliore possano realmente avverarsi…glielo auguro con tutto il cuore.
Ho visto tutto questo, passo dopo passo, lungo i 5.200 gradini che conducono alla cima del Picco di Adamo, meta di pellegrinaggio da oltre mille anni, luogo in cui ogni devoto, di qualsiasi religione, dovrebbe recarsi almeno una volta nella vita, se non nella speranza di accumulare meriti, almeno per godere dello spettacolo incantato che questa creazione della natura può regalare a chi ne raggiunga la cima, a 2.243 metri.
La montagna, che da secoli cattura l’immaginario collettivo è conosciuta con vari nomi che riconducono a molteplici tradizioni religiose: Adam’s Peak, “il picco di Adamo”, il luogo dove, secondo mussulmani e cristiani, Adamo avrebbe messo piede sulla terra dopo essere stato cacciato dal paradiso terrestre; Sri Pada, “piede sacro”, per via dell’enorme orma che si incontra sulla sommità e che sarebbe stata lasciata, secondo i buddhisti, dal Buddha durante la sua discesa tra i comuni mortali mentre, secondo gli induisti, dal grande dio Shiva; ma il nome più poetico rimane quello propriamente singalese: Samanalakanda, “montagna delle farfalle”, il luogo in cui si dice che le farfalle si rechino a morire…
Non si tratta della montagna più alta ma sicuramente della più sacra e di quella che più intimorisce qualunque turista o pellegrino abbia deciso di intraprenderne la scalata: una piramide quasi perfetta che svetta ai margini del villaggio di Dalhousie dove è possibile pernottare. Bancarelle e punti di ristoro costeggiano l’intero percorso ed è qui che potrete acquistare le provviste necessarie per la scalata ma fatelo quando ancora in paese perché man mano che vi avvicinerete alla cima il costo della merce sarà più alto (i facchini incaricati del trasporto vengono giustamente pagati fior di quattrini!).
Il vostro pellegrinaggio avrà luogo di notte, in tempo per raggiungere la sommità del picco al sorgere del sole e godervi lo spettacolo. Partite quindi alle 2 (non più tardi) e seguite la folla di gente che vi condurrà fino alla sommità. Vestitevi a strati e assicuratevi di avere con voi una felpa e una giacca a vento perché, nonostante dopo la prima mezzora in salita comincerete ad avere caldo, una volta raggiunta la cima, il vento potrebbe essere gelido! La percorrenza media è di circa 3 ore.
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