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Havelock Island: tutto quello che c’è da sapere

Havelock Island: tutto quello che c’è da sapere 1024 681 Sonia Sgarella

Ed ecco che a un certo punto del mio viaggio in India, dopo un mese passato a respirare la polvere delle città e dei villaggi sul continente, sono arrivata finalmente in paradiso e chi l’avrebbe mai detto! Ricoperta da un’incantevole e rigenerante foresta tropicale, contornata da meravigliose spiagge di finissima sabbia bianca e circondata dalle mille sfumature di un mare incredibilmente cristallino, l’isola di Havelock è un paradiso che in India difficilmente si incontra.

Havelock - Beach Number 7

Intendiamoci, l’India non manca certo di bellezze naturali: penso alla sontuosità delle vette himalayane, al deserto di sale del Gujarat, alle dune di sabbia del Rajasthan, agli sconfinati paesaggi del Deccan delimitati dalle sinuose catene dei Ghat Occidentali e Orientali, paesaggi solcati da maestosi fiumi sacri, le Backwaters del Kerala, le infinite distese di tè nei dintorni di Munnar, il paesaggio surreale in cui sorge la magnifica Hampi; insomma, le meraviglie sono infinite ma quando si tratta di spiagge e di mare, l’India non è certo al primo posto tra le mete balneari nel mondo, vuoi per via della cultura conservatrice che non ne prevede lo sfruttamento alla maniera occidentale, vuoi per l’inquinamento diffuso che spesso e volentieri le vede usate come discariche a cielo aperto.

Havelock è un paradiso anche in questo senso, salvaguardata da un’amministrazione cosciente del problema ambientale e tutelata nel quotidiano da una popolazione ben educata al rispetto del territorio in cui vive. Questo non significa che l’isola venga lasciata totalmente intonsa ma la percentuale di sporcizia è certamente ridotta al minimo e, in maniera proporzionalmente diretta, la presenza dei cestini per i rifiuti, soprattutto in prossimità delle spiagge, portata alla massima diffusione.

Havelock Island

Detto questo vi racconto un po’ dell’isola, delle sue spiagge, del cosa fare, dove stare e di come raggiungerla, così che la possiate inserire, se lo ritenete valido, nella lista delle mete tropicali dove riprendervi dal delirio indiano nel caso in cui abbiate intenzione di viaggiare da queste parti oppure semplicemente come unica meta di un vostro passaggio in oriente dove, volendo, potrete spenderci anche 15 giorni.

  • POSIZIONE GEOGRAFICA

Situata nel Golfo del Bengala, geograficamente più vicina alle coste del Myanmar e della Thailandia che non a quelle dell’India, l’Isola di Havelock, la più grande dell’arcipelago di Ritchie, fa parte di quel gruppo più esteso di piccoli gioielli conosciuto sotto il nome di Isole Andamane le quali, insieme alle Nicobare, costituiscono uno dei 7 Territori dell’Unione della Repubblica indiana e lo stato più remoto della nazione. L’Isola di Havelock si trova circa 57 km a nord-est di Port Blair, il capoluogo del Territorio situato sull’Isola di South Andaman e punto obbligatorio di partenza per la visita dell’arcipelago.

  • COME RAGGIUNGERE HAVELOCK

Proprio perché parte dell’India le Isole Andamane possono essere raggiunte solo dalle coste della propria nazione, nello specifico dagli aeroporti di Chennai (Madras) e Kolkata (Calcutta) oppure – ma il viaggio di 3-5 giorni deve essere estenuante – dai porti di Chennai, Kolkata e Vishakapatnam, nello stato dell’Andhra Pradesh. Il viaggio in aereo, con destino a Port Blair, ha una durata di circa 2 ore ed è oggi operato da diverse compagnie locali tra cui Jetairways, Spicejet, Go Air ed Air India ad un costo che può variare a seconda della stagione ma generalmente compreso tra i 170 e i 200 euro a/r.

Per accedere alle isole è sufficiente il visto turistico indiano. All’arrivo a Port Blair vi verrà rilasciato un permesso governativo che consente un soggiorno massimo di 45 giorni e che vi verrà richiesto ogni qual volta effettuerete il check-in in guest house o prenoterete un passaggio marittimo. Conservatelo con cura e, meglio ancora, fatene almeno una copia perché è probabile che, prima o dopo, vi verrà richiesta.

Una volta raggiunta Port Blair sarà necessario prenotarsi su una nave diretta ad Havelock, in partenza dal Phoenix Jetty. Le compagnie che offrono il servizio al momento sono tre: quella governativa e due compagnie private, la Green Ocean e la Makruzz. La differenza di prezzo tra il servizio governativo e quelli privati è ovviamente considerevole (si parla del doppio ma pur sempre di cifre irrisorie se tradotte in euro) ma è ovvio che una volta arrivati a Port Blair dovrete decidere soprattutto in base alla disponibilità e agli orari di partenza.

I traghetti governativi che impiegano 2,5 ore se veloci (speed) o 4 ore se lenti (slow), possono essere prenotati individualmente solo con 4 giorni di anticipo. Gli orari dei battelli per/da Havelock Island variano in base alla stagione per cui vi conviene chiedere informazioni a riguardo direttamente sul posto. L’ultimo comunque è alle 14. Il costo si aggira attorno alle 400 rupie per il posto a sedere e i biglietti devono essere prenotati negli uffici presso i Jetty di entrambe le isole.

Fate attenzione a non temporeggiare troppo nell’acquisto del biglietto di ritorno perché, nonostante la regola dei quattro giorni, alcune agenzie private o resort che hanno la possibilità di prenotare il passaggio con largo anticipo ne acquistano in quantità e, soprattutto in alta stagione, il rischio di non trovare più posto – e di conseguenza di perdere il volo di rientro – è molto alto. Credetemi, ve lo dico per esperienza! Il discorso vale ovviamente anche per le compagnie private le quali però permettono la prenotazione con largo anticipo, che quindi vi suggerisco caldamente.

Makruzz e Green Ocean impiegano rispettivamente circa 1 ora e mezza e 2 ore e un quarto per coprire il tragitto tra le isole e offrono differenti classi di prenotazione, la più economica avendo un costo rispettivo di 975 e 900 rupie. Makruzz parte da Port Blair alle 8 del mattino e alle 13.30 per fare rientro alle 10 (via Neil) e alle 15.30. Green Ocean offre invece solo 2 servizi al giorno, partendo da Port Blair alle 6.45 e rientrando alle ore 15.

Qualora aveste un volo nel pomeriggio e voleste fermarvi sull’isola fino all’ultimo recandovi direttamente all’aeroporto, sappiate che l’unica compagnia che copre la tratta Havelock- Port Blair al mattino, intorno alle 9, è quella governativa, ma come vi dicevo, dover aspettare i quattro giorni di anticipo rispetto alla data del volo potrebbe non essere sufficiente per garantirvi un posto a sedere. Esiste anche la possibilità di recarvi all’ufficio prenotazioni il giorno stesso (corsia di sinistra) e di sperare in un posto in piedi. Anche in questo caso, dopo aver fatto a gomitate per raggiungere lo sportello, potreste ricevere brutte notizie.

  • DOVE ALLOGGIARE

Havelock Island, tra le isole, è la più sviluppata dal punto di vista turistico per cui l’offerta ricettiva non costituirà di certo un problema. Io mi limiterò a dirvi in quale struttura sono stata e i motivi per cui ho trovato la posizione ottimale. (vedi mappa)

La maggior parte delle strutture economiche e dei ristoranti si trovano allineati lungo la spiaggia n. 5 e seguendo la strada che dal “market” porta fino al villaggio di Kalapathar. L’offerta varia da costruzioni in muratura ai più pittoreschi “huts” ovvero capanne di bambù le quali possono essere con o senza bagno. Coconut Groove è stato il mio rifugio per tutta la durata del soggiorno (costo della capanna con bagno 800 rupie a notte). Nonostante, a differenza di quanto dice il cartello all’ingresso, la struttura non abbia un vero e proprio ristorante, lì nei dintorni – raggiungibili a piedi – ne troverete di ogni tipo e tra questi vi consiglio Rony Restrurent – che si merita il primo posto solo per la parola Restrurent 🙂 – e il Full Moon Cafè.

Havelock Island

Accanto a Coconut Groove, oltre il resort che si trova alla sua destra, troverete inoltre l’Ocean Tree, l’unico ristorante sull’isola ad offrire connessione internet gratuita a chiunque si fermi anche solo per un drink. Sull’isola scordatevi della ricezione telefonica – l’unica compagnia indiana che funziona è BNSL – e sappiate che se vorrete connettervi con wifi i costi partono dalle 60 rupie ogni mezz’ora.

Nel caso in cui doveste o voleste pernottare a Port Blair vi consiglio Lalaji Guest House soprattutto per il Rooftop Restaurant con vista.

  • COME SPOSTARSI

Su tutta l’isola vi è un’ampia offerta di scooter e biciclette a noleggio i cui costi si aggirano intorno alle 250/350 rupie al giorno per i primi e 100 rupie per le seconde. L’alternativa più economica è quella di spostarvi con i pullman pubblici che rendono servizio tra il Jetty e Radhnagar Beach (spiaggia n.7) e il Jetty e Kalapathar Beach, entrambi passando per la zona del market che si trova all’incrocio tra le due arterie principali che attraversano l’isola. La frequenza degli autobus è di circa uno ogni ora per Radhnagar (l’ultimo parte dalla spiaggia alle 18) mentre si riduce a sole due corse al giorno – che coincidono con gli orari scolastici – per Kalapathar. Chiedete comunque sempre conferma degli orari e fate conto di dover aspettare lo stesso. Il biglietto singolo ha un costo di 10 rupie su tutte le tratte. I costi dei rickshaw sono invece abbastanza alti. Da Coconut Groove al market la tariffa fissa è di 50 rupie, per Kalapathar di 200 mentre per Radhnagar addirittura 300.

  • COSA FARE

Se siete amanti dello snorkeling o appassionati di diving questo è uno dei posti che fa per voi. Le possibilità sono diverse, l’isola è piena di centri che offrono corsi per l’ottenimento del brevetto PADI e uscite in barca; i costi variano di poco aggirandosi intorno alle 2000 sia per il diving che per lo snorkeling, a seconda del numero di persone. Nel caso non aveste con voi maschera e boccaglio li potrete comprare direttamente in loco e dirigervi per conto vostro verso le spiagge che più si prestano, tra cui la migliore Elephant Beach. Le agenzie di viaggio inoltre organizzano tour in kayak tra le mangrovie al costo di 2500 rupie per persona. Ciò non toglie che potrete decidere anche di saltare tutte queste attività e passare le vostre giornate in spiaggia, nell’ozio più totale.

  • LE SPIAGGE PIU’ BELLE

Prima di elencarvi le spiagge dove potrete passare le vostre giornate è necessario che vi dica un paio di cose: innanzitutto l’aspetto dell’isola varia molto a seconda della marea che è alta al mattino e si abbassa notevolmente da mezzogiorno in poi facendo emergere le rocce coralline che si trovano in prossimità delle spiagge. E’ meglio dunque che vi rechiate al mare in mattinata per godere al massimo della sua bellezza. Le giornate sono abbastanza brevi: data la posizione geografica molto spostata ad est ma il mantenimento dello stesso fuso orario indiano, il sole sorge infatti verso le 5.45 per tramontare verso le 17.30. Altra cosa importante è capire bene la differenza tra quello che cerca il turista indiano e quello che cerca invece il turista straniero: mentre i primi infatti non sanno stare da soli, sono abituati alle folle, non hanno spirito di esplorazione e amano i giochi acquatici, i secondi sono più propensi alla tranquillità scegliendo i luoghi appartati come meta prediletta. Detto questo troverete che solo zone circoscritte delle spiagge saranno affollate dal turismo domestico mentre il resto risulterà fondamentalmente deserto.

Havelock Island - Beach Number 7

– Radhnagar Beach, meglio conosciuta come Beach Number 7 è indubbiamente la migliore dell’isola: un’infinita distesa di sabbia bianchissima bagnata da uno stupendo mare calmo e cristallino. Qui non vi sono rocce coralline per cui fare il bagno è estremamente piacevole ma non adatto allo snorkeling. L’unica pecca della spiaggia è che non si trova ombra. Mentre in prossimità dell’ingresso si concentrano le famiglie di indiani in vacanza – che fanno il bagno rigorosamente vestiti – il resto della spiaggia sarà tutto a vostra disposizione.

Havelock Island - Beach Number 7

– Neil’s Cove: se dall’ingresso alla Beach Number 7 prendete il sentiero nella foresta che si estende verso destra, con una quindicina di minuti di cammino raggiungerete questa magnifica baia contornata da un’altrettanto splendida vegetazione che dà luogo a molti spazi di ombra. La baia si presta benissimo anche per lo snorkeling vista la presenza di un’ampia sezione di barriera corallina. In assoluto questa è stata la spiaggia che più mi ha incantato.

Havelock Island - Neil's Cove

Nei pressi della Beach Number 7 troverete diversi chioschetti dove pranzare, cocco a volontà e gentili signore che vi offriranno macedonie di frutta fresca.

-Elephant Beach: per raggiungere questa spiaggia dovrete prendere lo stesso autobus – a meno che non abbiate noleggiato un mezzo proprio – che dal market è diretto a Radhnagar Beach e scendere in prossimità del cartello che dice “Direction to Elephan Beach”. Da qui un sentiero attraverso la giungla di circa mezz’ora vi condurrà direttamente in spiaggia dove rimarrete sorpresi dalla folla di indiani intenti a sfruttare ogni tipo di gioco acquatico. Non preoccupatevi…come vi dicevo prima, gli indiani si concentrano tutti in una determinata zona mentre il resto della spiaggia risulta praticamente deserto. Continuate a camminare verso sinistra e, superate le magnifiche reliquie di giganteschi alberi morti adagiati sulla sabbia, troverete di certo lo spazio che fa per voi. Soprattutto qui, il cambio della marea vi darà una percezione completamente diversa del luogo per cui cercate di arrivare massimo verso le 10.

Havelock Island - Elephant Beach

– Kalapathar Beach: alla fine della strada che dal market si estende verso sud si trova questa spiaggia amata dalle coppie di indiani in viaggio di nozze che qui si scattano tutte le foto di coppia del caso. Il mare è più mosso che altrove e anche di un colore più intenso per cui non adatto allo snorkeling né particolarmente consigliato per fare il bagno. La spiaggia merita comunque una breve visita.

Havelock Island - Kalapathar Beach

– Beach Number 5: la più vicina alla maggior parte delle strutture turistiche e che soffre molto del cambiamento di marea la quale, oltre a un po’ di sporcizia, porta in spiaggia anche parecchie alghe. Il punto migliore, dove la spiaggia è più ampia e il mare libero da rocce coralline, è quello che si trova proprio in prossimità del mitico Rony Restrurent.

Havelock Island - Beach Number 5

 Bene, penso di avervi detto tutto! Enjoy Havelock! 🙂

Viaggio in Gujarat: la collina dei mille templi

Viaggio in Gujarat: la collina dei mille templi 1024 682 Sonia Sgarella

Oltre 3000 gradini da risalire sul versante di una ripida collina sacra possono suonare come un’impresa difficile, se non motivati da una forte devozione, ma quando sai che sulla cima di quella collina, la più sacra del Gujarat, ti aspetta uno spettacolo da togliere il fiato, tutte le esitazioni scompaiono e non dubiti un’attimo a metterti in cammino, con l’entusiasmo di chi si accinge, per la prima o per l’ennesima volta, a sfidare i propri limiti.

La collina dei mille templi è uno di quei luoghi che non si possono e non si devono tralasciare durante un viaggio in Gujarat: deve essere scalata, conquistata, assaporata ad ogni gradino e vissuta come un pellegrino, con il cuore disposto a comprendere il perché di tanta fatica, il perché di tanta devozione.

C’è sempre un non so che di mistico che circonda questi luoghi, un’aura di mistero che li ricopre, qualcosa con cui purtroppo noi, menti pragmatiche occidentali, raramente riusciamo ad entrare in contatto. Ma almeno ci proviamo. Abbiamo gli occhi per guardare, la mente e il cuore per riflettere e ci proviamo.

Shatrunjaya

Di questi luoghi, più che costatane lo stato presente che anche in India, purtroppo, tende sempre più verso una malsana mercificazione della fede, mi piace immaginarne il passato, l’origine storica, pensare ai motivi che diedero impulso alla fondazione di santuari del genere, a quante persone prima di me ne hanno calpestato i sentieri perdendosi, ad ogni passo, nell’infinito orizzonte di paesaggi mozzafiato; ma soprattutto mi piace provare a capire come un’antica e pura devozione possa essere riuscita in un’impresa così grandiosa.

Shatrunjaya

La collina di Shatrunjaya è uno dei luoghi di pellegrinaggio più sacri per la fede jainista. Si racconta che, proprio qui, sulla cima di questo monte, Adinath, il fondatore della fede, meditò e recitò il suo primo sermone. Un altopiano dedicato agli dei e ai maestri passati, un’incredibile distesa di templi costruiti nel corso di secoli e che costituiscono oggi meta di pellegrinaggio per migliaia e migliaia di pellegrini.

Shatrunjaya

3300 gradini non sono pochi ma non si tratta neanche della scalata dell’Everest, penserete voi. Per molti devoti tuttavia il percorso comincia molto più lontano: ne ho visti alcuni camminare imperterriti da chilometri e chilometri di distanza, su strade principali, rigorosamente vestiti di bianco come vuole la tradizione e addirittura spingendo le sedie a rotelle dei più anziani…questa si che è devozione! Oppure trattasi di pura follia?

Shatrunjaya

Come era il caso dei pellegrini che incontrai durante un bellissimo viaggio in Sri Lanka risalendo le pendici di Adam’s Peak, auguro a tutte queste persone che i loro sforzi non siano invano e che davvero lassù esista qualcuno pronto a graziarli con ciò di cui vanno in cerca…glielo auguro con tutto il cuore!

Leggi anche: Adam’s Peak: la notte di un pellegrino.

La salita alla collina di Shatrunjaya può essere effettuata in circa un’ora e mezza. Consigliano di cominciare al mattino presto quando l’aria è più fresca…io l’ho fatto alle 2 del pomeriggio e sono ancora viva! Certo tutto dipende dalla stagione ma vedete voi in base ai vostri orari e spostamenti. Comprate l’acqua prima di incominciare il cammino.

Shatrunjaya

I templi sulla cima sono uno spettacolo e se volete regalarvi una vista indimenticabile, non appena il sentiero si biforca, smettete di seguire i pellegrini diretti verso l’ingresso principale e prendete la scalinata di destra: il panorama da qui è davvero sorprendente! Entrate quindi nel sito e perdetevi tra i templi fino a raggiungere il principale, dedicato ad Adinath e situato nel punto più alto della colina. Prendetevi il vostro tempo per assistere ai rituali dei devoti e quindi riscendete.

Shatrunjaya

Shatrunjaya

Shatrunjaya

Lo potete fare di corsa, come fa la maggior parte dei visitatori, oppure con calma: sappiate che nell’una o nell’altra maniera, se non siete abbastanza allenati, vi faranno male i polpacci per una settimana tanto che salire o scendere anche solo due gradini sarà l’impresa più faticosa delle vostre giornate a venire!

Siccome comunque gli indiani sono evidentemente spesso più pigri che rigorosi devoti e certamente poco allenati, durante tutto il percorso vi verrà offerto aiuto a pagamento per la salita, in termini di portantine a due, a quattro uomini, oppure in termini di “support”, ovvero di gentili signore che saranno pronte a spingervi da dietro o a sostenervi di fianco, come foste feriti di guerra. Forse la cosa più divertente sarà per voi ammirare le pantomime degli indiani affaticati, quasi stessero sull’orlo del collasso. La cosa esilarante è che sono sempre i più giovani a recitare questa parte piuttosto che gli anziani, i quali li vedrete sgambettare a destra e a manca senza fare troppe storie. E’ proprio vero che i tempi sono cambiati!

Shatrunjaya Shatrunjaya

Le foto all’interno del sito e agli esterni dei templi sono possibili solo dietro l’acquisto di un permesso dal costo di 50 rupie che viene rilasciato all’ingresso principale ma comunque sono proibite all’interno dell’Adinath Temple. Prendere la scalinata di destra come vi ho consigliato è l’unico modo per scattare delle ottime panoramiche all’intero complesso ed è molto probabile che sarete da soli a contemplare in silenzio quest’ennesima meraviglia dell’India!

Viaggio in Gujarat: lo splendore dell’arte Solanki nei dintorni di Mehsana

Viaggio in Gujarat: lo splendore dell’arte Solanki nei dintorni di Mehsana 1024 682 Sonia Sgarella

Che il Gujarat fosse una terra ricca di tesori da scoprire certo lo immaginavo ma d’altra parte così è tutta l’India; che fosse invece una terra estremamente varia, per topografia e per cultura, davvero non me lo aspettavo e l’ho costatato soltanto ora, strada facendo. Eppure riflettendoci un pochino il fatto dovrebbe essere abbastanza chiaro in partenza, basti guardare alla sua posizione geografica, all’estremità più occidentale del paese, riscaldato a nord dai deserti di Pakistan e Rajasthan e rinfrescato a sud dalle brezze marine del Mare Arabico, rotte da cui sono giunti i popoli che ne hanno, chi prima e chi dopo, influenzato e arricchito la cultura, per ragioni di commercio o con scopi politici.

Forse alcuni di voi avranno sentito parlare del Gujarat come la terra del Mahatma Gandhi – egli nacque infatti a Porbandar e lavorò per molti anni ad Ahmedabad, luogo dove diede vita al movimento di protesta non violenta e da dove partì per intraprendere la celeberrima “marcia del sale” – ma il Gujarat è anche e soprattutto la patria di migliaia di hindu, jainisti, musulmani e cristiani nonché di popolazioni tribali e gruppi nomadi, insomma di un ricchissimo assortimento di culture e di credo religiosi che lo rendono uno degli stati più variegati dell’India, un incredibile mosaico di meraviglie naturali, monumentali e umane.

La storia del Gujarat ebbe inizio non meno di 4000 anni fa quando quel popolo di origine caucasica conosciuto con il nome di Civilità della Valle dell’Indo, si stabilì nell’odierna penisola del Saurashtra. Ad essi, che furono abili commercianti ben conosciuti fino in Occidente ma la cui attività non durò a lungo, si successero le dinastie più potenti della storia dell’India, i Maurya, guidati dal potente imperatore buddhista Ashoka, e i Gupta, nonché dinastie minori, quali i Satavahana e i Chalukya, in un alternarsi di fedi religiose.

Popoli stranieri, provenienti da diverse zone del subcontinente ebbero quindi sempre la meglio sulle famiglie locali imponendo il loro comando. Tutto questo fino a che, attorno al 950 d.c. e per oltre 300 anni, la dinastia Solanki, nativa della zona, riuscì a consolidare il proprio potere facendo di Anhilawada – l’odiern Patan – la capitale del suo regno, rendendola ai tempi una delle città più grandi dell’India, con una popolazione di circa 100.000 abitanti. Fu questo dunque il periodo d’oro del Gujarat che vide la fioritura di importanti città, di magnifici centri del culto e di un’architettura peculiare del territorio, associata alle figure dei più grandi regnanti di questa dinastia.

Oggi Patan risulta tutt’altro che una grande città se comparata con le moderne megalopoli della penisola e poche sono le vestigia che ci ricordano di quel passato glorioso. Tuttavia, è proprio qui che, ai margini del centro abitato, sopravvive ancora un gioiello prezioso della loro arte. Si tratta del Rani Ki Vav, il pozzo a gradini più antico  più bello del Gujarat!

Rani Ki Vava

Rani Ki Vav

Una sorta di solenne tempio capovolto, a sette livelli, sostenuto da colonne scolpite e meravigliosamente decorato con un programma scultoreo ispirato più che altro alla figura di Vishnu e alle sue manifestazioni terrene (avatar). Lo spettacolo che si presenterà davanti ai vostri occhi vi lascerà letteralmente a bocca aperta! Commissionato attorno al 1060 d.c. dalla regina Udayamati, il Rani Ki Vava (letteralmente il “pozzo della regina”) venne probabilmente da lei edificato in memoria del defunto marito Bhimdev I, figlio di Mularaja che fu il patriarca fondatore della dinastia.

Rani ki Vav Rani Ki Vav

Patan è facilmente raggiungibile da Mehsana – dove molto probabilmente starete alloggiando. Recatevi alla stazione degli autobus e salite sul primo pullman in partenza. In circa un’ora e mezza di viaggio ci sarete. Meglio sarebbe calcolare i tempi per riuscire ad entrare nel sito archeologico intorno alle 12 quando il sole più alto illumina perfettamente tutte le pareti del pozzo.

Sempre da Mehsana, dalla fermata dell’autobus che si trova all’inizio di Modhera Road, sarà poi ancora più immediato raggiungere l’altro capolavoro dell’arte Solanki, il meglio conosciuto con il nome di Sun Temple. Progettato in modo che il sole, in corrispondenza degli equinozi, colpisse direttamente con la sua luce l’immagine sacra contenuta all’interno del sancta sanctorum, il Tempio del Sole di Modhera è un esempio emblematico di maestria artistica, ornato da intricate sculture che illustrano episodi dei più grandi poemi epici, nonché immagini di divinità, demoni e manifestazioni del dio Surya mese per mese.

Sun Temple Sun Temple

Davanti al tempio si trova il Surya Kund, uno straordinario pozzo a gradini intervallati da 108 sacelli sacri, alcuni dei quali conservano ancora al loro interno le immagini delle divinità a cui sono dedicati.

Sun Temple Modhera

Il complesso templare, commissionato nel 1026 d.c. dal re Bhimdev I e consacrato al Dio Sole – da cui, secondo il mito, discenderebbe la dinastia Solanki – risulta quindi composto da tre elementi: la vasca sacra (Surya Kund), il Sabha Mandapa e il Guda Mandapa. Mentre il Sabha Mandapa è aperto su tutti i lati e sorretto da 52 colonne come le settimane che compongono l’anno solare, il Guda Mandapa o Sancta Sanctorum, si apre solo ad oriente come è il caso di tutti i templi indiani. La struttura si innalza partendo da una base che ha forma di fiore di loto rovesciato: simbolo solare, il fiore di loto si apre e si chiude infatti seguendo il ritmo del sole e mostrandosi in tutta la sua bellezza e purezza dall’alba al tramonto. 

Vi è poi un’altro luogo poco visitato dai turisti (forse perchè non menzionato nella Lonely Planet) ma che assolutamente vale la pena raggiungere: Taranga Hill, una delle tante colline sacre del Gujarat sulla cui cima svetta il tempio dedicato ad Ajinath, il secondo maestro della fede jainista. Entrambe le sette jainiste, Shvetambara e Digambara, trovano in questo luogo una meta di pellegrinaggio con santuari che fanno riferimento all’una o all’altra corrente di pensiero. Il tempio fu commissionato nel 1121 dal re Solanki Kumarpal il quale divenne devoto della fede jainista dietro gli insegnamenti del saggio Hemachandra considerato tanto un prodigio dai suoi contemporanei da riservagli l’appellativo di “onnisciente del Kali Yuga”.

Taranga Hill

Per raggiungere Taranga Hill da Mehsana dovrete recarvi di nuovo al City Bus Stand e chiedere l’orario di partenza dell’unico autobus diretto. Qualora fosse troppo presto per i vostri gusti o lo aveste perso, potrete comunque raggiungere la località facendo tappa a Vishnagar e, da lì, a Keralu dove troverete tutte le connessioni. Considerate un paio d’ore per raggiungerla. Arrivati ai piedi della collina ci saranno delle jeep addette al trasporto dei pellegrini. Il costo è di 100 rupie che potrete dividere con altri passeggeri o, in mancanza di questi, pagare per intero ed evitare lunghe attese. Per quanto riguarda il ritorno suppongo vi dobbiate di nuovo appostare sulla strada principale e aspettare il passaggio del primo autobus diretto in senso opposto. Non ve lo posso assicurare tuttavia perché io ho ricevuto un passaggio gratuito da un pazzo collezionista di francobolli e dalla moglie dottoressa 🙂

Mehsana (scritto anche Mahesana), situata circa 80 km a nord di Ahmedabad, può essere raggiunta tranquillamente con un autobus governativo al costo di 92 rupie. L’Hotel Janpath è un’ottima soluzione per il pernottamento: non fatevi ingannare dalle apparenze…con un paio di lenzuola fresche di bucato vi troverete benissimo! Al pian terreno, nel ristorante del Sig. Singh (non gliel’ho chiesto ma, essendo un Sikh, suppongo si chiami Singh 🙂 potrete degustare ottimi piatti senza dovere neanche attraversare la strada!

Guida alla Vienna imperiale: piccoli spunti per una passeggiata in città

Guida alla Vienna imperiale: piccoli spunti per una passeggiata in città 1024 768 Sonia Sgarella

A conti fatti, pensando a quale sia la capitale europea in cui mi è capitato di tornare più volte, credo che Vienna le superi tutte. Ci sono stata sempre per lavoro, mai per piacere, ma chi mi conosce e sa quello faccio nella vita, capirà bene che, nel mio caso, tra le due cose corre una linea molto sottile, spesso invisibile. La fortuna di accompagnare gruppi in giro per l’Europa, non consiste solo nel fatto di essere pagata per viaggiare (certo di questo non mi lamento:-)) ma di incontrare sul posto delle ottime guide locali pronte a svelarti tutti i segreti di una città e a fartene comprendere il presente, raccontandotene il passato.

Mi rivolgo quindi ora a tutti quei viaggiatori indipendenti che non hanno molti giorni di vacanza all’anno e che tuttavia non vedono nessun buon motivo per aggregarsi ad un tour di gruppo o partecipare ad una visita guidata: avere una guida professionista è il più-che-buon motivo! Credetemi, leggere le pagine di una Lonely Planet o di qualsiasi altra guida turistica non può neanche lontanamente essere comparato con l’avere di fronte a voi qualcuno che vi parli, che vi trasmetta le informazioni e le emozioni raccolte in una vita vissuta in quel luogo, a cui potrete fare domande e ascoltarne le immediate risposte e che, soprattutto, nel giro di 3 ore riuscirebbe a farvi capire quello che, letto nei libri, forse non riuscireste a cogliere neanche in una settimana.

Allora è proprio sulla base di tutte le informazioni captate durante decine di visite guidate che ho pensato di mettere insieme questo articolo, per portarvi alla scoperta di quella Vienna imperiale che lascia di stucco chiunque la visiti, per grandiosità e bellezza.

Non c’è dubbio, Vienna è eleganza, Vienna è arte ma soprattutto, tra le arti, Vienna è musica ed è proprio di fronte alla Staatsoper (Opera di Stato) che dovreste dare inizio alla vostra passeggiata in città. Detta anche “la prima casa sulla Ringstrasse”, l’opera di Vienna, il più celebre teatro, ospita ogni sera, ad eccezione dei mesi di luglio ed agosto, rappresentazioni di opere o balletti con artisti di fama internazionale. L’edificio, nato come Opera di Corte, venne inaugurato il 25 maggio 1869 con il Don Giovanni di Mozart, alla presenza di Francesco Giuseppe I d’Austria ed Elisabetta di Baviera, meglio nota come la Principessa Sissi.

Opera di Stato Vienna

La Ringstrasse, che oggi circonda il centro storico di Vienna, fu un progetto dello stesso Francesco Giuseppe il quale nel 1857 ordinò lo smantellamento delle vecchie mura cittadine per fare spazio ad un lungo viale di parata che venisse successivamente abbellito con piazze, parchi, musei ed edifici pubblici. E’ lungo questo “anello” di strade che dunque si allineano alcuni degli edifici più sontuosi della capitale, ognuno progettato nello stile architettonico che più si addicceva alla sua funzione d’uso. Per gli edifici dell’arte e della scienza, per esempio, come è il caso dell’Opera di Stato, del Museo di Storia dell’Arte e dello speculare Museo di Storia Naturale, dell’Università e del Teatro Nazionale (Burgteather), ci si ispirò allo stile rinascimentale, per il particolare sviluppo che l’arte e le scienze ebbero in quel periodo storico.

Teatro Nazionale Vienna

Diverso è invece il caso del Parlamento, sempre sulla Ringstrasse, esemplare unico dello stile neoclassico viennese che riprende volutamente l’aspetto di un tempio greco perché fu lì che si sviluppò l’ideale di democrazia. Meravigliosa la fontana di Pallade Atena che campeggia di fronte all’ingresso a simboleggiare la saggezza politica. La statua, alta quattro metri, tiene con il braccio destro teso la dea della vittoria Nike riprendendo l’antico modello di una celebre statua del Partenone di Atene. In basso le figure allegoriche della legislazione e dell’amministrazione mentre ancora più sotto, le personificazioni del fiume Inn (uomo) e del Danubio (donna).

Parlamento Vienna

A destra del Parlamento svetta verso il cielo la torre dell’imponente palazzo del Municipio (Rathaus), costruito in stile neogotico perché fu proprio durante il medioevo che cominciarono a nascere i primi comuni. La piazza antistante è il luogo prediletto per l’organizzazione di ogni tipo di evento durante tutto l’anno: dai famosissimi mercatini di Natale, rinomati per essere i più turistici di tutta Vienna ma allo stesso tempo anche i più frequentati – quelli, diciamo, da cui bisogna passare almeno una volta – alla pista di pattinaggio allestita da gennaio a marzo, per poi passare al Cinema all’aperto che si protrae per tutta estate, da giugno a settembre proponendo opere, balletti, musica jazz e musica internazionale.

Municipio Vienna

Ma passiamo all’altro lato della Ringstrasse, occupato quasi interamente dall’estensione dell’Hofburg, la residenza invernale dove hanno abitato la maggior parte dei membri della famiglia Asburgo, un complesso sistema di cortili interni ai quali si accede attraverso la Piazza degli Eroi. Chicca tra le chicche del Palazzo, a mio parere, è la Chiesa degli Agostiniani dove si sposarono, oltre a Maria Teresa, anche Francesco Giuseppe e la principessa Sissi. Oggi famosa per la musica sacra che viene suonata in occasione della messa domenicale con coro e orchestra, la chiesa custodisce una spettacolare opera del Canova, il memoriale a Maria Cristina d’Asburgo-Lorena, nonché la “cripta dei cuori”, contenete le urne con i cuori di 54 membri della famiglia imperiale.

Hofburg Vienna cupola

Monumento Canova nella Chiesa degli Agostiniani a Vienna

I corpi dei membri di cui si conservano i cuori sono invece sepolti nella Cripta dei Cappuccini, a pochi isolati di distanza. Particolarmente suggestiva e significativa, come si racconta, era la cerimonia d’ingresso nella cripta per l’atto finale della sepoltura. La bara, preceduta soltanto dal ciambellano di corte, discendeva l’angusta scala che conduce alla cripta fino ad essere trasportata di fronte alla porta d’ingresso che doveva essere rigorosamente chiusa e innanzi alla quale si osservava il più assoluto silenzio. Il ciambellano, con molta decisione, bussava quindi alla porta dietro cui si trovava il priore dei cappuccini, il quale chiedeva in latino: “Chi è?“. Il ciambellano, con voce ferma e imperiosa, rispondeva elencando la lunga serie di titoli che spettavano di diritto al defunto Asburgo. Al termine dell’elenco, il priore replicava risoluto “noi non lo conosciamo”. Il ciambellano bussava una seconda volta, e alla domanda del priore annunciava la presenza di “Sua Maestà Imperiale”. Nuovamente il frate rispondeva “noi non lo conosciamo”. Dopo una breve pausa il ciambellano bussava ancora, questa volta lievemente. Il priore chiedeva per la terza volta: Chi è?'”. Solo davanti alla risposta “Un povero e miserabile peccatore'”, il priore apriva la porta e consentiva alle spoglie mortali dell’imperatore di accedere alla sua ultima dimora.

Ritornati di nuovo al Palazzo dell’Opera passando quindi di fronte al Museo dell’Albertina e al rinomatissimo Caffè Sacher ci spostiamo ora lungo l’altra metà della Ringstrasse facendo una piccola deviazione in Karlsplatz dove svetta la magnifica Chiesa dedicata a San Carlo Borromeo. Commissionata dall’imperatore Carlo nel 1716, la chiesa venne costruita sul modello del Duomo di San Pietro a Roma, un magnifico capolavoro del barocco sacro austriaco di cui ne sono altri esempi la Chiesa di San Pietro e la Colonna della Peste, entrambe situate lungo il Graben, accanto al Duomo di Santo Stefano. Anche qui, da fine novembre e per tutto il mese di dicembre si tengono i famosi mercatini natalizi.

Sacher Torte

Da qui potrete facilmente raggiungere anche il Palazzo della Secessione con la bellissima cupola costituita da rami e foglie d’alloro in metallo dorato. Progettato dall’architetto Joseph Olbrich, allievo del già famoso Otto Wagner, venne costruito come padiglione espositivo per gli artisti viennesi dello Jugendstil (stile Liberty) che si mossero in netta opposizione alle tendenze storiciste dell’epoca. “Ver Sacrum” (“la sacra primavera”) è il nome che venne dato all’edificio ideato inizialmente da Gustav Klimt di cui all’interno si trova una delle opere più importanti, il “Fregio di Beethoven”. Sulla facciata, su una sorta di trabeazione, è scritto il motto della secessione: “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. 

Klimt Fregio di Beethoven

Se non avete ancora pranzato, un’ottima idea sarebbe proseguire ancora un pochino lungo la Linke Wienzeile fino a raggiungere il Naschmarkt, il mercato permanente più famoso di Vienna con un’offerta alimentare variegata che spazia dalla cucina viennese a quella indiana, vietnamita e italiana. Dall’alba al tramonto, nel Naschmarkt troverete davvero di tutto incluse frutta e verdura o altre delizie provenienti da tutto il mondo. Se avete tempo, ancora meglio sarebbe andarci il sabato mattina, quando il Naschmarkt si arricchisce con il Flohmarkt, il mercatino delle pulci. E’ sicuro che, una volta arrivati fin qua, ci passerete almeno mezza giornata!

Naschmarkt Vienna

Proseguiamo la visita ripartendo da Karlspaltz. Dall’altra parte della Ringstrasse si trova la sede dell’orchestra filarmonica di Vienna, esattamente all’interno del Musikverein, noto alla maggior parte perché è proprio da li, precisamente dalla Sala d’oro, che ogni 1 gennaio si tiene l’illustre Concerto di Capodanno, trasmesso via rete in tutto il mondo. E a proposito di musica: delle tante statue di musicisti sparse per la città, la più bella è senza dubbio quella dedicata al “Re del Valzer” Johann Strauss. Lasciamo quindi Karlsplatz – ovviamente senza prima aver ammirato i padiglioni della metropolitana in stile liberty costruiti dal famoso architetto Otto Wagner – e spostiamoci quindi all’interno dello Stadtpark per ritrovare la statua dedicata al grande compositore. Già suo padre aveva riscosso molto successo a Vienna con le sue melodie e le sue marce militari, tra cui la più famosa, la “Marcia di Radetzky”. Il figlio, contro il volere del padre ma appoggiato dalla madre, studiò musica, formò una sua orchestra personale e arrivò ad avere un enorme successo, non solo a Vienna ma in tutto il mondo. Il “Valzer Danubio Blu” si può annoverare tra le sue composizioni musicali più famose.

Strauss Vienna

Da qui addentratevi nel centro storico in direzione Casa di Mozart, al numero 5 della Domgasse, esattamente alle spalle del Duomo di Santo Stefano. L’unica sopravvissuta della dozzina di case in cui abitò, Wolfgang Amadeus trascorre in questa casa i suoi anni probabilmente più felici ed è proprio qui che scrisse alcune delle sue composizioni migliori fra cui la sua opera forse più interessante: “Le nozze di Figaro”. All’interno della Mozarthaus potrete familiarizzare con il mondo di Mozart, con la sua immensa genialità, creatività e sfuggente personalità, con la sua famiglia, i suoi amici e i suoi avversari, il tutto ambientato nella Vienna del tardo Barocco.

Dedicato quindi il tempo necessario al Duomo di Santo Stefano, passeggiate lungo il Graben fino alla Chiesa di San Pietro per poi, da lì, addentrarvi nell’antico quartiere ebraico dove, nella Judenplatz, troverete il commuovente Monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah. L’opera rappresenta una biblioteca in cui i libri porgono il proprio dorso verso l’interno: questo per simboleggiare tutte le storie delle vittime dell’olocausto che non hanno mai potuto essere raccontate.

Monumento all'Olocausto di Vienna

Se state visitando Vienna nel periodo pre natalizio, sappiate che anche a pochi passi da qui, nella Freyung Platz, si tengono dei mercatini che vantano una lunghissima tradizione, dal 1772. Sbucate quindi di nuovo sulla Ringstrasse, all’altezza dell Chiesa Votiva (Votivkirche), costruita tra il 1856-79 in memoria ad un attentato fallito ai danni dell’imperatore Francesco Giuseppe.

Da qui, terminata la parte “passeggiata” che dovrebbe tenervi impegnati per almeno un paio di giorni, potrete quindi passare alla parte “metropolitana” per raggiungere i punti più lontani. Sappiate che un tour di Vienna non è completo senza:

  • il Castello di Schönbrunn con i magnifici giardini che si estendono alle sue spalle. Se vi trovate da queste parti in inverno nel cortile d’ingresso troverete i mercatini natalizi, tra i più suggestivi.
  • il Museo e Palazzo del Belvedere, custode delle meravigliose opere di Gustav Klimt tra cui il famosissimo “Bacio”.

Il Bacio di Klimt

Hundertwasserhaus

  • il Prater, per farvi un giro sulla ruota panoramica più antica d’Europa!

Medellin e dintorni: la Piedra del Peñol e Guatapè

Medellin e dintorni: la Piedra del Peñol e Guatapè 1024 682 Sonia Sgarella

Quando ho visto in foto per la prima volta la Piedra del Peñol, mi sono ritornati in mente i ricordi di un magnifico viaggio in Sri Lanka e della scalata alla roccia conosciuta con il nome di Sigiriya, un masso monolitico di enormi dimensioni che inspiegabilmente sorge dal nulla nel mezzo di una vegetazione verde e rigogliosa, dove tutt’attorno è piatto, pianura sconfinata.

Sigiriya

Roccia di Sigiriya – Sri Lanka

Leggi anche l’articolo: La chiamavano Serendib: suggerimenti per la visita di Sigiriya

Adoro trovarmi di fronte a queste incredibili eccezioni della natura e, non appena mi si presenta l’occasione di raggiungerne la sommità, mi ci butto a capofitto. La vista che si guadagna con la fatica di percorre ripidi sentieri o di salire infinite scalinate è, ovviamente, impagabile. Per questo non ci ho pensato due volte prima di dirigermi ai piedi della Piedra del Peñol e affrontare l’ennesima impresa di risalita. In questo caso non si tratta però di un’impresa così difficile essendo gli scalini solo un totale di 740. Nota come El Peñol semplicemente, questa roccia granitica alta 200 metri si trova ad una delle estremità dell’Embalse Guatapé, a sole due ore di autobus dalla città di Medellin.

Che cosa significa Embalse, vi state chiedendo? Un lago, anzi no, una serie infinita di laghi  che si stringono e si allargano a seconda dello spazio che trovano; l’Embalse è terra rubata dall’acqua che si infiltra a perdita d’occhio fino a che gli riesce, creando un complesso sistema di canali e penisole davvero spettacolare. Questo succede quando, allo scopo di produrre energia elettrica, il corso di un fiume viene interrotto da una diga e l’acqua in eccesso si espande a riempire le terre che si trovano in sua prossimità. Mi state seguendo? Questo è quello che mi hanno spiegato e siccome il discorso non fa una piega, ve l’ho riproposto tale e quale. 🙂

Embalse di Guatapè

Embalse di Guatapè

La scalinata per salire al Peñol è ben visibile: come l’allacciatura di un corsetto risale verticalmente il fianco della roccia unendo i due lembi di una grossa fessura. Dalla vetta si apre un panorama mozzafiato degno di decine di foto.

Piedra del Peñol

L’Embalse di Guatapé prende il nome dalla cittadina che si trova lì accanto e anch’essa affacciata sulle sue sponde. Un piccolo e vivace villaggio dove vale sicuramente la pena passarci una notte, per vederne le strade illuminate e respirarne l’atmosfera da tipica cittadina paisa, dinamica ma rilassata al tempo stesso. Guatapé è una gradevole localtà di villeggiatura che, nei weekend, vede affluire centinaia di turisti colombiani in cerca di divertimento, soprattutto sport acquatici e gite in barca. E’ sicuro che anche qua scatterete tante foto, attirati e affascinati dai vivaci colori delle case e dalle loro decorazioni originali.

Guatapè

Guatapè

Ma facciamo un passo indietro e torniamo a Medellin, la città dell’”eterna primavera”. Capoluogo del dipartimento di Antioquia nonché seconda metropoli dello stato, Medellin è una città iper dinamica che attira giovani universitari e turisti molto di più della capitale Bogotà. Vivace e festosa soprattutto durante il weekend, Medellin gode di un clima mite e gradevole durante tutto l’anno, la forza e il vanto di questa città che si estende da nord a sud per diversi chilometri lungo il fondo di una stretta vallata. Difficile pensare che negli anni ’90 Medellin fosse una delle città più pericolose del Sud America, luogo di vita e di morte del criminale narcotrafficante più ricco della storia, il “re della cocaina” Pablo Escobar.

Sembrerebbe che la città non voglia smettere di espandersi: Medellin si innalza velocemente verso il cielo con centinaia di grattacieli ma soprattutto risale le pendici delle montagne che la circondano, affollate per lo più di bassifondi. Ed è proprio qui che vorrete andare per ammirare la città dall’alto, cosa che oggi è possibile fare comodamente seduti sul Metro Cable, una cabinovia panoramica che fa parte del sistema di linee metropolitane della città.

Metro Cable

Metro Cable

Il mio consiglio è che troviate alloggio nella zona di El Poblado per immergervi di testa nella vita notturna e festosa di Medellin. Da qui prendete la metropolitana (Linea A) – che viaggia in superficie seguendo a tratti il corso del fiume – fino alla fermata di Acevedo, stazione di connessione con la cabinovia (Linea K). Risalite il versante della montagna con il Metro Cable fino al quartiere di Santo Domingo: questo vi permetterà di guardare letteralmente dentro le case dei bassifondi ma in tutta sicurezza.

Santo Domingo Metro Cable

N.B. mentre al mattino presto vi riuscirà abbastanza immediato l’acquisto dei biglietti per la metropolitana, nel pomeriggio le code alle biglietterie potrebbero essere infinite. Pensate quindi già dal mattino a quante corse singole vi serviranno per la giornata e acquistatele direttamente. Il costo della corsa singola è di 2.000 pesos e non esistono abbonamenti giornalieri per i turisti.

Di ritorno verso El Poblado, scendete alla fermata di Parque Berrio per raggiungere la Plazoleta de las Esculturas, conosciuta anche con il nome di Plaza Botero. Esattamente di fronte all’ingresso del Museo d’Antioquia si trovano 23 sculture in bronzo tra le più imponenti realizzate dall’artista, originario proprio di questa città. Tutt’attorno, nelle strade e nei negozi si vende e si contrabbanda ogni tipo di merce, un elogio al consumismo con cui i colombiani sembrano andarci volentieri a nozze.

Plaza Botero

A Medellin potrete mangiare di tutto, la scelta culinaria è veramente infinita, dalle bancarelle di strada che vendono spiedini di pollo ai ristoranti più raffinati dove gustare piatti locali o internazionali. Se volete un consiglio, ritornati a El Poblado, fermatevi nella Calle 8, al Ristorante “Ajiacos y Mondongos”. I prezzi sono decisamente più alti della media ma il locale è un’istituzione specializzato solo in tre tipi di piatto: mondongo, ajiaco e cazuela. L’ajaco, il piatto nazionale più amato dai colombiani, qui è uno spettacolo! Provatelo!

Nei dintorni di Medellin vi manca ora solo da visitare Santa Fe de Antioquia, una sonnolenta cittadina coloniale che costituisce l’insediamento più antico della regione. Prendete quindi un autobus dal Terminal de Transporte Norte (fermata della metro Caribe) e in un paio d’ore sarete già arrivati. Il centro storico è molto ben conservato con stradine fiancheggiate da case a un solo piano imbiancate a calce, il luogo ideale dove passare una mezza giornata di respiro dalla grande città.

 

San Augustin: destino mágico y sagrado. Guida alla visita dell’area archeologica

San Augustin: destino mágico y sagrado. Guida alla visita dell’area archeologica 2560 1920 Sonia Sgarella

Se volete dormire nell’ostello più figo di tutto il Sud America allora vi dovete fermare nlla Casa di Francois! Lo so, suona un po’ come un controsenso l’idea di arrivare fino in Colombia per pernottare nella struttura di un francese. Che poi si sa, i francesi stanno sulle palle a tutti ma vi assicuro che per questo posto vale veramente la pena di mettere da parte tutti i pregiudizi!

La-casa-de-Francois

Inserito in uno scenario a dir poco meraviglioso, in una serie di giardini ricchi di fiori e alberi da frutta, tutte le strutture sono costruite con materiali riciclabili tra cui bambù e bottiglie di vetro colorate che danno all’ambiente un aspetto decisamente originale e perfettamente inserito nell’ambiente che le circonda. Comodo, familiare e con un ottimo servizio di ristorazione che include, tra le altre cose, pane e marmellata fatti in casa! Date un’occhiata al sito per capire meglio di cosa vi sto parlando…

http://www.lacasadefrancois.com/en/

Ci troviamo a San Augustin, nel Dipartimento di Huila, 550 chilometri a sud di Bogotà e a 1810 metri d’altezza. Qui, in prossimità del massiccio andino da cui originano le cordigliere che si sviluppano verso nord, sorge questo luogo “magico y sagrado”, immerso in una natura a dir poco spettacolare che nasconde e custodisce i siti archeologici più importanti di tutta la Colombia, vestigia di una cultura antica ed enigmatica nota oggi con l’appellativo di civiltà agustiniana.

San Augustin

Una regione montagnosa scavata dalla valle del Rio Magdalena che costituisce un’attrattiva spettacolare per chi, deciso ad abbandonare temporaneamente gli itinerari più turistici, troverà rifugio e tranquillità nella pace incantata di questi luoghi che, senza ombra di dubbio, meritano la deviazione!

Valle del Rio Magdalena

I principali siti archeologici si trovano sparsi su un’area molto vasta che copre il territorio dei comuni di San Augustin e di San Josè de Isnos. Troverete quindi necessario, per i vostri spostamenti, ricorrere all’utilizzo di una jeep o di un cavallo.

Calcolate due o tre giorni per riuscire a coprire almeno i siti più importanti: uno per visitare a cavallo El Tablon, La Chaquira, La Pelota e El Purutal e, se volete, nell’arco della stessa giornata, anche il Parco Archeologico; l’altro per un’uscita in jeep alla volta di El Estrecho, Obando, Alto de Los Idolos, Alto de Las Piedras, Salto de Bordones e Salto del Mortiño.

Nel 1995 l’Unesco decise di includere alcuni di questi siti (Parque Arqueologico, Alto de Los Idolos e Alto de Las Piedras) nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Umanità in quanto concentrazione del più alto numero di monumenti religiosi e sculture megalitiche di tutto il Sud America, immerse in un selvaggio e spettacolare ambiente. Divinità e animali mitologici sono qui brillantemente rappresentati in uno stile che varia dal più realista al più astratto, simbolo della creatività e dell’immaginazione di una cultura andina che fiorì, secondo gli studi, dal I all’VIII secolo d.C. per poi scomparire molto tempo prima dell’arrivo degli spagnoli.

Alto de Los Idolos

Panorama

Tramite Francois potrete organizzare tutte quante le visite (ovviamente vi sarà possibile farlo anche tramite altri hostal o agenzie specializzate) e, a seconda del numero di partecipanti, eleggere quale sarà per voi il giorno più conveniente. Vi riporto innanzitutto un elenco dei costi per poi passare a parlarvi nel dettaglio dei luoghi che andrete a vedere:

  • Tour a cavallo della durata di circa 4 ore / 4 ore e mezza: 35.000 pesos a cavallo + il costo della guida di 70.000 pesos da dividere tra il numero di partecipanti.

  • Tour in jeep per l’intera giornata (9 a.m. – 4 p.m.): 40.000 pesos per persona + 2.000 pesos per l’ingresso al museo di Obando + circa 10.000 pesos per il pranzo nei pressi di Alto de Los Idolos + 1.000 per il Salto del Mortiño. N.B. L’ingresso al sito archeologico di Alto de Los Idolos si effettua tramite l’utilizzo dello stesso biglietto di entrata al Parco Archeologico (20.000 pesos).

1. Parque Arquelogico

I 78 ettari del parco archeologico sono situati a circa tre chilometri dal centro di San Augustin. Circa ogni mezz’ora, davanti al ristorante El Fogon (che vi consiglio), passa un minibus diretto davanti all’entrata che potete sfruttare al costo di 1.200 pesos.

Non è necessario ingaggiare una guida se non volete sostenerne il costo. Il parco è infatti molto ben organizzato, troverete tutte le indicazioni per i luoghi d’interesse e spiegazioni bilingue accanto a ciascun sito. Il tutto è inoltre introdotto da un museo decisamente didattico dove troverete tutte le informazioni introduttive del caso.

Cominciate pure con il Bosque de Las Estatuas (“bosco delle statue”) che offre un’esibizione all’aria aperta di 39 statue recanti la più ampia varietà di disegni, elementi decorativi e simboli di tutta la regione. Continuate poi verso la Fuente de Lavapatas, passando quindi per le varie Mesitas (A;B e C) dove comincerete a familiarizzare con le più complesse camere tombali di questa antica civiltà.

La Fuente è costituita da un complesso reticolo di vasche e canali scavati nel letto roccioso di un torrente dove si riconoscono interessanti rilievi intagliati rappresentanti figure sia umane che animali. Molto probabilmente il sito veniva utilizzato per cerimonie rituali.

Bosque de Las Estatuas Bosque de Las Estatuas

Da qui continuate in salita fino al Alto de Lavapatas dove, insieme ad altri scavi archeologici, troverete un panorama meraviglioso sulle valli circostanti. L’accesso a questa zona è consentito fino alle 16.00 mentre il resto del parco rimane aperto fino alle 18.00 (il museo fino alle 17.00).

Alto de Lavapatas

2. El Tablon, La Chaquira, La Pelota y El Purutal

Questo itinerario, da coprire a cavallo, vi porterà alla scoperta di alcuni siti minori dove troverete, per esempio, le uniche statue recanti ancora le tinte colorate originali. E’ questo il caso di El Purutal.

El Purutal

La Chaquira è sicuramente il sito più emblematico e mistico di tutto il circondario, il luogo dove un gruppo di rocce vulcaniche intagliate, si affaccia sul profondo canyon del Rio Magdalena che scorre 200 metri più in baso nel fondovalle. Alcune delle figure sono veramente suggestive, forse immagini di divinità in adorazione verso il cielo. Il luogo, oltre ad essere uno splendido punto panoramico, è anche un ottimo angolo di pace dove fermarsi a meditare sull’enigmatica storia della civiltà agustiniana assorti nell’immensità del paesaggio che vi circonda.

La Chaquira

3. El Estrecho, Salto de Bordon y Salto del Mortiño

In questo caso è certamente la natura che la fa da padrona mettendovi di fronte a due meravigliose cascate e al punto in cui il Rio Magdalena si fa più stretto (Estrecho), appena prima di formare una grande ansa. Nonostante il Salto de Bordones sia la cascata più alta della zona, con i suoi 450 metri, sarà, molto probabilmente, il Salto del Mortiño ad impressionarvi di più, regalandovi qualche piccola sensazione di vertigine quando, per scattare foto migliori, vi avvicinerete al crinale della montagna che cade a strapiombo verso il fondo della valle.

Salto del Mortiño

4. Obando, Alto de Los Idolos y Alto de Las Piedras

Altri siti archeologici. Mentre ad Obando troverete un interessante museo che conserva parte dell’oggettistica ritrovata sepolta insieme ai corpi dei defunti, Alto de Los Idolos vanta la presenza della statua più alta della zona di San Augustin (7 metri).

Alto de Los Idolos

Alto de Los Idolos

Alto de Las Piedras risulta invece famoso per via della figura conosciuta con l’appellativo di Doble Yo, oggetto di diverse interpretazioni tra cui anche una legata alla psicoanalisi e al concetto dell’io e del super-io. Forse una conclusione un po’ audace per una civiltà che visse quasi 2.000 anni fa ma plausibile quanto basta per darle credito.

Detto questo, godetevi San Augustin e i suoi magnifici dintorni che, tra le altre cose, risultano ricchissimi di una miriade di coltivazioni differenti: qui troverete distese di piante che producono, a quanto dicono, il caffè più pregiato di tutta la Colombia; ma vedrete anche da vicino le piantagioni di Lulo e di Pitaya, quest’ultimo il frutto più buono della nazione!

Pitaya

Con una scorza di colore giallo e una polpa bianca/trasparente punteggiata di semini simili a quelli del kiwi, la Pitaya è un frutto succulento e prelibato, dal gusto aromatico simile, per qualche verso, al sapore dell’uva bianca. Si può mangiare direttamente col cucchiaino dopo averlo tagliato a metà ma attenzione a non esagerare se non è nei vostri progetti passare il resto del vostro soggiorno a San Augustin seduti nel bagni della Casa di Francois! 🙂

 

 

La Tatacoa, piccolo deserto colombiano

La Tatacoa, piccolo deserto colombiano 2560 1920 Sonia Sgarella

In quale paese, nel giro di 250 chilometri, si può passare dalla selva più rigogliosa al deserto più arido? In Colombia si può, ve lo assicuro!

Famosa per l’immensa biodiversità che la caratterizza, la Colombia è quel tipo di paese la cui natura sarà certamente capace di stupirvi, permettendovi di viaggiare, anche nell’arco della stessa giornata, attraverso una miriade di ecosistemi diversi, tra i più vari, dal deserto alla giungla, dagli altopiani all’oceano.

Il sud del paese, quello forse meno visitato dal turismo internazionale, potrà darvi un’ottima idea complessiva di quello di cui vi sto parlando, essendo una delle regioni più varie e spettacolari della nazione. Una terra di contrasti, solcata da strette vallate e da fiumi impetuosi e ricoperta da una natura sorprendentemente fertile, proprio qui dove mai vi aspettereste di incappare in un deserto!

Laberintos del Cusco Los Hoyos

Incastonato tra i rilievi della Cordigliera Occidentale e di quella Centrale, il Deserto di Tatacoa appare all’improvviso, a metà strada tra San Augustin e Bogotà, presa da Neiva la deviazione per Villavieja e, da qui, per la località di El Cusco.

Un paesaggio consumato, scavato e scolpito, il luogo ideale dove godere di panorami mozzafiato durante il giorno e lasciarsi ammaliare dalle stelle di notte. Esteso su un’area di 56.576 ettari e ad un’altitudine compresa tra i 386 e i 900 metri sopra il livello del mare, il Deserto di Tatacoa sarebbe in verità una zona di foresta secca tropicale semi-arida, un luogo dove dunque – a differenza di quanto il nome faccia pensare – prolifera la vita, in forma di cactus fruttiferi, ragni, scorpioni, lucertole e oltre 70 specie di uccelli.

La Tatacoa

Il fatto che lo si chiami deserto risulta quindi erroneo ma non a caso: il nome rende infatti perfettamente l’idea delle temperature che lo caratterizzano e della diffusa siccità che vede cadere solo 1078 mm. di pioggia all’anno. Le alture che lo circondano ne sarebbero la causa, in modo particolare il Nevado de Huila (5750 metri), il quale intercettando gran parte delle precipitazioni, non permette che queste raggiungano la piana di Tatacoa.

Ventanas

Terra rossa e terra grigia: così si divide la sua superficie desolata e scavata dalle rare precipitazioni, un paesaggio sorprendente dove perdersi col pensiero ma sempre meglio se accompagnati da qualcuno che ne conosca i sentieri.

Nel deserto si può, anzi, si dovrebbe dormire e questo è possibile grazie alla presenza di diversi Estaderos che offrono dalle sistemazioni più comode a quelle più spartane ovvero, dalla camera privata con bagno all’amaca appesa sotto un porticato.

A tal proposito mi permetto di consigliarvi l’ “Estadero Doña Lilia”, non tanto perché offra qualcosa in più degli altri, quanto più per la posizione vicinissima all’Osservatorio Astronomico. Le stanze con bagno privato vi costeranno 25.000 pesos (circa 8 euro) mentre l’amaca solo 10.000. Valutate la soluzione migliore in base alla temperatura esterna perché sappiate che le stanze, nonostante più comode, non sono dotate di ventilatore e, in caso di caldo torrido, si trasformeranno in un piccolo forno. Nei periodi di massima calura troverete quindi certamente più saggio optare per una più scomoda ma ventilata amaca!

Per raggiungere la Tatacoa, arrivati alla stazione degli autobus di Neiva (Neiva York per i simpatici abitanti :-)), posizionatevi nella zona di partenza dei minibus per Villavieja e sperate che insieme a voi ci siano altre 4 persone altrimenti, armatevi di pazienza e aspettate che queste arrivino: per nessuna ragione infatti, i simpatici autisti partiranno con meno di 5 passeggeri a bordo. Non preoccupatevi comunque, non appena lasciato il Terminal de Tansporte che impone questa regola bizzarra, in men che non si dica, vi ritroverete stipati come gli animali, chiedendovi se anche per voi arriverà il momento in cui vi piazzeranno un bambino in braccio o, perché no, una torta di compleanno che l’autista è gentilmente passato a prendere in consegna (quest’ultimo ovviamente il mio caso! :-)).

Arrivati a Villavieja dopo circa un’ora e mezza (dipende da quante commissioni l’autista si è preposto di fare in città), nella piazza principale troverete delle moto con conducente pronte a portarvi fino a El Cusco, a 5 chilometri di distanza e per il costo di 10.000 pesos. Se siete muniti di zaino pesante e, per ovvie ragioni di equilibrio (la strada, in gran parte sterrata, è tutta curve, salite e discese), volete però evitare di ritrovarvi abbracciati allo sconosciuto conducente, avete a questo punto altre due possibilità: prendere un mitico moto-chiva (la versione colombiana del tuk-tuk indiano) oppure, se questo non fosse presente, potete chiedere al conduttore del minibus di portarvi lui stesso e molto probabilmente lo farà per 15.000 pesos.

La Tatacoa

Per il ritorno organizzate il trasporto direttamente con il vostro Estadero e fate in modo di arrivare a Villavieja il più presto possibile (intorno alle 6-6.30 sarebbe l’ideale), ovvero quando gli abitanti si dirigono a Neiva per motivi di lavoro, altrimenti potreste rischiare di dover aspettare ore per quei famosi 5 passeggeri senza i quali, neanche da qui, i simpatici autisti partiranno!

Che cosa fare nel deserto? Dunque, arriviamo al punto. Avete varie opzioni per partire all’esplorazione e questo dipende molto dal vostro fisico, dal tempo che avete a disposizione, da quanti siete e dal grado di propensione all’avventura. Bicicletta, cavallo, moto o motocarro: questi sono, in linea di massima, i mezzi di trasporto con cui percorrere i circa 20 chilometri che da El Cusco vi porteranno fino a Los Hoyos e ritorno.

Sul quanti siete, questo potrebbe ovviamente far variare il prezzo del vostro tour ma ricordatevi che stiamo pur sempre parlando di costi irrisori. Per darvi un’idea io, non avendo molto tempo a disposizione ed essendo da sola, ho optato per la moto con conducente/guida e per un tour di quasi 3 ore ho pagato 40.000 pesos (circa 13 euro). Se non foste da soli potreste anche pensare di farvela in bicicletta ma tenete ben presente questi tre elementi: strade sterrate, sole cocente e possibili aghi di cactus sparsi sul suolo 🙂

Appena sotto il punto panoramico di fronte all’Osservatorio Astronomico si trovano gli spettacolari Laberintos del Cusco costituiti da meravigliose formazioni rocciose dalle forme rossastre che all’ora del tramonto vi regaleranno tinte ancora più accese e scorci mozzafiato. Qui potete anche perdervi da soli se volete: il sentiero tra le rocce è sufficientemente tracciato, le possibilità di perdere l’orientamento sono dunque ridotte al minimo e comunque, trattandosi del luogo più frequentato, in caso di bisogno mettetevi a urlare…qualcuno vi sentirà! 🙂

Laberintos del Cusco Laberintos del Cusco Laberintos del Cusco

Spostandovi da El Cusco in direzione di Los Hoyos, dopo circa 4 chilometri di strada, raggiungerete il punto panoramico di Ventanas (“finestre”), da dove godere di fantastiche vedute sul deserto grigio con, in lontananza, i rilievi della Cordigliera Occidental.

Ventanas

A Los Hoyos scendete dal vostro mezzo di trasporto e addentratevi a piedi sul fondo della spoglia valle che vi trovate di fronte. Vi sembrerà di essere entrati nel set di un film di Indiana Jones tra quelle spettacolari formazioni rocciose che vi incanteranno a tal punto da non volervene più andare! E se volete intrattenervi ancora un po’ in questa zona allora portatevi un costume da bagno: a Los Hoyos esiste infatti una piscina di acqua naturale sorgiva nella quale potete bagnarvi mentre continuate a godere del panorama.

Los Hoyos Los Hoyos Los Hoyos

Poi arriva la sera, mangiate qualcosa verso le 18.30 e siate pronti per le 19.00 quando sulla terrazza dell’Osservatorio Astronomico il Sig. Javier Fernando Rua Restrepo, l’astronomo locale, incomincia a mostrare il cielo stellato a tutti i visitatori per mezzo di due telescopi e un laser a lunga distanza. (Il costo per due ore con l’astronomo è di 10.000 pesos). L’ideale sarebbe capitare da queste parte in una notte di luna nuova, ovvero quando l’assenza della luna permette di ammirare la volta celeste al massimo del suo splendore, ma qualunque altro giorno può essere quello giusto per imparare qualcosa di nuovo sull’universo che ci circonda!

Tramonto sul Deserto Luna

N.B. la disponibilità di corrente nel deserto per caricare le vostre apparecchiature elettroniche è limitata solo ad alcune ore del giorno: nel caso dell’Estradero che vi ho consigliato, per esempio, dalle 18 alle 21. Assicuratevi quindi prima di partire di avere tutto ben carico oppure di essere muniti di una batteria ricaricabile extra.

Viaggio in Germania: la Strada Romantica

Viaggio in Germania: la Strada Romantica 1710 1280 Sonia Sgarella

“Su queste erte cime, dove spira un’aria celeste, sorge uno dei luoghi più belli che si possano trovare, sacro e inaccessibile, un tempio degno di voi, amico divino, che faceste fiorire l’unica salvezza e la vera benedizione del mondo. Voi lo conoscete bene, l’adorato ospite che vorrei ospitarvi.” Così scriveva Ludovico II a Richard Wagner in una lettera datata 13 maggio 1868, un anno prima che venisse dato inizio alla costruzione del castello di Neuschwanstein, sul ciglio di una gola vertiginosa – quella di Pöllat – ai piedi della meravigliosa cornice delle Alpi Bavaresi. 

Panorama dal Catello di Neuschwanstein

Panorama dal Catello di Neuschwanstein

Ludovico II di Baviera, definito da Verlaine come “l’unico vero re del secolo”, commissionò l’intero progetto di ricostruzione di un’antica fortezza medievale tutto con i propri fondi e questo per amore del grande genio della musica Richard Wagner per cui il sovrano nutriva particolare ammirazione, quasi ai limiti dell’ossessione.

Catello di Neuschwanstein

Catello di Neuschwanstein

Un rifugio personale che Ludwig II popolava con i suoi ideali e dove si sentiva felice, sempre più isolato e lontano dalla vita pubblica di Monaco che lo aveva disgustato. Il castello rappresentava per lui un mondo fittizio in cui ritirarsi come protesta contro il mondo borghese che non lo comprendeva; il castello era la sua vita, luogo illusorio dove sogno e realtà si confondevano, frutto forse della fantasia di un pazzo – ciò che in tanti lo accusavano di essere – ma che riuscì a dar vita a qualcosa di meraviglioso e magico.

Vista di Neuschwanstein dal Catello di Hohenschwangau

Vista di Neuschwanstein dal Catello di Hohenschwangau

Per tutti questi motivi e non solo, il castello di Neuschwanstein non poteva che essere la degna introduzione a quel percorso noto in tutto il mondo come Strada Romantica che proprio da qui, dalle Alpi Bavaresi, si estende verso nord fino alla Valle del Fiume Meno. Romantica perché romantiche sono le emozioni che suscita quando ci si addentra alla scoperta di tutti quei borghi incantati che ne costellano l’estensione.

410 chilometri di itinerario turistico, il più noto e più popolare della Germania, un affascinante percorso tra natura e cultura che vi porterà alla scoperta di fantastici borghi incantati, da Füssen a Würzburg. Non elencherò tutti i paesi ma solo quelli che ho appena rivisitato in occasione di un tour di gruppo e il cui ricordo è quindi ancora ben chiaro nella mia mente.

Numero uno nella mia classifica personale è senza ombra di dubbio la splendida Rothenburg ob der Tauber: considerato come l’ultimo borgo medievale della Germania, questo gioiello offre ai suoi visitatori una sorta di suggestivo viaggio nel tempo. Secondo la teoria per cui però è meglio lasciare le cose migliori per ultime onde evitare di rimanere delusi dalle altre, in questo viaggio nel cuore della Strada Romantica, vi suggerirei di fare prima tappa a Nördlingen,

Circa 15 milioni di anni fa, sull’altopiano nelle vicinanze di Nördlingen, cadde ad una velocità di circa 70.000 km orari un meteorite grande quasi un km. Penetrò a quasi 1000 metri di profondità nella crosta terrestre e, con l’energia di circa 250.000 bombe di Hiroshima, scavò nel paesaggio un cratere di 12 km di diametro. Al centro della Pianura del Ries – come viene denominato l’enorme cratere – sorge quasi completamente conservata l’unica cittadina di cui è ancora possibile percorrerne l’intera cinta muraria.

Non c’è dunque modo migliore per cominciare la visita di Nördlingen se non con una panoramica dall’alto che vi darà un’idea complessiva della struttura della città, delle mura intervallate da 15 torri e del paesaggio circostante. Il Daniel, così si chiama il campanile della cattedrale di San Giorg,io, alto 90 metri e che domina la Markt Platz, vi regalerà una vista stupenda sulla città e sull’eccezionale paesaggio tutt’attorno, al costo di soli 3 euro.

Nördlingen vista dal Daniel

Nördlingen vista dal Daniel

Continuate poi la visita seguendo i cartelli “Historische Rundgang” (“Giro Storico”) che vi guideranno ai più importanti monumenti medievali della città tra cui il municipio (“Rathaus”), la casa dei festeggiamenti (“Tanzhaus”) e una serie meravigliosa di case a graticcio da aggiungere a quelle delle corporazioni situate nel pittoresco quartiere dei conciatori (“Gerberviertel”).

Dedicatevi quindi al giro completo delle mura lunghe 2,6 km per ammirarne da vicino le imponenti torri e per godere di una vista particolare sul centro storico di una delle poche città tedesche rimaste illese durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Spostiamoci ora 30 km più a nord in quel piccolo borgo incantato chiamato Dinkelsbühl che meriterebbe sia un giro interno alle mura che uno esterno. Coloratissima e ricca di meravigliose case a graticcio perfettamente conservate o restaurate, Dinkelsbühl si distingue per il suo inconfondibile profilo segnato dalla presenza di 16 torri e da 4 porte d’ingresso.

Wörnitz Tur

Wörnitz Tur

Figlia di un glorioso passato reso prospero dall’abilità dei suoi artigiani e mercanti, la cittadina vi dovrebbe intrattenere per almeno una mezza giornata. Recuperate una cartina nell’efficientissimo centro informazioni situato appena dentro le mura superata la Porta Wörnitz e seguite entrambi gli itinerari consigliati percorribili a piedi. Rimarrete senz’altro entusiasti e affascinati dalla bellezza di Dinkelsbühl, un borgo che sembra essere uscito direttamente da una fiaba, un piccolo mondo incantato.

Dinkelsbühl: piccolo mondo incantato

Dinkelsbühl: piccolo mondo incantato

Ma giungiamo finalmente a Rothenburg, altri 45 km più a nord, li dove la Strada Romantica si incrocia con la Strada dei Castelli. Sorta in una posizione idilliaca sulle sponde del fiume Tauber, Rothenburg è una di quelle località che avvolge il visitatore in un’atmosfera romantica d’altri tempi. Qui la storia è visibile ovunque, è onnipresente e ci vuole tempo per scoprire la città in tutta la sua bellezza, almeno una giornata intera.

Anche a Rothenburg la cerchia di mura con i camminamenti di ronda ed i bastioni racchiude e protegge il pittoresco centro storico: dal bastione dell’ospedale percorretene un bel tratto perché la città vi appaia come un dipinto recante al centro la meravigliosa immagine della cattedrale di San Giacomo.

Rothenburg: come in un dipinto...

Rothenburg: come in un dipinto…

Vista dale mura

Vista dale mura

Non abbiate poi paura di perdervi tra le stradine ciottolate del centro perché è solo così che ne scoprirete gli angoli nascosti più incantevoli. Al centro del borgo oltre alla spettacolare cattedrale con i tre altari lignei intagliati dal famoso scultore Tilman Riemenschneider , la Markt Platz con gli edifici che su di essa si affacciano, vi lasceranno sicuramente senza parole e con la voglia di ritornare!

Palazzo del Municipio di Rothenburg

Palazzo del Municipio di Rothenburg

Markt Platz

Markt Platz

Per gli amanti del Natale e degli addobbi natalizi una tappa imperdibile sarà il negozio e museo di Käthe Wohlfahrt sulla Herrngasse al numero 1, aperto tutto l’anno e che vanta la selezione più grande al mondo di decorazioni natalizie tradizionali tedesche tra cui anche i mitici Nutcrackers che io trovo particolarmente adorabili!!!

Nutcrackers

Nutcrackers

Un gioiello dopo l’altro, questa è dunque la Strada Romantica che può essere percorsa in macchina, in camper, in moto o in bus (410 km), ma anche a piedi (480 km) o in bicicletta (460 km). La pista ciclabile è stata giudicata facile, adatta anche ai non professionisti e si snoda parallelamente alla Strada Romantica su strade secondarie con poco traffico, stradine che collegano piccole località e sentieri attraverso campi e foreste. Sappiate che la distanza massima tra due località non supera mai i 47 km e che quasi in ogni dove è possibile trovare una sistemazione per la notte. Vendono comunque delle guide super dettagliate su questo itinerario, guide ovviamente degne della precisione e dell’efficienza tedesche!

Info pratiche per la visita ai castelli di Ludwig

L’ingresso ai castelli è regolato in maniera molto fiscale e per entrambi vi verrà assegnato un orario che dovrà essere rigorosamente rispettato. La salita al castello di Neuschwanstein dura circa una ventina di minuti per cui assicuratevi di partire dalla zona biglietteria con almeno mezz’ora di anticipo. Per salire al castello di Hohenschwangau invece vi occorreranno solo una decina di minuti. Se volete evitare la folla meglio cominciare al mattino con Neuschwanstein, non più tardi delle 10!

10 luoghi da non perdere nel Western Australia

10 luoghi da non perdere nel Western Australia 2592 1944 Sonia Sgarella

“12.000 chilometri di costa e più specie botaniche selvatiche di quante se ne trovino in tutto il resto del pianeta”, così lo introduce la Lonely Planet; il luogo giusto dove scoprire il significato della parola infinito, bruciando distanze vuote che nel nostro continente non hanno eguali, lo stato dove un tempo tutto ciò che luccicava era oro, dove perdersi nel rosso del deserto dell’Outback, nell’azzurro del mare o nel verde della natura incontaminata: insomma uno stato-gioiello che da solo varrebbe il viaggio!

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A sud-est di Perth:

1. Valley of the Giants: la valle degli alberi giganti che vivono fino a 400 anni e possono crescere fino a 60 metri d’altezza con tronchi del diametro di 16 metri alla base. Attraverso il Tree Top Walk, una passerella metallica che si snoda tra le cime degli alberi potrete godere di sensazioni spettacolari e di grandiosi colpi d’occhio. Se soffrite di vertigini e non vi piace l’idea di oscillare col vento a 40 metri d’altezza potete sempre percorrere l’altro sentiero, l’Ancient Empire, che vi porterà attraverso il bosco passando vicino agli enormi tronchi.

Valley of Giants

2. Great Ocean Drive: un circuito di 36 km che dalla cittadina di Esperance si estende lungo la costa occidentale e nell’entroterra. Un itinerario che vi porterà alla scoperta di fantastici punti panoramici sulle coste del Southern Ocean, di spiagge e baie incantevoli battute dal vento e di una laguna color rosa intenso, un incredibile spettacolo della natura!

Great Ocean Drive Great Ocean Drive Pink Lake

Ad Esperance non dimenticatevi di passare per un saluto a “Sammy the Seal”, la celebrità della cittadina. Trattasi di una foca che dicono si sia persa e che abbia eletto la zona del Tanker Jetty di Esperance come suo luogo preferito dove giocare, riposare e prendere il sole, elemosinando, quando possibile, qualche pesce dai pescatori.

Sammy the Seal

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Lungo la Eyre Highway, verso il confine con il South Australia:

3. Eucla e la Nullabor Plain: oltre 700 km di nulla cosmico è la distanza che separa la cittadina di Norseman, punto d’accesso alla Eyre Highway, da Eucla, al confine con il South Australia, circondata da straordinarie dune di sabbia bianca e da spiagge incontaminate. John Eyre fu il primo europeo che nel 1841 attraversò questo tratto immenso d’Australia, noto con il nome di Nullarbor Plain, una pianura sterminata, priva di alberi dove gli insediamenti umani si contano sulla punta delle dita così come il numero dei loro abitanti. Viaggiare lungo questa strada che si estende per un totale di 2700 km è quell’esperienza che vi darà il senso di ciò che davvero significhi la parola infinito, trovandovi a guidare per ore e ore senza incontrare anima viva nel bel mezzo del nulla. Assicuratevi che la lancetta del carburante non scenda mai sotto la metà e che prima di decidere di non fermarvi ad una stazione di rifornimento siate sicuri di riuscire a raggiungere la prossima, la quale potrebbe essere a 200 km di distanza! Preparatevi dunque ad un viaggio che induce alla meditazione e non sorprendetevi se quando avvisterete un’altra macchina venire dalla direzione opposta vi verrà spontaneo alzare il braccio in segno di saluto e complicità: non sono in molti infatti i pazzi che decidono di intraprendere questo cammino e voi ne avrete appena incrociati alcuni simili a voi!

Eucla Eucla

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A nord di Perth, lungo la costa dell’Oceano Indiano e sotto il Tropico del Capricorno:

4. Pinnacles Desert: un paesaggio lunare, costituito da migliaia di pilastri di calcare simili ai nidi delle termiti che spuntano dal terreno desertico come soldati e possono raggiungere i cinque metri d’altezza. Situato all’interno del Nambung National Park, circa 200 km a nord di Perth, il Deserto dei Pinnacoli può facilmente essere raggiunto con qualsiasi tipo di veicolo e sarebbe meglio visitarlo nelle prime o ultime ore della giornata, quando le tinte arancioni regalano alla scena una nota surreale.

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Pinnacles Desert

5. Kalbarri National Park: imperdibile il panorama mozzafiato sulla scogliere frastagliate di questo Parco Nazionale che si estende nei dintorni di Kalbarri e che offre diverse possibilità di escursione.

Kalbarri National Park Kalbarri National Park Kalbarri National Park

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Nella zona di Shark Bay

6. Shell Beach: una spiaggia deserta formata da uno strato di piccolissime conchiglie bianche che in alcuni punti raggiunge addirittura i 10 metri!

Shell Beach

7. Monkey Mia: un’incantevole baia dove ammirare da vicino i delfini che tutti i giorni, nelle ore mattutine, arrivano da queste parti in cerca di cibo.

Monkey MiaMonkey MiaMonkey Mia

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A nord di Perth, sopra il Tropico del Capricorno:

8. Coral Coast: decisamente il tratto di costa più bello e quindi quello a cui dedicherò molte più foto. Una meraviglia della natura, anzi, un concentrato di meraviglie che includono l’eccezionale spiaggia di Coral Bay a pochi metri dalla quale si estende la barriera corallina, il Ningaloo Marine Park, rifugio di una fauna marina che lo rende la risorsa naturale più preziosa dell’intero stato, e il Cape Range National Park, prediletto dagli amanti dello snorkelling.

Ningaloo Marine Park

Ningaloo

Ningaloo

Ningaloo Marine Park Ningaloo Marine Park

Lungo tutta la costa, se siete muniti di un vostro veicolo, troverete diverse possibilità per pernottare sotto le stelle. Spesso i servizi forniti sono ridotti al minimo come è il caso dei campeggi all’interno del Cape Range National Park i quali non consistono in nient’altro se non in piazzole di terra battuta situate in prossimità di qualche albero.

Ningaloo

Ningaloo Marine Park

9. Karijini National Park: conosciuto per le sue magnifiche gole verticali e per le bellissime pozze d’acqua nelle quali è possibile nuotare.

Karijini Karijini Karijini

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est di Pert, nell’entroterra:

10. Wave Rock: situata a 340 km da Perth, questa cresta rocciosa consumata dal vento e dalla pioggia, costituisce una delle attrazioni principali del Western Australia così come Ayers Rock lo è per il Northern Territory. Alta 15 metri e lunga 110, trattasi di una stupefacente scultura naturale conosciuta dagli aborigeni da tempi immemorabili.

Wave Rock Wave Rock

Comunque al di là di tutte le bellezze che potrete visitare durante il vostro viaggio nel Golden State, ciò che davvero potrebbe rendere unica la vostra esperienza, sarà il ritrovato contatto con la natura, con le distanze e con i cambiamenti climatici, ciò che vi garantirete solo se in possesso di un vostro veicolo sul quale dormire. Affittare o comprare una macchina (che poi rivenderete alla fine del vostro soggiorno) è il passo numero uno per accedere a delle situazioni che altrimenti vi rimarranno sconosciute come dormire in una rest area dispersa nel nulla o  su una piazzola in riva al mare.

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Credetemi, sarete ripagati dalle migliori albe e dai più spettacolari tramonti in questa terra che non ha senso di essere vissuta se non all’aria aperta sfruttandone tutta la sua grandiosità.

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P.s. non mi sono dimenticata del Kimberley solo che non essendoci stata ho preferito non parlarne. Chissà che non rientrerà presto nel programma di un prossimo viaggio….:-)

E’ tempo di viaggi! Ecco cosa mettere nello zaino

E’ tempo di viaggi! Ecco cosa mettere nello zaino 500 333 Sonia Sgarella

Luglio e agosto, due mesi speciali per gli italiani che vedono l’avvento delle tanto sofferte e desiderate vacanze. Il giorno della partenza è ormai dietro l’angolo e il vostro sogno esotico sta per diventare realtà. Manca solo una cosa da fare: lo zaino. Siete dunque a buon punto o ci state forse litigando perché si rifiuta di ospitare l’eccesso di mercanzia che vi siete proposti di portarvi dietro? Sappiate che questo sarà solo l’inizio di una storia di odio profondo tra voi e quel peso immondo che dovrete portarvi sulle spalle quando sarete alla disperata ricerca di una guest house o della sgangherata stazione degli autobus. Sotto il sole cocente o sotto la pioggia monsonica “lui” diventerà il vostro peggior nemico!

Caricatevi dunque di quel famoso concetto buddhista che vede nell’abbandono della materialità l’alleviarsi delle sofferenze e preparatevi a portare con voi solo ed esclusivamente lo stretto necessario, lasciandovi alle spalle tutto il superfluo. La scelta dello zaino nel caso di viaggi avventura e “fai da te” è ovviamente essenziale. Trolley trascinati sulla sabbia e valigie spigolose caricate sul dorso di un povero mulo “portantino” non si possono assolutamente vedere. Queste due opzioni possono invece andare bene nel caso di viaggi organizzati che prevedono il servizio di facchinaggio e l’utilizzo di mezzi privati.

Cominciamo dunque con la lista:

– Assicuratevi di avere con voi un copri-zaino impermeabile o di disporre i vostri vestiti all’interno di sacchetti trasparenti salva-spazio per armadio (Questo se, come me, siete persone metodiche che amate avere tutto in ordine). Se viaggiate con i mezzi pubblici aspettatevi infatti che i vostri bagagli vengano messi sul tetto e che, in caso di pioggia, nessuno si preoccuperà di metterli al riparo.

– Abbigliamento a strati dialetticamente chiamato “a cipolla”. Non fidatevi di quelli che vi dicono che farà caldissimo. Forse queste persone non hanno mai provato l’aria condizionata dei mezzi pubblici che in alcuni paesi può raggiungere temperature polari . Portatevi un paio di felpe e una giacca a vento con cappuccio perché sfortuna vuole che il flusso di aria gelida sarà sempre puntato sopra la vostra testa.

– Cuscino gonfiabile per rendere un po’ più confortevole il vostro viaggio.

– Marsupio, borsetta a tracolla o tasca porta-soldi, perché nonostante la scomodità, prima o poi vi addormenterete su questi mezzi pubblici e sarà meglio evitare gli scippi.

– Fotocopia del passaporto, da mettere nello zaino, separata dal passaporto stesso (già che ci siete scansionate una copia e mandatevela via e-mail).

– Zainetto per le uscite giornaliere e per le gite di pochi giorni con ritorno al punto di partenza. Portatelo come bagaglio a mano sull’aereo e metteteci dentro un cambio di biancheria intima e lo spazzolino da denti. Non mi dite che non vi è ancora successo che vi abbiano perso il bagaglio?

– Ciabatte per la doccia e per la spiaggia se prevista.

– Torcia elettrica. Ottima quella con fascia elastica da mettersi intorno alla fronte. Meglio ancora se la posizione della luce è regolabile verso il basso così da poterla usare per leggere.

– Libro da leggere (che io mi porto sempre e non leggo mai)

– Asciugamano in micro-fibra che asciuga in fretta. Di piccole dimensioni, utile per lavarsi in giro e nelle guest house sfornite di asciugamani. Se non li trovate direttamente in camera chiedete e  nella maggior parte dei casi vi saranno dati.

– Salviettine umide per quando fa troppo freddo e “non ci penso neanche a farmi la doccia”…

– Fazzoletti di carta o carta igienica

– Sacco lenzuolo o sacco a pelo per quando la pulizia delle lenzuola non vi convince oppure sull’autobus fa talmente freddo che felpa e giacca a vento ancora non bastano per proteggervi dalle temperature polari (parlo per esperienza).

– Saponetta per bucato

– K-way per la pioggia.

– Costume da bagno se prevista una sosta al mare.

– Pareo da utilizzare come telo mare (assicurarsi che non lasci giù il colore quando si bagna).

– Occhiali da sole

– Protezione solare perché anche se andate in montagna il sole brucia.

– Repellente anti-zanzare

– Sciarpa di cotone per proteggere la gola dal freddo o la testa dal caldo.

– Adattatore per le prese di corrente.

– Coltellino svizzero o simile.

– Tazza termica e cucchiaino per tè e caffè take away durante gli spostamenti. (Va bene forse questo non è proprio essenziale ma se c’è spazio è un’ottima comodità)

– Corda o spago per poter stendere i vestiti che avete lavato con il vostro sapone per bucato.

– Medicinali: Imodium (o Dissenten) in primis, antibiotico o disinfettante intestinale (Normix), antibiotico a largo spettro, disinfettante e cerotti, Tachipirina per la febbre e Vicks Sinex per il raffreddore. Se siete diretti in zone aride e polverose o in altezza portatevi un lubrificante per il naso.

– Citrosodina per aiutarvi a digerire tutto quello che vi rimarrà inevitabilmente sullo stomaco

Per ultima ma di fondamentale importanza:

– La BOULE DELL’ACQUA CALDA che vi darà conforto nelle notti gelide e aiuterà il vostro stomaco a superare i momenti di crisi. Non vi preoccupate, l’acqua calda è un bene disponibile quasi ovunque!

Questo elenco è il frutto della mia esperienza di viaggio, una lista delle cose che avrei voluto avere quando invece non le avevo. Fatene tesoro e scrivetemi se pensate che mi sia dimenticata qualcosa.

!!!Buon Viaggio!!!

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