Dal Karnataka al Tamil Nadu: viaggio tra isole e cascate del fiume Kaveri

Cascate di Hogenakkal

Dal Karnataka al Tamil Nadu: viaggio tra isole e cascate del fiume Kaveri

Dal Karnataka al Tamil Nadu: viaggio tra isole e cascate del fiume Kaveri 1024 768 Sonia Sgarella

Lo chiamano il “Gange del Sud” ed è sicuramente il fiume più venerato dell’India Meridionale. Lunga circa 800 kilometri, la Kaveri – al femminile, così come femminili sono la maggior parte dei corsi d’acqua indiani – scorre in direzione NO-SE: sgorga dalla Collina Brahmagiri, nei Ghat Occidentali, attraversa l’Altopiano del Deccan e sfocia quindi nel Golfo del Bengala, nei pressi di Chidambaram.

Diverse sono le leggende che ne raccontano la nascita come di una bellissima fanciulla, figlia di Brahma, la quale espresse il desiderio di trasformarsi in un fiume perchè il suo scorrere potesse lavare i peccati della gente e le sue acque essere fonte di vita, rendendo fertili le terre da esse bagnate, oggi divise tra lo stato del Karnataka e quello del Tamil Nadu.

Ed è proprio per ringraziarla del suo essere fonte di abbondanza che migliaia di pellegrini ogni anno raggiungono la località di Talakaveri, nel Distretto di Coorg, in Karanataka, a 1276 metri d’altezza, per immergersi nelle acque sorgive del fiume, raccolte all’interno di una piccola vasca a gradoni, che ben si presta per il rito delle abluzioni.

Il distretto di Coorg, ora Kodagu, è una regione prevalentemente agricola, divenuta importantissima nella produzione di caffè.  Estese piantagioni crescono infatti oggi all’ombra degli eucalipti, accanto ai campi di riso, rendendo il territorio un perfetto esempio di sistema agroforestale che ha reso il distretto uno tra i più ricchi di tutta l’India.

Piantagioni di Caffè - Distretto di Coorg

Piantagioni di Caffè – Distretto di Coorg

Lasciate quindi le montagne alle spalle e giunti ora sull’Altopiano del Deccan, ecco che appare Srirangapatna, la prima isola (Adi Ranga) formata dal fiume Kaveri,  a soli 15 kilometri da Mysore. Da sempre un luogo di pellegrinaggio per i devoti di fede vishuita, l’isola prende nome dal Tempio di Sriranganathaswamy, dedicato a Vishu che dorme sul serpente cosmico, uno dei cinque Pancharanga Kshetrams, luoghi sacri dedicati a tale manifestazione della divinità.

Vishnu disteso sul serpente cosmico

Vishnu disteso sul serpente cosmico

Secondo la concezione ciclica hindu del tempo, alla fine di ogni grande era, ovvero alla fine di una vita del dio Brahma, il cosmo si dissolve e tutto ritorna in uno stato di quiescenza indifferenziata, ciò che precede una nuova rinascita. Tale situazione viene generalmente rappresentata dall’immagine di Vishnu disteso sulle spire del serpente Shesha, un cobra dalle molteplici teste, il simbolo dell’oceano primordiale. Dall’ombelico di Vishnu spunta quindi Brahma, seduto su un fiore di loto, il quale ridà impulso alla creazione.

Ma l’isola di Srirangapatna è forse più famosa perché collegata al nome di un grande sovrano, certamente il più valido oppositore ai piani di espansione degli inglesi in India: Tipu Sultan, meglio noto come la “Tigre di Mysore”. Ancora oggi sull’isola possiamo ammirare alcune delle strutture che furono da lui commissionate per fare di Srirangapatna una vera e propria città imperiale: il Daria Daulat Bagh, ovvero quello che fu il suo Palazzo d’estate – semplice ma riccamente decorato all’interno – e il Mausoleo Gumbaz, costruito in memoria del padre Haider Ali ma destinato ad ospitare le sue spoglie mortali.

Proseguiamo quindi il nostro viaggio lungo le sponde del fiume più sacro dell’India del Sud e, prima che questo cominci a marcare la linea di confine tra Karnataka e Tamil Nadu, raggiungiamo la seconda grande isola, quella “di mezzo” (Madhya Ranga), conosciuta con il nome di Shivanasamudra. Anche qui troviamo un tempio dedicato a Shri Ranganathaswamy ma non solo: l’isola è infatti rinomata per via di quelle cascate che, con un salto di 98 metri sono tra le più alte dell’India intera.

Cascate di Shivanasamudra

Cascate di Shivanasamudra

Shivanasamudra significa “l’Oceano di Shiva” ed è proprio qui che possiamo godere di uno di quegli spettacoli della natura che troppo spesso, parlando di India, vengono sottovalutati e di conseguenza tagliati fuori dagli itinerari turistici. Le cascate gemelle di Gaganachukki, formate dal ramo ovest del fiume Kaveri, e quelle di Bharachukki , formate dal ramo est, sono tutt’oggi fonte di energia per una delle più antiche centrali idroelettriche del paese. Per vederle al massimo della loro portata sarebbe meglio visitarle in autunno, appena finita la stagione dei monsoni.

Superato il confine e prima di giungere all’ultima isola sacra (Antya Ranga), vale la pena di soffermarsi ad ammirare altre cascate del fiume Kaveri, quelle di Hogenakkal, anche dette le “Niagara dell’India”. Nonostante il salto più ridotto rispetto a quelle di Shivanasamudra – solo 20 metri – trattasi di cascate altrettanto spettacolari, certo più impressionanti durante la stagione delle piogge. Qualora tuttavia doveste trovarvi da queste parti nella stagione secca, non disperate: la portata d’acqua sarà forse meno imponente ma almeno potrete godervi un rilassante giro sul fiume a bordo di una coracle boat, piccola imbarcazione rotonda fatta in bambù.

Cascate di Hogenakkal

Cascate di Hogenakkal

Ed eccoci quindi finalmente giunti sull’isola di Srirangam, l’ultima, uno dei principali fulcri religiosi dell’India intera. Situata nei pressi della città di Tiruchirappalli (Trichy), nello stato del Tamil Nadu, l’isola ospita il tempio più venerato tra quelli dedicati a  Vishnu Ranganatha, il “Signore dell’Universo”: un’importantissima meta di pellegrinaggio per i devoti di fede vishnuita e certamente, quello più eminente tra i 108 devya desams – luoghi di culto descritti nei versi dei santi poeti tamil (alvar) – nonchè il più rinomato tra i cinque Pancharanga Kshetrams.

Un luogo d’incontro tra sacro e profano, dove trovano spazio, non solo riti e cerimonie spirituali, bensì vita civile e attività economiche, rendendolo oltremodo uno dei templi più vitali e prosperi di tutta la penisola.

Trattasi di una struttura colossale, mai eguagliata, estesa su un’area di sessantatre ettari, costruita molto probabilmente sulle rovine di un antico tempio Pallava ma ampliata su scala grandiosa solo nei secoli successivi, sotto il dominio dei Chola(XI-XIII sec.), dei Vijayanagara(XIV-XVII sec.) e dei Nayak(XVI-XVIII sec.): rappresenta dunque il punto d’arrivo di secoli di elaborazione, così come è tipico dei complessi religiosi nell’India del Sud.

Mentre gli altri templi della regione sono circondati, al massimo, da quattro cerchia di mura concentriche (prakara), quello di Srirangam ne conta ben sette per un totale di 21 portali d’ingresso (gopuram), il più alto dei quali, quello Sud – ultimato nel 1987 su commissione di una famiglia di ricchi proprietari terrieri – raggiunge oggi i 72 metri d’altezza!

Tempio di Srirangam

Tempio di Srirangam

Solo dal quarto prakara in avanti si entra però nella parte più sacra del tempio ed è qui che vi è quindi richiesto di procedere a piedi nudi. Tutt’attorno, e via via verso l’esterno, una profusione di bancarelle , negozietti, mercanti, che rendono al luogo l’onore di essere letteralmente la principale tra le città-tempio indiane. All’interno una magnifica “sala delle mille colonne” decorata con sculture del periodo Vijayanagara raffiguranti cavalli rampanti e, accanto a questa, l’unico gopuram bianco dell’intero complesso.

"Sala delle Mille Colonne"

“Sala delle Mille Colonne”

Ed eccoci quindi giunti alla fine del corso di questa grande signora, chiamata Kaveri che alla fine del suo viaggio si divide nuovamente in due rami, dando origine a quel delta che lentamente la porterà a sfociare nel Golfo del Bengala.

Tutti i luoghi sopra descritti sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici e possono rappresentare meta di interessanti escursioni in giornata dai principali centri abitati di Karnataka e Tamil Nadu. Fateci un pensierino!

 

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