A Darjeeling è così: c’è chi scende e c’è chi sale. Chi sale lo fa lentamente, un passo controllato dietro l’altro, per non perdere il fiato; chi scende invece va in fretta, quasi saltellando, guarda con occhi complici chi gli viene incontro nella direzione opposta, sapendo che prima o poi toccherà anche a lui risalire.
Costruita lungo un ripido crinale himalayano, Darjeeling è tutta un dislivello, un intricato dedalo di strade e ripide scalinate che metterebbero alla prova anche i polpacci più allenati. Ma è proprio questo l’aspetto che rende Darjeeling così incantevole, a buon diritto la meta più ambita del West Bengala, perché quasi da ogni angolo della città si scorgono panorami mozzafiato sulle vette che la circondano. Tra queste il Khangchenjunga che, con i suoi 8586 metri è la vetta più alta dell’India nonché la terza montagna più alta del mondo.
La mia prima volta a Darjeeling ci ho passato 5 giorni, era l’inizio di marzo del 2016 e le nuvole purtroppo ancora troppo intense per poter vedere bene le montagne ma questo non mi importava: la mia intenzione primaria era quella di arrivare fin lì per ritrovare un po’ di pace montana, quella di cui avevo bisogno dopo due mesi di India intensa, per regalarmi un po’ di tregua dal caldo della pianura e, già che c’ero, per esplorare la zona che possibilmente avrebbe costituito il mio punto di partenza per una futura visita allo stato del Sikkim.
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La seconda volta, a novembre 2018, sono stata più fortunata: l’autunno è un periodo propizio per poter sperare in una buona visibilità delle montagne e di fatti così è stato; in tre giorni ho potuto godere di albe e tramonti da favola e di quelle viste che la volta precedente avevo solo potuto immaginare; il tutto comodamente seduta nell’accogliente salotto del Dekeling Hotel, una piacevolissima sistemazione. L’atmosfera è quella di un’accogliente casa coloniale con quel tocco di fascino che vi catapulterà indietro nel tempo, a quando la cittadina era frequentata da illustri membri della borghesia inglese.
Le cose da fare e da vedere in città e nei dintorni sono tante ma proprio perché ci si trova a quota 2.037 metri e spesso in salita, è meglio darsi tempo e farle con calma. Il punto di riferimento di tutti i turisti e centro nevralgico di Darjeeling è la piazza Chowrasta, nella parte alta della città, collegata alla vicina Clubside dalla via commerciale e pedonale Nehru Road. In questa zona troverete diverse altre possibilità di alloggio più economiche del Dekeling, la maggior parte concentrate lungo la Zakir-Hussain Road e vicino ai migliori posti per fare colazione, Tom & Jerry e Sonam’s Kitchen! Se vi posso consigliare evitate però la Andy’s Guest House…la vecchia padrona è peggio del Führer!
Da Chowrasta si snodano diversi percorsi che vi porteranno a scoprire i punti più interessanti di Darjeeling, primo fra tutti il tempio di Mahakala situato sulla cima di Observatory Hill. Il luogo è sorprendentemente curioso: non mi era mai capitato infatti di vedere un monaco buddhista impartire la benedizione ai fedeli induisti in un santuario dedicato alla dea Kali. Per qualche minuto mi sono fermata davanti a lui guardandolo confusa e cercando di capire in che strano luogo mi trovassi ma poi ho pensato: sono in India, è inutile farsi troppe domande! 🙂 Con la sua benedizione ho proseguito la visita di questo luogo che ho capito essere sacro a entrambe le fedi perché dove oggi si trova un tempio dedicato ad una manifestazione terrifica del dio Shiva, in precedenza sorgeva un monastero buddhista. Bandierine colorate, ruote delle preghiera, campane votive e immagini di ogni divinità possibile, sovrastano, circondano e decorano quindi i piccoli templi che punteggiano la collina e chiunque arrivi a Darjeeling, di qualunque fede, passerà da qui almeno una volta.
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Distrutto prima da un’invasione di truppe nepalesi, ricostruito e poi di nuovo danneggiato da un terremoto, il Bhutia Busty Monastery, che sorgeva inizialmente sulla collina, si trova oggi ricollocato lungo la CR Das Road, a 10 minuti di cammino da Chowrasta. Approcciando la piazza tenete la destra e quindi prendete la prima ripida discesa, poi continuate finché non lo vedrete apparire. Se la visibilità è buona il Khangchenjunga gli farà da splendida cornice. Il monastero, appartenete alla setta dei “Berretti Rossi”, è aperto tutti i giorni. Se siete interessati ad assistere alla preghiera vi suggerisco l’appuntamento delle 17 vista l’improponibilità di quello del mattino, dalle 4,30 alle 6!
Da qui potete rifare la strada in salita oppure, se siete interessati ad approfondire il discorso sui tibetani in esilio che occupano la zona, potete proseguire verso il Tibetan Refugee Self-help Centre e da lì risalire. Fondato nel 1959, si tratta di un piccolo centro profughi che comprende, oltre ad un tempio, una scuola, un orfanotrofio e una clinica, un’interessante mostra fotografica e un laboratorio d’artigianato con annesso negozio. Il percorso di risalita è immerso nella natura, molto piacevole e silenzioso e vi permetterà di scoprire alcuni degli angoli più tranquilli della città, riportandovi quindi sulla Bhanu Bhakta Sarani che potrete percorrere per fare ritorno a Chowrasta.
La Bhanu Bhakta Sarani è un percorso panoramico pianeggiante che si snoda ai piedi della Observatory Hill regalandovi, in condizioni di buona visibilità, delle vedute spettacolari. Costeggiate le bancarelle che vendono più che altro scialli e pashmine e, una volta arrivati a Chowrasta fate inversione a U per ritrovarvi a scendere lungo la Jawahar Road West, in direzione del Parco Zoologico e dell’Himalayan Mountaineering Institute.
Questo istituto, fondato nel 1954 dall’allora Primo Ministro dell’India Pandit Jawaharlal Nehru e ancora oggi affermata scuola di alpinismo riconosciuta a livello mondiale, ospita un interessantissimo museo di equipaggiamenti delle prime spedizioni sull’Everest le quali, essendo vietate dal versante nepalese, partivano quindi da Darjeeling e, attraverso il Tibet, raggiungevano il versante nord. Primo direttore dell’istituto fu niente popò di meno che Tenzing Norgay, lo sherpa residente a Darjeeling che insieme a Sir. Edmund Hillary mise piede per la prima volta sulla sommità del gigante di pietra appena un anno prima.
L’istituto si trova immerso e nascosto all’interno del parco zoologico che quindi non potrete fare a meno di visitare se interessati al discorso alpinistico. Tanti esemplari di fauna che popolano l’Himalaya, tra cui anche il Red Panda, trovano posto all’interno di questo ambiente boscoso catalogato comunque come uno dei migliori zoo di tutta l’India. L’ultimo ingresso è consentito alle ore 16. Chiuso il giovedì. Il costo d’ingresso per gli stranieri è di 100 rupie.
A Darjeeling le giornate sono abbastanza corte nel senso che, a parte la questione ore di luce, dovrete anche adattarvi agli orari di cafè e ristoranti i quali aprono dopo le 8 per la colazione e chiudono intorno alle 19.30. Questo ovviamente vi obbligherà a dover cenare presto. Ancora mi sogno di notte i piatti squisiti che ho mangiato al Kunga Restaurant, al numero 51 di Gandhi Road, praticamente sotto all’ Hotel Dekeling: momo, zuppe di noodles, il miglior pane tibetano mai assaggiato, il tutto cucinato da un’accogliente famiglia…assolutamente da non perdere!
Ora che avete dedicato tempo alla parte superiore di Darjeeling – potreste anche arrivare alla Peace Pagoda ma detto sinceramente non ne vale la pena – è arrivato il momento di spingersi in basso, verso la stazione del famoso Toy Train. La Darjeeling Himalayan Railway su cui viaggia l’unico vero treno per Darjeeling si estende fin qui per 78 km da New Jalpaiguri. Soltanto lungo il tratto Ghum-Darjeeling vengono tuttavia ancora utilizzate le vecchie locomotive a vapore risalenti all’epoca di governo del Raj Britannico e sono quelle che vengono sfruttate maggiormente dai turisti.
Prenotare non è detto che sia così immediato per via dei posti limitati ma soprattutto ritrovarsi a bordo potrebbe risultare meno interessante che non appostarsi nei punti di passaggio del treno per vederlo dall’esterno. A mio avviso, la seconda opzione è molto più pittoresca. Detto questo informatevi presso la stazione sugli orari aggiornati e sulle disponibilità e poi prendete la vostra decisione.
…Io nel frattempo vi racconto come si è svolta la mia giornata tra Darjeeling e Ghum!
Da Chowrasta scendete fino a Clubside e chiedete di indicarvi la strada per lo stand dei taxi diretti a Dali. Salite quindi sulla prima share-jeep disponibile e con sole 10 rupie arriverete a destinazione. Il tragitto dura circa 15 minuti. Dali è il piccolo paese, situato a metà strada tra Darjeeling e Ghum dove si trova il Druk Sangak Choling Gompa, anche conosciuto come Dali Monastery. Un edificio imponente che si affaccia sulla strada, la Cart Hill Road, e che avrete di certo già notato arrivando a Darjeeling dalla pianura. Costruito nel 1971, il monastero ospita più di 200 monaci appartenenti alla scuola Kagyupa che si riuniscono per la preghiera al mattino dalle 5 alle 6.30 e il pomeriggio dalle 17 alle 18.30. Da qui proseguite a piedi in direzione Ghum ma guardatevi sempre indietro per non perdere gli scorci migliori sul monastero.
In 15 minuti arriverete quindi al Batastia Loop, il punto dove il famoso Toy Train, compiendo un giro di 360°, perde o guadagna in altezza. Cercate di arrivare da queste parti prima delle 11 per aspettare il passaggio del treno che qui lascia scendere i suoi passeggeri per scattare qualche foto, prima di continuare il tragitto fino alla stazione di Ghum. Anche dal Batastia Loop, se la visibilità lo permette, il panorama sulle montagne è spettacolare!
Continuando lungo la Cart Hill Road si arriva poi al Samten Choling Gompa dove è custodita la statua del Buddha più grande di tutto il West Bengala. All’interno del complesso c’è poi anche un piccolo negozietto che vende snack e bevande.
Ormai siete quasi arrivati al centro abitato di Ghum dove tra gli altri edifici svetta anche il Sakya Guru Gompa, simile a una fortezza. Risalendo la rampa di accesso al monastero, oltre il ponte sulla destra, vi si aprirà una bellissima vista sulla cittadina.
Prima di passare al prossimo e ultimo monastero di Ghum, avvicinatevi alla stazione e aspettate che il treno abbia ripreso la sua corsa di ritorno verso Darjeeling (alle ore 12). Questo è forse il momento più pittoresco, quando il Toy Train percorre le strade strette passando a pochissimi centimetri dai negozi di frutta e verdura che si trovano lì accanto. E’ davvero incredibile e questo vi darà la riconferma di quanto sia meglio, dovendo scegliere, vederlo dall’esterno piuttosto che esserci seduti sopra!
L’ultimo monastero di Ghum, lo Yiga Choling Gompa, che appartiene alla setta dei “Berretti Gialli”, è anche il più antico. La struttura è molto più modesta rispetto agli altri ma all’interno custodisce antichi affreschi e testi tibetani di grande valore. Terminata la visita riportatevi sulla strada principale e, in zona stazione, fermate la prima share-jeep diretta a Darjeeling.
Proprio sotto la stazione di Darjeeling si trova il famoso Dhirdham Mandir, una copia del Pashupatinath Temple di Kathmandu. Da qui si aprono delle meravigliose vedute sulla città che per lungo tempo venne utilizzata come stazione climatica dalla classe governativa britannica mentre oggi è rinomata come una delle più piacevoli mete turistiche montane.
Alla stregua di Shimla, in Himachal Pradesh, anche a Darjeeling si possono trovare le vestigia di quel passato coloniale che la rende ancor più affascinante, immersi in una meravigliosa cornice montana dove godere dello spettacolo della natura himalayana.
Pianta di Rododendro in fiore
Per gli appassionati di tè poi, o anche solo per farvene una cultura, non c’è come visitare uno stabilimento di produzione, lì dove vi spiegheranno quindi tutti i passaggi di ottenimento di una delle qualità di tè più pregiate al mondo. Senza andare troppo lontano e facilmente raggiungibile a piedi da Chowrasta potete allora fare tappa alla Happy Valley Tea Estate (ingresso con visita guidata 100 rupie). Seguite la Lebong Cart Road in direzione del Parco zoologico e quindi, quando circa a metà strada troverete il cartello, scendete a sinistra. Alla fine della T.P. Banerjee Road che serpeggia in discesa tra le piantagioni troverete l’edificio bianco principale. Enjoy your cup of Darjeeling tea! 🙂
Se il vostro viaggio a questo punto dovesse proseguire verso Siliguri, sappiate che il costo di una jeep condivisa è di 150 rupie (1.000 rupie per l’intero veicolo) e che queste sono in partenza non solo dalla stazione degli autobus, ma anche di fronte all’Hotel Ramada. Il tragitto ha una durata di circa 3 ore.
ciao, ho letto con attenzione il tuo articolo su Darjeeling perchè avevo intenzione di andarci in ottobre, ma le tue considerazioni sulle faticose ed obbligate salite/discese del posto mi hanno un tantino scoraggiato (siamo una coppia di settantenni fuori forma e con le ginocchia disastrate…); ti chiedo però se ci sono mezzi pubblici locali (taxi, tuc tuc…) per “aggirare” queste pendenze, grazie