Arriva il giorno in cui, in India, gli abitanti del Kerala di ogni classe e casta, si riuniscono a celebrare il ritorno del loro grande re Mahābalī, condannato da Visnu a vivere e a governare nel regno degli inferi (pātāla), ma concessogli tuttavia di far visita ogni anno ai suoi fedeli devoti in terra.
Racconta il mito che Mahābalī, conosciuto anche come Bali o Māveli, fosse un asura, un demone, ma benevolo, educato alla pratica della verità (satya), della correttezza e della devozione dal nonno paterno Prahlada. Il suo regno era immenso e comprendeva non soltanto la terra ma anche il paradiso (svarga), strappato al controllo dei deva, la schiera degli dei governati da Indra, il più grande guerriero.
Nel suo regno dominavano pace e prosperità, non esistevano malattie né bugie, tutti gli uomini erano uguali, non vi erano caste, e Mahābalī era profondamente amato dal suo popolo. In paradiso, su consiglio del grande maestro Sukracharya, Bali si impegnò ad officiare il più importante dei sacrifici, l’Ashvameda, il sacrificio del cavallo, per potersi garantire il mantenimento del controllo sui tre mondi (Bhur, Buvah, Svah = Terra, Atmosfera, Cielo).
Qui promise che, durante il periodo sacrificale, si sarebbe impegnato a soddisfare qualunque richiesta ricevuta dai propri sudditi. Approfittando di questa dichiarazione, Visnu, sotto forma di Vamana, un nano brahmano, si presentò al cospetto del re. Venne accolto con tutti gli onori, ripetutagli la disponibilità a soddisfare ogni suo desiderio. <<Non ti chiedo grandi cose>> disse Vamana, <<solo di poter avere tanta terra quanta io ne riesca a coprire con tre dei miei passi>>.
Sukracharya, il grande guru in grado di vedere il futuro, cercò di dissuadere Mahābalī dall’acconsentire alla richiesta, in quanto a conoscenza della vera natura di quel piccolo brahmano. Comunicò al discepolo la ragione della sua visita ma il re Bali, determinato ad onorare la sua promessa, non si fece convincere.
Vamana, da piccolo che era, diventò un gigante. Con un primo passo coprì la terra e con il secondo arrivò fino al cielo. Non avendo più altro da offrire Mahābalī, grande devoto, chiese a Vamana di compiere il terzo passo sulla sua testa e così Visnu lo spinse giù nel mondo degli inferi, fino al regno di Sutala. Qui avrebbe potuto governare e solo una volta all’anno, come premio per la sua immensa devozione e onestà, avrebbe potuto fare visita ai suoi fedeli in terra.
Quel giorno in Kerala cadeva quest’anno il 7 settembre, all’inizio del mese di Chingam, il primo mese dell’anno secondo il calendario Malayalam. Anche se le celebrazioni durano ben 11 giorni e cominciano con la preparazione di decorazioni floreali (pookalam) – disegnate pazientemente da mani sia femminili che maschili, dentro e fuori casa – la festività vera e propria ha una durata di quattro giorni, di cui il secondo (Thiruvonam), è il più importante.
Gli abitanti del Kerala si vestono di abiti nuovi, comprati apposta per l’occasione, simbolo di purezza, coincidente con l’abbandono di pensieri e sentimenti negativi. Pranzi ricchi (onasadya), serviti su foglie di banana, vengono cucinati in ogni casa e anche i più poveri cercheranno di preparare qualcosa, seppur più umile, per non perdere l’occasione. Un detto locale dice: “Kaanam Vittum Onam Unnanam”, ovvero, “tutti dovrebbero mangiare a Onam, anche a costo di vendere tutte le proprietà”.
Giochi di ogni sorta e gare in barche lunghe come serpenti (vallamkali), danze spettacolari tra cui Pulikali e Kathakali e processioni di elefanti avranno luogo nei centri culturali più importanti del Kerala, per dar vita ad una delle feste più colorate dell’India intera. Un trionfo di sacralità nell’India più autentica, nell’India più pura, nell’India più India!
Per maggiori info visitate il sito www.onamfestival.org
Thiruvonam 2015: 28 agosto
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