Passare una settimana sulle spiagge di Ko Samui ed affermare di conoscere la Thailandia, girovagare per un paio di giorni tra i templi di Luang Prabang e ritenere di aver visto il Laos, scattare qualche foto tra i tunnel della seconda guerra mondiale di Ho Chi Min e credere di essere stati in Vietnam: se c’è un errore che spesso si commette viaggiando in Indocina, è quello di pensare che una o due località al massimo per ogni paese, ci possano raccontare tutto quello che c’è da sapere di un territorio che si estende tre volte quello dell’Italia, dal mare alle montagne, ricco di tradizioni e costumi che variano da etnia a etnia, da nazione a nazione… pensarla in questo modo è un peccato estremamente limitativo!
Firenze non è la Toscana, Roma non è il Lazio e allora la Cambogia non è Siem Reap e Siem Reap non è solo Angokor Wat. Ci sono mille motivi per fermarsi più a lungo in questo paese, luoghi da scoprire al di fuori delle rotte turistiche, luoghi rari – se non unici – al mondo, luoghi che vi faranno emozionare, che sarete felici di aver conosciuto e a cui sarete soddisfatti di aver dedicato del tempo.
Per esempio, una breve corsa in tuk tuk è tutto quello che divide Siem Reap – la cittadina più turistica e meno cambogiana della nazione – dal lago Tonlé Sap, il più grande lago di acqua dolce del sud-est asiatico dichiarato “riserva della biosfera” dall’ Unesco nel 1997. Non solo quindi una grande distesa d’acqua da ammirare in lontananza lungo la strada che conduce a Phnom Penh – la capitale – ma un ambiente sorprendentemente originale in cui l’uomo è riuscito ad adattarsi e a insediarsi, dando vita a veri e propri mondi galleggianti che dalle acque di questo riescono a ricavare il proprio sostentamento.
Il Tonlé Sap – che significa “grande fiume dalle acque fresche” – è in realtà un sistema combinato di fiume e lago (aventi lo stesso nome) la cui ampiezza varia a seconda delle piogge. Durante la stagione secca (da novembre ad aprile) il lago è infatti relativamente piccolo e presenta un’estensione di circa 2500 km² e una profondità massima di circa 2 metri. Durante la stagione dei monsoni tuttavia (da maggio a ottobre), le acque possenti del Mekong – che si collega al fiume Tonlé Sap nel centro di Phnom Penh – vengono spinte all’interno verso il lago, provocando esondazioni che andranno a ricoprire la campagna e le foreste circostanti, facendone aumentare l’area fino a 15.000 km² e la profondità fino a 10 metri. Al termine della stagione delle piogge poi, il corso si invertirà di nuovo e il fiume Tonlé Sap ritornerà a fluire dal lago in direzione del Mekong, nel quale riverserà tutta l’acqua in eccesso.
La zona soggetta all’allagamento diventa così un’area perfetta per la riproduzione dei pesci, rendendo il lago Tonlé Sap una delle zone di pesca interna più ricche del mondo, che contribuisce per il 75% al totale della pesca cambogiana, fornendo cibo e proteine sufficienti a più di tre milioni di persone.
Sulle acque del lago e su quei terreni che si ritrovano sommersi per buona parte dell’anno, si sono quindi insediate intere comunità di pescatori/agricoltori che da secoli ormai vivono in armonia con l’ambiente che li circonda, profondamente legati a quell’ecosistema così particolare e ai ciclici cambiamenti che si susseguono da generazioni, pronti costantemente a seguire letteralmente il flusso degli eventi.
Scuole, negozi, chiese e abitazioni, a questi villaggi galleggianti o su palafitte non manca proprio nulla tanto che i loro abitanti difficilmente lascerebbero le acque del lago per trasferirsi sulla terra ferma.
Visitare una – o più – di queste comunità è un’esperienza assolutamente da non perdere! Vi consiglio a tal proposito di prendervi il tempo per raggiungere i villaggi più lontani da Siem Reap, più autentici e meno affollati di turisti. Non soffermatevi dunque solo a Chong Kneas e optate piuttosto per un tour più lungo verso Kompong Khleang, Kompong Phluk, Me Chrey o Prek Toal, quest’ultimo situato nei pressi di una Riserva avi-faunistica.
Leggi anche Lago Inle, un mondo sospeso sull’acqua