Si racconta dell’India che la ami o la odi. Che dite, sarà poi così vero?
Chi l’India la conosce – per quanto si possa conoscere una realtà così varia e complicata – sarà forse d’accordo nell’ammettere che i due sentimenti difficilmente si escludono a vicenda: le due cose si muovono parallele, anzi, si alimentano l’un l’altro.
Mi spiego meglio…
L’India è forse l’unico paese al mondo che sa farti arrivare i nervi a fior di pelle: ti stressa, ti mette di fronte alle condizioni meno sopportabili, al caldo, al traffico, allo sporco, alla folla, alla miseria, alle situazioni meno tollerabili; ti sbatte faccia a faccia con quei limiti che mai avresti pensato di poter raggiungere. Per tutto questo e molto altro l’India la odi. Sfido chiunque, perfino l’anima più imperturbabile, a sostenere il contrario!
Ma se è vero il detto che “chi odia ama”, l’India è quel paese che mentre ti fa incazzare, ti sta lentamente seducendo senza neanche che tu te ne accorga. E’ tutta una questione di tempo perché da quello che apparentemente vi potrà sembrare tragico e frustrante, possa uscirne qualcosa di buono. Credetemi, se non ha funzionato la prima volta, datele una seconda possibilità!
A contatto con l’India si cresce interiormente perché quei limiti, volente o nolente, ti ha obbligato a superarli, facendoti provare emozioni talmente forti che rimarranno necessariamente indelebili nella tua mente; non solo, l’India ti porta a rimettere in discussione ogni tuo punto di vista e tutti i tuoi “credo“, ti fa riflettere, ti insegna il concetto di accettare e lasciar correre senza prendertela.
Ma più di ogni altra cosa, volete sapere personalmente qual’ è l’aspetto che maggiormente mi lega – e forse legherà anche voi – a questa terra di incredibili contraddizioni? L’India mi fa letteralmente morir dal ridere! L’India è la patria delle stranezze e qui come in nessun altro paese sono all’ordine del giorno, ti si palesano davanti agli occhi come se fossero una scontata normalità ma suvvia, la verità è che per noi in India di normale non c’è assolutamente niente! L’India è un mondo completamente folle!
Lasciar correre e riderci sopra allora: niente male come filosofia di vita, l’unica che conosco per poterle sopravvivere!
Che ti piaccia oppure no quindi, è probabile che prima o poi l’India ti ritroverai inconsciamente ad amarla e lo farai serenamente, imparando a convivere con le tue incazzature. Questo non significa che si debba per forza condividerne tutte le storture sociali, ma neanche farne una ragione di scontro. In poche parole, se volete sopravvivere a questo mondo fareste bene a partire già con una buona dose di rassegnazione: l’India non la si combatte, fatevela amica e scorreteci insieme o, in alternativa, sappiate di avere già perso in partenza!
“India is not a tourist-friendly country. It will reveal itself to you only if you stay on, against all odds. The “no” might never become a “yes” but you will stop asking questions.”
(Suketu Mehta)
Ma concentriamoci ora sul fattore umano: quanti e quali personaggi arriveranno ad infastidirvi durante il vostro viaggio in India e, in alcuni casi, soprattutto se siete donne? Come comportarvi? Ecco qualche consiglio frutto della mia personalissima esperienza sul posto!
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1. I Bugiardi
Ebbene sì, tutto il mondo è paese e anche qui, non appena atterrati, troverete già chi cercherà di fregarvi approfittando del vostro disorientamento da novellini. Vi faccio un esempio pratico perché capiate di cosa sto parlando e perché è molto probabile che succederà anche a voi se, una volta arrivati a Delhi, vorrete prenotare un treno direttamente dalla biglietteria della stazione.
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Nella fattispecie, fuori dalla stazione di New Delhi, incontrerete dei personaggi che vi fermeranno per cecare di convincervi che l’ufficio prenotazioni dedicato ai turisti stranieri è stato spostato in un nuovo edificio raggiungibile solo con una breve corsa di tuk tuk. Ovviamente si tratta di una menzogna: il Tourist Bureau si trova da anni al primo piano nell’edificio principale della stazione e non si è mai spostato neanche di mezzo centimetro! Coloro che hanno creduto alla storia del trasferimento sono stati portati in una sorta di losca agenzia di viaggio dove gli è stato venduto un biglietto a prezzo maggiorato se non addirittura raddoppiato o triplicato.
Tenete allora presente questa cosa: se un indiano si offre di darvi il suo aiuto o informazioni senza che voi glielo abbiate chiesto, in linea di massima sta cercando di fregarvi o di trarne un vantaggio. Fidarsi è bene ma, in India, dubitare è sempre meglio! Se avete una domanda o un dubbio chiedete ad almeno due o tre fonti prima di crederci e comunque sappiate che è tipico indiano darvi come risposta quello che molto probabilmente vorreste sentirvi dire; che sia la verità o meno poi, quello poco importa e lo scoprirete solo strada facendo.
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2. I Bramini Accattoni
Ti vedono arrivare da lontano, varcare la soglia del tempio, quasi gli si illuminano gli occhi e ti richiamano verso la cella sacra per darti la benedizione, il tutto ovviamente al fine di ricevere una lauta offerta. Ma come? In alcuni templi non è neanche permesso l’accesso ai non hindu e invece in altri addirittura quasi mettono da parte i loro fedeli per riporre su di te tutte le attenzioni? C’è qualcosa che non mi torna.
Dicesi donazione un’offerta volontaria, non dovuta. Il fatto che sia un bramino (che ricopre circa il ruolo dei nostri preti) a chiedervela non deve mettervi in soggezione né tanto meno intimorirvi, anzi, fossi in voi, proprio perché ve lo sta chiedendo, io non gli darei neanche un centesimo. Tanto meno se questa donazione quasi ve la impongono mostrandovi un quaderno che elenca le offerte fatte da altri stranieri e che ammontano solitamente a centinaia o migliaia di rupie.
Purtroppo ho visto tanti turisti elargire uno sproposito di rupie solo per la paura di mancare di rispetto ad una figura religiosa. Tenete questo bene a mente: il fatto che i bramini siano per nascita i custodi di antiche tradizioni sacre, non significa che siano dei santi, anzi, molti di loro non lo sono affatto; inoltre è risaputo che i templi hindu siano tra gli enti più ricchi di tutto il paese.
Gli indiani stessi, quelli che ci tengono alla purezza della loro religione, sono i primi a non frequentare determinati centri e a disdegnare questa mercificazione della fede. Non sentitevi dunque in dovere di lasciare per forza un’ offerta e se lo volete fare, che sia della cifra che decidete voi. Guardatevi intorno e vedrete che la maggior parte dei devoti non dona più di 10-20 rupie per cui fate lo stesso.
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3. Le Ladies
Ruttano, russano e hanno l’incedere di un elefante. No, non sto parlando delle graziose e minute adolescenti che timidamente ti avvicinano e incuriosite ti fanno qualche domanda ma delle loro madri o, ancor peggio delle loro nonne conservatrici che vedono in noi occidentali delle “poco di buono”. La donna indiana sposandosi acquisisce più dignità sociale. Quel che succede all’interno della famiglia allargata è che le ultime arrivate devono sottostare al “matronato” di quelle più anziane le quali, col passare degli anni e l’arrivo di nuove generazioni, conquistano sempre più autorevolezza.
Sarà allora forse per questo, e per la costituzione che comincia ad aumentare dopo il primo figlio , che le timide e graciline fanciulle si trasformano in degli esseri invadenti e senza remore, soprattutto nei confronti delle turiste femmine.
Le situazioni peggiori in cui avere a che fare con una di queste gentili signore sono i viaggi in autobus e in treno. In autobus (mezzo che fu concepito nell’antichità quando l’indiano medio era ancora magrolino), te le ritroverai accanto a schiacciarti con la loro stazza (preferiscono comunque sedersi di fianco ad una donna), senza preoccuparsi del fatto che tu sia comoda o meno.
In treno invece, nel caso in cui sleeper, dopo essersi divorate tutto il cibo portato da casa, vorranno sdraiarsi e i loro cari mariti faranno di tutto per accomodarle. Come? Lasciandole tutta la branda – su cui dovrebbero stare seduti in tre – e quindi spostandosi dalla tua parte dove, nel frattempo, si sono accumulate dalle quattro alle cinque persone. Ora, per situazioni del genere uno potrebbe anche farsi una risata ma vi assicuro che, se fa caldo e su quel mezzo ci siete seduti da almeno quattro ore, le vorreste uccidere!
Ancora peggio, nelle grandi città, è ritrovarsi nell’ ora di punta su un vagone per “ladies only” dove, vi assicuro, mi è capitato di vederne alcune tirarsi i capelli per rivendicare il loro posto a sedere.
Altra categoria di tremende sono poi quelle appartenenti alle classi più povere e spesso intente a chiedere l’elemosina. Ti chiamano didi (“sorella”), antie (“zia”) o addirittura rani (“principessa”) ma non si faranno assolutamente problemi a strattonarti e a tirarti dietro tutte le maledizioni se ti rifiuti di dar loro qualcosa. Tranquille comunque, la curiosità che hanno nei vostri confronti ben presto le trasformerà tutte nelle vostre migliori amiche.
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4. Gli Stalker
Appartengono a questa categoria diversi tipi di uomini: ci sono gli stalker “da vicino” e quelli “da lontano”. I primi ti approcciano con le solite domande del caso – which country are you (il from è opzionale), what is your name… – e non ti mollano più. Gli altri, che sono i peggiori, si piazzano a distanza ma mantengono lo sguardo fisso su di te, non lo distolgono neanche a pagarli e nel frattempo con il loro cervello chissà a che cosa stanno pensando. Se i primi possono essere noiosi a lungo andare, i secondi sono quelli che per una donna possono risultare davvero fastidiosi soprattutto se gli sguardi vengono rivolti con malizia.
Purtroppo in India esiste una concezione che vede la donna bianca letteralmente come una mezza prostituta: le immagini dei film che ormai spopolano ovunque, gli atteggiamenti più aperti (per loro anche stringere una mano è considerato un atteggiamento aperto!) o l’abbigliamento che mette in mostra parti del corpo che le donne indiane non mostrerebbero mai (per esempio gambe e spalle), può dare adito a questo pensiero e portarli a credere di poterci “conquistare facilmente”. Questo succede soprattutto tra i ragazzi più giovani che la prendono come un gioco o tra gli uomini di mezza età, mentre i più anziani ci vedono semplicemente come degli alieni per cui il loro sguardo è quello di semplice curiosità.
Se comunque la situazione diventa pressante, la soluzione migliore è quella di alzare la voce. Vedrete che, in men che non si dica, troverete qualcuno pronto a difendere la vostra causa e a rimproverare bruscamente chi vi sta dando fastidio.
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5. Quelli che il selfie…
Ebbene si, la mania del selfie ha spopolato anche in India e diventerà uno dei vostri incubi peggiori! Tanto per intenderci, il manager della guest house in cui stavo mi ha addirittura bussato in camera per chiedermi se facevo un selfie con lui! In questi anni di viaggi in India sono stata testimone delle fasi di sviluppo e diffusione della tecnologia che riguarda i telefoni: nel 2009 i telefonini ancora non esistevano se non quelli di vecchia generazione che possedevano solo in pochi; trovare un telefono fisso per strada era facilissimo, bastava cercare la scritta STD; i turisti scattavano le foto agli indiani.
Nel 2012 più della metà degli indiani aveva un telefono in mano, sempre di vecchia generazione ma con una piccola fotocamera incorporata; i punti STD sopravvivono a stento ma ancora si trovano; il turista fa la foto all’indiano; qualche indiano incomincia a fare la foto al turista.
Nel 2016 la situazione è completamente sovvertita: tutti gli indiani sono in possesso di cellulari di nuova generazione, più belli e più grandi di quelli dei turisti; trovare un STD è diventata una mission impossible; il turista viene pedinato perché ormai tutti gli indiani vogliono farsi un selfie con lui. Morale della favola? Il turista ha quel che si merita e almeno adesso si rende conto di quanto possa dare fastidio essere dall’altra parte dell’obiettivo.
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6. Gli Invasati di Spiritualità
“L’India è la patria della spiritualità”: quante volte ho sentito pronunciare questa frase a vanvera da persone che l’India non saprebbero neanche ritrovarla sulla mappa! L’India è certo la patria di filosofie antiche, anzi antichissime ma che si sono formate in un contesto dal quale non possono e non dovrebbero prescindere. Rishikesh, Bodhgaya, Pune, Auroville e tanti altri, tra cui centri yoga e ashram per la meditazione, sono i luoghi dove solitamente si concentra questo tipo di individui provenienti da tutto il mondo, tanti dei quali tedeschi, francesi ma anche in inglesi e italiani.
Niente da dire sulla loro scelta di orientamento, niente finché non vi capiterà di averci a che fare e allora vi asciugheranno con le loro teorie trascendentali. Osho, Sai Baba, Hare Krishna Hare Ram Krishna Krishna Hare Hare…ma basta! Tutte le volte che sono entrata in un Iskon Temple non hanno fatto altro che cercare di vendermi libri o di farmi lasciare un’offerta, il centro per la meditazione dinamica di Osho costa più di un hotel 5 stelle, Auroville è un mondo utopico dove un consistente gruppo di occidentali vive in pace con l’universo sbattendosene letteralmente le palle del mondo che sta fuori, a Rishikesh in un centro yoga mi hanno suggerito di evitare di parlare con gli indiani….ma che cosa ci fate in India allora mi chiedo io?
Non mi permetterei mai di fare di tutta l’erba un fascio ma purtroppo quello che vedo è, in molti casi, un puro disinteresse nei confronti del paese in cui si trovano, paese da cui tuttavia hanno tratto le filosofie che gli stanno apportando un benessere personale. Benessere personale dunque, questo è tutto, senza il mimino interesse o anzi, a volte quasi un disdegno nel conoscere la realtà che sta fuori da questi ambienti ben protetti. Questo genere di persone sono quelle che a me personalmente non vanno per niente a genio.
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7. Gli Israeliani
Ho cominciato a conoscere gli Israeliani durante un viaggio in Sud America ma ne ho scoperto la vera essenza soltanto in India dove si riversano a frotte una volta terminato il servizio militare obbligatorio nel loro paese, maschi e femmine. Sono tendenzialmente molto giovani, intorno ai 22-24 anni, si spostano in gruppi e tendono a socializzare soltanto tra di loro. Gli Israeliani non li si trova ovunque, hanno una serie di luoghi che preferiscono, ovvero dove tendenzialmente si trovi da fumare e si possa cazzeggiare più che altrove: luoghi quindi sufficientemente turistici dove possano, tra le altre cose, trovare ristoranti che servano cibo della loro tradizione.
Non avete idea di che faccia possano avere? Pensate all’immagine comune che abbiamo di Gesù Cristo, che parli con accento arabo, ed eccovi fornita l’identikit! 🙂 Mi ricordo quando ancora non c’erano gli smartphone, loro erano quelli che monopolizzavano gli internet point per le video chiamate e fu proprio in quell’occasione che imparai il significato della parola shalom, il loro saluto. In quanto giovani sono soliti avere quell’atteggiamento spavaldo che non prevede il rispetto per chi gli sta intorno, tanto meno per gli indiani che vengono spesso trattati con arroganza e maleducazione.
Difficilmente li incontrerete nei siti archeologici di maggiore interesse: per loro l’importante non è il luogo ma la compagnia per cui li troverete a perdere le giornate intere ascoltando musica davanti alle loro stanze o nei cafè. Adorano la musica techno e non si faranno problemi a tenerla a tutto volume dando per scontato che debba per forza piacere anche a voi. Di seguito l’elenco di alcune delle mete incluse nel loro percorso: Old Manali, Kasol e dintorni, Mcleod Ganj e dintorni, Pushkar, Goa, Gokarna, Hampi, Havelock Island, Vattakanal.
Ah, ovviamente questo non toglie che io abbia conosciuto degli Israeliani favolosi, viaggiatori solitari o coppie e spesso sono loro i primi a prendere le distanze dai propri connazionali.
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8. Quelli che il clacson
Fatevene una ragione: in India il clacson si suona perché lo prevede il codice della strada, è il loro modo di comunicare e quello che evita da sempre una miriade di incidenti mortali. Clacson che per poco non ti bucano un timpano, che nelle grandi città non ti faranno dormire la notte, fino a quando non ci avrai fatto talmente l’abitudine da diventare soltanto un altro suono di sottofondo con cui dover convivere.
Il clacson si usa per avvertire chi c’è davanti del proprio passaggio, è una specie di invito al non muoversi, al non cambiare la propria rotta per evitare uno scontro. Le strade indiane sono forse una delle cose più incredibili di questo paese, gli incroci e gli attraversamenti nelle grandi città l’ostacolo più difficile per un turista alle prime armi, ma c’è una tecnica per sopravvivere: fare gruppo. Se dovete attraversare una strada e non sapete da dove partire, affiancatevi al primo indiano che intende fare lo stesso e seguite ogni suo movimento.
In India vige la regola dello “schiva l’ostacolo” e credetemi, sono talmente bravi a farlo che riuscirete ad uscire indenni anche dalle situazioni apparentemente più critiche ma fate attenzione, in India vige anche la regola del più grosso: se si tratta di un pullman fatevi da parte perché quelli si che potrebbero tirarvi sotto!
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9. Avete qualcosa da aggiungere?
Amanti dell’India e non, fatevi avanti, sono curiosa di sapere chi vi ha fatto incazzare di più durante le vostre esperienze con l’India!:-)
Ma a proposito di “Esperimento con l’India”: esiste un libricino con questo titolo che é di Giorgio Manganelli e che vale la pena di leggere. Si tratta di un insieme di resoconti scritti nel 1975 a seguito di un viaggio come inviato della rivista “Il Mondo”.