Cari viaggiatori e amanti del cammino, non me ne vogliate ma mi sento in dovere di farvi una premessa: se sul cartello da escursionismo che avete di fronte trovate scritto “sentiero molto impegnativo”, trattasi evidentemente di un monito importante. A tal proposito e prima di intraprendere un percorso etichettato come tale, sarebbe meglio che vi poniate questa domanda: siete sicuri di saperlo affrontare?
Vi do un paio di indicazioni perché lo possiate valutare:
– Lunghezza dell’itinerario: 19 km
– Durata del percorso: almeno 4h30 di cammino effettivo
– Dislivello positivo: 780 metri
– tratti esposti o molto sposti da superare con l’ausilio di catene
– poche fonti d’acqua lungo il percorso (nessuna lungo il Sentiero delle Batterie)
Se la vostra risposta è no, non preoccupatevi, a San Fruttuoso ci potete arrivare lo stesso passando per un sentiero più semplice.
Se invece la vostra risposta è sì, allora preparatevi ad imbarcarvi in un’esperienza spettacolare, di quelle che non dimenticherete così facilmente! Vi porto a scoprire uno degli itinerari di trekking più spettacolari della Liguria e sicuramente il modo più entusiasmante per raggiungere l’Abbazia di San Fruttuoso. Un percorso a cavallo del Promontorio di Portofino e affacciato su un incredibile mare turchese, quello del Golfo Paradiso, che da qui si estende ad ovest verso l’antica Repubblica marinara di Genova.
E a proposito di borghi marinari, se non siete mai stati a Camogli, un tempo conosciuta come la “città dei mille bianchi velieri”, vi suggerisco certo di farle visita come conclusione delle vostre fatiche, all’ora del tramonto, quando il sole illumina di arancio le facciate dei suoi palazzi decorati a tromp l’oeil, e l’aria è vivida, così che anche voi possiate rimanere incantati dalla sua bellezza e vitalità.
Ed è proprio dal centro di Camogli, nei pressi della Via San Bartolomeo che potrebbe prendere avvio il vostro percorso – utile qualora doveste arrivare in treno – ma se siete muniti di auto allora tanto vale che facciate vi rechiate un po’ più su, fino alla frazione di San Rocco, dove, proprio nei pressi della chiesa si dividono i sentieri che permettono di raggiungere San Fruttuoso. In quanto a parcheggi se ne possono trovare di liberi lungo la strada o, male che vada, nel grande piazzale a pagamento situato al limite della ZTL. Se però volete a tutti i costi salire a piedi da Camogli mettete in conto circa 30/40 minuti per percorrere i 200 metri di dislivello aggiuntivi.
Arrivati sul sagrato delle chiesa, dovrete quindi decidere che strada prendere e questo, di nuovo, andrà valutato sulla base delle vostre capacità. Esistono due percorsi per raggiungere San Fruttuoso: uno, più semplice, di livello E (Escursionisti) – il cosiddetto Sentiero delle Pietre Strette – e uno più impegnativo, di livello EE (Escursionisti Esperti) – quello chiamato Sentiero delle Batterie.
Se la vostra risposta alla mia domanda iniziale è stata no, ovvio che da qui prenderete il primo, risalendo al bivio per la Via Galletti. Se alla domanda invece avete risposto sì, allora continuate sul percorso con vista mare (Via Mortola), che si estende in piano attraversando le località Il Poggio e Mortola, tra le casette colorate, gli ulivi, gli alberi di limoni e, se la stagione è quella giusta, tra le fioriture di mimosa. Ma non crediate che sia tutta così: il paesaggio oltre gli abitati si fa subito più selvaggio, ci si addentra nella macchia mediterranea e ci si perde nell’azzurro di quel mare, le cui viste magiche vi faranno perdere il conto dello scorrere del tempo.
In 40 minuti siamo già arrivati alla località Batterie (246 m.), dove si trovano alcuni appostamenti militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Ci troviamo all’altezza di Punta Chiappa, una striscia sottile di roccia puddinga che si estende nel mare per una cinquantina di metri e che segna lo spartiacque tra il Golfo Paradiso e la Riserva Marina di Portofino, nella quale rientra anche la baia di San Fruttuoso. Famosa per le acque cristalline che la lambiscono e l’ottima visibilità, durante i mesi estivi Punta Chiappa si trasforma in una meta gettonata per lo snorkeling e – organizzandosi con gli operatori della zona – per il diving. Sempre partendo da San Rocco si può raggiungere Punta Chiappa in circa 30 minuti percorrendo il sentiero che passa anche per Punta Pidocchio.
Ma ecco che da qui incomincia la parte più adrenalinica, quella che a tratti ma per circa un’ora vi vedrà impegnati su passaggi esposti, a strapiombo sul mare e qualche volta, c’è da dirlo, attaccati saldamente alle catene. Probabilmente se lo avessero chiamato il Sentiero delle Catene piuttosto che delle Batterie la cosa sarebbe suonata un po’ troppo minacciosa ma è vero anche che di queste ce ne sono parecchie e che forse altro nome non poteva essere più appropriato. Non fatevi venire l’ansia comunque, concentratevi e basta. Le catene sono state affisse alla roccia per sicurezza ma la verità è che nella maggior parte dei casi, potreste benissimo farne a meno.
C’è però un punto in particolare in cui ringrazierete ci siano, fondamentali soprattutto se la roccia è bagnata e di conseguenza scivolosa. Si chiama il Passo del Bacio e voi vi starete chiedendo: ma un bacio tra chi? Racconta la leggenda di due giovani amanti le cui famiglie non approvavano la loro relazione e che da questo punto, datisi l’ultimo bacio, si lanciarono insieme nel vuoto e si unirono per sempre alle onde del mare. Bene, nei vostri possibili attimi di panico, cercate di non fare la stessa fine! 🙂
Doveste superare questo punto indenni comunque il percorso prosegue ancora con una serie di saliscendi su terreno sconnesso e altre catene fino ad un ruscello, oltre il quale incomincia la salita per la sella del promontorio di Punta Torretta, posta a protezione di San Fruttuoso e che già lungo il cammino avrete notato sull’altro lato di Cala dell’Oro. Il sentiero procede a piccoli tornanti dapprima tra la vegetazione più rada e quindi nel bosco a prevalenza di carpini neri per un totale di circa 40 minuti. Da lassù (270 m.) continua poi tutto in discesa per riportarsi al livello del mare.
Ce l’avete fatta! Stupitevi, meravigliatevi, entusiasmatevi! Che la raggiungiate in barca o a piedi, da Camogli o da Portofino, l’Abbazia di San Fruttuoso, che si nasconde nella sua splendida baia dal X secolo, appare agli occhi del viaggiatore come un incredibile miraggio e così sarà soprattutto per voi, che ve la siete conquistata con fatica! In piedi sicuramente già nel 977 e ottenuta dalla famiglia Doria nel XVI secolo, l’Abbazia è oggi di proprietà del FAI e può essere visitata tutto l’anno al prezzo di 7,50 euro. (Info sul sito)
Una piccola e graziosa spiaggetta su cui rilassare le stanche membra e rigenerare la mente, che altro avreste potuto desiderare dopo almeno 2h30 di cammino con probabili attimi di tensione? Godetevi questi istanti di meritato riposo e se la stagione lo permette non esitate a buttarvi in mare! Attenzione però: il fatto che a San Fruttuoso arrivino i battelli, soprattutto in alta stagione, potrebbe comportare l’afflusso di orde di turisti e quindi togliere in parte fascino ad un luogo che meriterebbe invece di essere visitato in un’atmosfera pacata. Il mio suggerimento per questo sarebbe quello di andarci per esempio in una bella giornata di marzo, quando ancora le barche arrivano solo da Camogli e con poche corse al giorno e la maggior parte di quelli che incontrerete sono quindi camminatori come voi, pochi ma buoni!
Dicevamo prima che da San Fruttuoso potreste anche pensare di rientrare a Camogli in battello ma siccome qua vi racconto di un itinerario ad anello che prevede l’uso delle gambine allora è arrivato il momento di rimettersi in moto. Non credevate mica di aver finito di faticare? Il Sentiero delle Pietre Strette, che abbiamo detto essere più semplice, non prevede tratti esposti e l’utilizzo di catene ma in quanto a dislivello positivo vi darà comunque del filo da torcere. Nella fattispecie stiamo parlando di altri 460 metri in salita! Il sentiero dalla spiaggia risale prima verso la Torre Doria – sì, proprio quella che vedete isolata poco più in alto dell’Abbazia – e quindi si inoltra nel bosco seguendo un bucolico ruscello fino all’Agririfugio Molini. (consultate il sito per info sulle aperture).
Ma a proposito di tradizioni: voi lo sapete cos’è una tonnarella? E’ un sistema di pesca a corde fisse più piccolo e semplice rispetto alla cosiddetta tonnara, ideata inizialmente per la pesca del tonno rosso e di cui in Italia rimangono ormai pochissimi esempi, tra cui due in Sicilia e due in Sardegna. Della tonnarella di Camogli, l’unica dell’Italia peninsulare, si hanno notizie già dal 1600 e ancora oggi, gestita da una Cooperativa di pescatori locali, costituisce la principale fonte di reddito dell’economia cittadina.
Ogni anno, durante i mesi invernali che precedono la stagione di pesca, risalendo la mulattiera che dalla spiaggia di San Fruttuoso vi porta alla Torre Doria, vi potrebbe capitare di assistere alla preparazione delle reti, le quali vengono calate in mare nel mese di aprile – a 400 metri da Punta Chiappa – e lì vi rimangono fino a settembre per essere issate tre volte al giorno dai pescatori. Si tratta di un metodo di pesca più sostenibile di altri in quanto la maglia larga delle reti permette ai pesci più piccoli di non rimanervi intrappolati e ai pescatori di poter selezionare solo il pesce adatto alla commercializzazione, ributtando il resto, ancora vivo, in mare.
Le corde (dette “cavi”) vengono ancora oggi intrecciate a mano secondo i canoni di un tempo, con strumenti a dir poco arcaici e vengono prodotte con una fibra di cocco importata apparentemente dall’India, la quale è andata a sostituire pian piano l’utilizzo di fibre di canapa e l’erba lisca, che cresce abbondante sul promontorio di Portofino.
Ma proseguiamo oltre e dunque, dove eravamo rimasti? Ah sì, all’Agririfugio Molini (200 m.). Continuiamo sempre in salita per coprire il dislivello rimanente che ci divide dalla località Pietre Strette (460 m.), il punto più alto di questo nostro itinerario, nonché il luogo che prende il nome da quegli imponenti massi rocciosi che lì si trovano, a formare delle pittoresche fessure.
E’ questo il fulcro del promontorio e punto dal quale si passa all’altro versante, quello da cui si vedono Santa Margherita Ligure e Rapallo. Continuiamo in direzione di Gaixella (seguendo quindi anche i cartelli per Portofino Vetta) attraverso il bosco mesofilo che in primavera è ricco di fioriture. Lo sapevate che il Parco di Portofino, istituito nel 1935, conserva oltre 900 specie di flora? Il percorso è agevole, si estende in piano su terreno battuto e all’ombra degli alberi.
Helleborus Foetidus
In località Gaixella, che raggiungerete in massimo 15 minuti, individuate il bivio che, inizialmente sempre nel bosco, scende fino al piccolo abitato di Galletti e quindi da lì, fino alle spalle della chiesa di San Rocco, esattamente là dove alla mattina avevate deciso che strada prendere. In totale, da San Fruttuoso, saranno passate circa 2 ore. Complimenti, missione compiuta!!!
Che dite adesso, focaccia e birretta? 🙂 Eccome no, via che si riprende la macchina e si scende a Camogli! Non so voi ma io che non c’ero mai stata ne sono rimasta totalmente affascinata: il lungo mare con i palazzi colorati, il porto antico, il Castello della Dragonara, la Basilica di Santa Maria Assunta, Camogli, tenuta al caldo dalle montagne e baciata dal mare.
E se vi piacciono il pesce e le sagre di paese, tornate a farle visita la seconda domenica del mese di maggio, per vedere come si fanno a friggere tre tonnellate di pesce fresco in una padella di quattro metri di diametro! La Sagra del Pesce nel 2020 si svolgerà domenica 10 maggio.
Un ringraziamento particolare va a Simone, per avermi accompagnato in questa avventura e per avere vissuto insieme a me quei brevi momenti di panico che ci hanno però portato al successo! 🙂