“Once de la noche, Managua, Nicaragua”. Ve la ricordate la canzone di Manu Chao? È da quando l’ho sentita per la prima volta nel lontano 2002 che il Nicaragua è entrato a far parte della lista dei miei luoghi un po’ mitici e un po’ estremi da raggiungere. Mitico perché l’idea è stata concepita quando ancora il mio spirito da viaggiatrice era in fase di incubazione e non lo ritenevo un progetto così facilmente realizzabile; estremo perché il Nicaragua lo credevo un paese pericoloso, un covo di narcotrafficanti e di bande criminali che avevano trovato nei territori del Centro America il nuovo corridoio dove spostare i loro affari, da quando Messico e Stati Uniti si erano impegnati per combattere i cartelli della droga.
Passati gli anni il nome Nicaragua è però tornato a risuonare nella mia testa come quello di una nazione completamente diversa, decisamente più accessibile, ed erano stati i racconti di chi ci era già stato a farmi credere di doverlo fare, di prenotare quel biglietto e partire. “Gente dolce ed accogliente, atmosfera rilassata”, i giudizi erano tutto l’opposto di quello che immaginavo, d’ispirazione; il mio sogno si stava per realizzare, le mie aspettative – e dico purtroppo – erano alte.
Ecco quindi che, proprio quando sul più bello sarebbe forse più coerente dichiarare al mondo intero il mio amore per questo paese, la risposta non è poi così scontata e a chi mi chiede se il Nicaragua mi sia piaciuto o meno, devo fare una premessa: avere avuto come metro di paragone il Guatemala – era da lì che arrivavo – di certo non ha aiutato nel formare la mia opinione che, come credo si intuisca, non è stata del tutto positiva. Il confronto era inevitabile: in Guatemala ho incontrato gente sorprendentemente affabile e cordiale, contenta ed orgogliosa di vedere un turista viaggiare nel proprio paese senza pretendere troppo in cambio, gente immancabilmente sorridente e, per quanto non ricca, di certo onesta e dignitosa.
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Il mio primo impatto con il Nicaragua non è stato invece altrettanto entusiasmante e per un po’ di giorni mi sono sforzata di capire se dietro a quell’atteggiamento svogliato e disinteressato della popolazione ci fosse una ragione storico/sociale; più che altro credevo però di essere io a non riuscire a scovare nelle persone tutta quella genuinità di cui avevo sentito parlare. Ma genuinità – mi sono anche chiesta – che cosa vuol dire esattamente? Genuino – sono arrivata a concludere – non necessariamente significa allora sorridente e disponibile; genuino è anche colui che è più semplicemente spontaneo, schietto, sincero, che non usa fronzoli né mezzi termini…
Ebbene, alla fine mi sono rassegnata all’idea che forse tutta quella genuinità (nell’accezione positiva del termine) non l’avrei scovata così facilmente e credo allora che sia proprio per questo, per il poco entusiasmo che mi ha trasmesso la sua gente, che a distanza di quasi due anni, solo con fatica sono riuscita a mettere insieme due parole di elogio per questo paese; ahimè offuscata da un sentimento di delusione, per tutto questo tempo ho semplicemente perso di vista le cose positive, quelle che vale comunque la pena di esaltare nonostante i giudizi personali e credetemi, ce ne sono davvero tante.
Ebbene allora per rendergli onore ho pensato di partire innanzitutto dal ricordo di quei luoghi che più mi sono piaciuti e non solo, ci tengo a ribadire un altro concetto fondamentale: il Nicaragua NON è, a differenza di quanto in tanti credono, un paese pericoloso, anzi, trattasi forse del più sicuro di tutto il Centro America, un motivo sicuramente in più per apprezzarlo. Andateci allora, godete delle sue bellezze e vi auguro di tornarne innamorati come avrei voluto che succedesse a me! Nel mio caso, chi può dirlo, sarà forse per una seconda volta…:-)
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Che cosa vedere, dove andare, info e contatti
1. Corn Islands
Il fatto che abbia scritto il primo articolo proprio su queste isole, fa di certo bene intendere quanto in fondo ne sia rimasta affascinata. Entrambe due paradisi caraibici degni di nota ma è senza ombra di dubbio Little Corn Island quella dove potendo tornerei anche domani, per godermi le sue spiagge, il suo mare cristallino e per viverla – già che ho preso i due brevetti nelle Filippine – anche dal punto di vista delle immersioni subacquee.
Piccola quanto basta da poterla girare tutta in una sola giornata, a piedi ovviamente perché di macchine non ne esistono, raggiungerla potrebbe trasformarsi in un’avventura (se lo vorrete) – leggi Come raggiungere Little Corn Island senza prendere aerei – ma è certo che qualunque fatica vi verrà ripagata con la moneta migliore: siete giunti in paradiso e dove il piatto a 5 stelle è sempre a base di aragosta!
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2.Granada e dintorni
Granada per Managua svolge un po’ lo stesso ruolo che ha Antigua per Città del Guatemala, ovvero quello di un ottimo rifugio per turisti a pochi chilometri dalla capitale e una scusa più che valida per saltare a piedi pari una metropoli poco invitante e criminale, a favore invece di un luogo decisamente più accogliente, pittoresco ed amichevole. Dall’aeroporto internazionale di Managua prendete un taxi per l’UCA Terminal (15$) e da lì, il primo van in partenza per Granada (25 Cordobas + 25 per lo zaino, un’ora circa).
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Se dovessi associare Granada ad un colore lo farei di certo con l’arancione di un tramonto infuocato come quello che mi ha accolto la mia prima sera in città. Ci è mancato poco perché me lo perdessi ma eccolo qua, il sole ormai nascosto dietro alle case della Calzada, la cupola della cattedrale grandiosa e illuminata, le prime luci della sera…
La Calzada, un nome importante per una strada: le calzadas erano infatti le vie maestre delle civiltà precolombiane, le arterie principali che collegavano i luoghi più importanti all’interno dei territori di dominio Maya. Ma il Nicaragua in verità c’entra ben poco con la storia dei Maya, i quali da queste parti non ci misero mai piede. La Calzada a Granada altro non è che la via della movida cittadina, popolata di bar e ristoranti, un susseguirsi di colori, quelli delle case tradizionali che dalla piazza della cattedrale si estendono verso il mare.
Da qui potrete allora cominciare la visita della città per passarne poi in rassegna tutti i monumenti principali anche se ben presto scoprirete che il modo più efficace per immergervi nella cultura nicaraguense sarà quello di vagare senza meta, approfittando di ogni occasione per sbirciare all’interno delle case private: non è visitando le chiese infatti che si evincono gli aspetti peculiari di questa nazione, bensì guardando piuttosto all’interno dei portoni, nei salotti e nei patios delle abitazioni private, qui dove noterete che non possono assolutamente mancare le cosiddette “abuelitas“, le sedie a dondolo di produzione locale, riflesso perfetto dell’animo dei nica, flemmatici all’ennesima potenza.
Granada è il punto di partenza per varie escursioni tra cui, la più famosa, è quella al Volcán Masaya. Avete mai visto un fiume di lava che scorre sul fondo di un cratere immenso, rosso come il fuoco o il ferro incandescente? Ebbene, trattasi di uno spettacolo da far letteralmente venire i brividi. In città sono varie le agenzie che si offrono di accompagnarvi per questa esperienza ma se posso permettermi, tra tutte ve ne suggerirei soltanto una: Let’s Vamonos Tour, per il garbo, la gentilezza e l’onestà del suo proprietario. L’escursione parte alle 4 del pomeriggio dal vostro hotel ( vi consiglio l’Hostal El Momento, in Calle del Beso) ed ha un costo di 20$.
Un’altra escursione possibile è quella al Volcán Mombacho e in questo caso potrete gestirvela tranquillamente per conto vostro, senza bisogno quindi di rivolgervi ad un’agenzia intermediaria. L’autobus parte dallo stesso punto di quelli per Rivas (ovvero in fondo al mercato) e trattasi dello stesso che, passato l’incrocio per il Volcán Mombacho, prosegue quindi per Catarina e Niquinomo (8 C.). Dalla strada principale all’ingresso del parco ci sono circa 1,5/2 chilometri percorribili in tuk tuk (20 C.), mentre dall’ingresso alla stazione biologica (1.150 metri) circa un’ora e mezza di cammino tutto in salita.
Onde evitare quest’ultima sfacchinata (che non prevede nessuna attrattiva particolarmente interessante) vi converrà allora pagare 20$ per usufruire del servizio di trasporto a/r. I camiones partono dall’entrata alle 8.30, 10.30 e 13.30, per fare poi ritorno alle 11.00, 13.30 e 16.00. Il percorso a piedi lungo il Sendero del Crater è fattibile anche da soli e durerà al massimo un’ora. Dai punti panoramici si vedono Las Isletas, la Laguna de Apoyo e Granada. All’interno del centro visitatori comunque una guida vi spiegherà come funziona il tutto. Il percorso più lungo all’interno del parco sarebbe il Sendero El Puma, per cui però è obbligatorio ingaggiare una guida al costo di 22$ per una durata di circa 4 ore.
Prima di ripartire da Granada e soprattutto se in direzione di località secondarie o isolate, assicuratevi di avere prelevato o cambiato abbastanza contante e di aver eventualmente acquistato una scheda telefonica Claro (200 C., 1 Giga per 15 giorni). Tra i ristoranti più convenienti della città Tito’s Bar y Restaurante, Los Bocaditos e El Palacio de Las Pupusas, quest’ultimo situato in fondo alla Calzada.
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2.Isola di Ometepe
Dicono che un viaggio in Nicaragua non possa prescindere da una visita dell’isola di Ometepe, una gemma a forma di infinito incastonata nelle acque del Lago de Nicaragua, il più grande del paese, un paradiso di relax e divertimento per i viaggiatori zaino in spalla che qui verranno accolti da un’atmosfera amichevole, se non addirittura familiare.
Non lo so, definirla come uno dei luoghi più cool di tutto il Centro America mi è parso un’esagerazione; forse che io sia capitata nel periodo sbagliato (febbraio 2017) ma l’idea che personalmente ho avuto dell’isola è stata quella di un luogo pressoché desolato, di un passato glorioso ma ormai svanito. Probabilmente (e me lo auguro) sono io che mi sto sbagliando e, nonostante il mio ricordo sia ben lontano dall’essere così entusiasmante lo devo ammettere, quando riguardo le foto dell’isola, sono forse tra le più belle che io abbia scattato in tutto il paese!
A parte queste considerazioni soggettive comunque, un fatto decisamente più oggettivo è che l’isola debba essere girata in motorino; vi consiglio a tal proposito di rivolgervi a Charlie’s, all’angolo tra la strada principale e quella che risale dal molo di Moyogalpa (15$ per un “sia de luz”). Moyogalpa è il paesino dove vi consiglio di soggiornare, se non altro per la presenza di tutti i servizi. Hospedaje Soma è forse l’opzione migliore per pernottare (10$ in dormitorio con colazione), da prenotare con qualche giorno di anticipo.
In sella al vostro motorino dunque potrete passare in rassegna tutte (o quasi) le attrattive dell’isola, cercando di mantenervi sempre sulla strada asfaltata e circumnavigando così la forma perfetta dei vulcani Concepción e Maderas: da Playa Santo Domingo e Balgue, il punto più lontano da Moyogalpa e dove volendo è possibile soggiornare, ad Altagracia, la dormiente e antica capitale indigena, passando per l’Ojo de Agua, piscine di acqua termale (ingresso 3$), per Chaco Verde, una riserva naturale ricca di fauna (ingresso 5$) e quindi terminando al tramonto alla Punta Jesus Maria, un istmo di terra che vi regalerà degli scatti meravigliosi e dove, volendo, sarebbe addirittura possibile accamparsi senza pagare, avendo bagni e un risto/bar aperto fino alle 18 a disposizione.
Tra le varie attività che è possibile praticare sull’isola oltre a quelle appena descritte, certamente vi è il trekking per raggiungere la vetta dei due vulcani e per cui è obbligatorio ingaggiare una guida, il kayak sul Rio Istiam che solca la parte più sottile dell’isola e le passeggiate a cavallo. Che merita una sosta ristoro è il Cafè El Natural, a Playa Santo Domingo.
Per raggiungere Ometepe partendo da Granada prendete un autobus con destinazione Rivas al costo di 31 c. Il tragitto dura circa 1h. Fate attenzione: lungo la strada potrebbe superarvi un pullman diretto al porto di San Jorge, far fermare il vostro veicolo e spingervi ad acquistare il passaggio diretto più veloce ad un prezzo spropositato. Non accettate! Dal mercato di Rivas potrete facilmente prendere un taxi collettivo al costo di 25 c. a persona oppure un autobus per 7 c. Dal molo di San Jorge partono per l’Isola di Ometepe sia i ferry che le bagnarole, alcuni diretti a Moyogalpa e altri a San Josè. N.B.: se non sarete voi a dirgli dove volete andare loro vi indicheranno il primo in partenza e arrivati sull’isola saranno poi fatti vostri sul come raggiungere la vostra destinazione. Il costo per il ferry a Moyogalpa è di 50 c. (Transporte Lacustre Milton Arcia) e il viaggio avrà una durata di circa 1h. Verso destra sono le viste migliori.
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3.Playa Popoyo e Laguna de Apoyo
Playa Popoyo, dove rimanere affascinati dalla cultura del surf senza il bisogno di essere surfisti. E chi l’avrebbe mai detto tra l’altro, in un posto che a primo impatto potrebbe sembrare abbandonato da dio, alla fine di una strada polverosa, di ritrovare tanta familiarità made in Italy. Ebbene sì, perché proprio lì, in un paradiso di tranquillità a ridosso del Pacifico, qualche italiano amante delle onde ha pensato bene di trasferircisi e di aprire non solo un ristorante/pizzeria ma anche una scuola di surf e un minimarket con prodotti nostrani.
Un’atmosfera davvero affascinante, sedersi al tramonto con una Toña in mano e ammirare le evoluzioni di chi ha fatto delle onde le proprie compagne di squadra mentre i colori del mare e del cielo si tingono di rosa e la musica del Finca Popoyo intona le note di Bob Marley e di qualche hits del momento. Alla sera quasi tutti si ritrovano a cenare al barbecue del Minimarket in fondo alla strada (150 c. per un piatto unico a base di pollo o pesce con contorno di insalata e riso).
Non solo spiaggia per surfers comunque: durante il giorno anche per chi non è amante delle onde infatti c’è un angolo di paradiso che renderà onore all’aver fatto tanta strada per raggiungere questo luogo: delle piscine d’acqua naturali è quello che vi aspetta se solo avrete voglia di spostarvi all’estremità nord della spiaggia, superati quegli scogli che sembrano non costituire un passaggio semplice verso nuovi mondi e invece, per i più curiosi e intraprendenti eccole lì, il posto perfetto dove concedersi qualche ora di tranquillità al riparo dell’impeto dell’oceano.
Più che a Playa Popoyo comunque, tutto quello di cui vi ho parlato finora si trova più precisamente a Playa Guasacate – Playa Popoyo corrisponde al tratto di spiaggia davanti all’Hotel Magnigic Rock – una località che offre sistemazioni a prezzi abbordabili, qualche ristorante e, come vi dicevo prima, un paio di minimarket tra cui quello di un nostro compatriota.
Per raggiungere Playa Guasacate da Rivas è possibile contrattare un taxi direttamente alla stazione degli autobus (400 c.) oppure – soluzione più economica ma alla “speraindio” – saltare sul primo autobus diretto a Las Salinas, farsi lasciare al Cyber Cafè Toñita e chiedere a loro di chiamarvi quindi un tuk tuk (200 c.). Il Popoyo Beach Hostal è un’ottima soluzione per alloggiare (10$ in dormitorio prenotato online).
Ora, sempre da Rivas – da Guasacate potete contrattare il taxi tramite l’ostello (30$ circa) oppure ripetere la storia di tuk tuk e autobus all’inverso (chiedendo conferma degli orari) – e facendo tappa alla rotonda di Masaya per cambiare veicolo, è quindi possibile, con un’ora e mezza circa di tragitto, raggiungere la Laguna di Apoyo, un lago d’acqua dolce formatosi all’interno del cratere di un vulcano estinto. (Rivas-Rotonda di Masaya 50 c., 1h. / Masaya-Incrocio per Apoyo 10 c., 10 min. / Incrocio-Hostal 100 c. per 1 persone, 150 c. per 2 in taxi).
Onestamente a me la Laguna de Apoyo – per quanto un bel posto, intendiamoci – non è che mi sia parsa tutto questo paradiso naturale; piuttosto l’ho vissuta come una breve parentesi di comfort resa tale dai servizi offerti dal Paradiso Hostel Laguna de Apoyo (12$ in dormitorio senza colazione.
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6.León
Ah León, che meraviglia, con quel tuo fascino coloniale neanche troppo decadente e quel caldo soporifero che tratterebbe chiunque dal visitarti in maniera approfondita. A mio parere, a León come a Granada, non c’è niente di più bello che trascinarsi senza meta da una Calle a una Avenida e da una Avenida a una Calle sfruttando tutte le zone d’ombra possibili e passando così in rassegna tutte le facciate colorate dei suoi edifici, delle sue chiese e dei suoi monumenti.
Ma León non solo è affascinante di per sé, i suoi dintorni sono infatti costellati da una miriade di vulcani che offrono possibilità escursionistiche di uno o più giorni. Io di questi ne ho visitato soltanto uno, il Volcán Telica, e vi assicuro che con quel caldo è stato già abbastanza. Telica Hiking Tours (Jesus Arauz Pineta, Tel.+50523154514, telicahikingtours@gmail.com) è il referente locale che vi suggerisco – potete anche rivolgervi ai Quetzaltrekkers ma sono più cari – e con loro quindi optare per una due giorni sul vulcano che, come dice il nome, è il loro cavallo di battaglia. 45$ a persona (noi eravamo in due) è il costo complessivo che comprende guida, assistente a cavallo per il trasporto tenda ed equipaggiamento, cena e colazione. Il tour parte alle 13.30 da Leon e dopo un breve spostamento in auto si raggiunge il punto di inizio della salita di circa 2h30. L’arrivo è previsto ovviamente in tempo per il tramonto.
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Sempre partendo da León e per rimanere su attività che richiedono meno dispendio di energia, potreste pensare di dedicare una mezza giornata alla Reserva Juan Venado, in località Las Peñitas, un tratto di costa raggiungibile in autobus partendo dal Mercadito di León (4c. circa 1h). L’autobus farà prima tappa alla spiaggia di Poneloya per poi riprendere il percorso e dirigersi quindi a Las Peñitas con ultima sosta nello spiazzo di fronte all’hotel/ristorante Barca de Oro. Tramite loro è possibile organizzare l’escursione all’interno della riserva e a tal proposito vi converrà cercare di arrivare in mattinata per poter sperare di dividere il pacchetto con qualche altro passeggero e pianificarlo magari per dopo pranzo. Il costo dell’imbarcazione è di 55$ fino a 4 persone e di 75$ fino a 8, escluso il prezzo per l’ingresso al parco di 100 c. Il tour ha una durata di 3 ore e vi porterà in un bosco di mangrovie alla ricerca di fauna selvatica.