Bundi è tutto quello che dell’India raramente vi hanno detto ovvero che può essere un paese tranquillo dove a volte ci si riesce anche a rilassare. Traffico e confusione non sono certo le caratteristiche principali di questa piccola città del Rajasthan immersa nella cornice dei Monti Aravalli dove chi ci arriva, finisce di solito col volerci passare più giorni del previsto, rapito dall’atmosfera di rilassatezza e familiarità che la contraddistingue.
A Bundi difficilmente ci si capita per caso. Arrivarci o meno è una scelta intenzionale che spesso implica il dover rinunciare ad altre tappe più famose dello stato, cosa che non tutti sono disposti a fare. Sarà quindi forse per questo o per il fatto che in tanti ne ignorano addirittura l’esistenza, che la città di Bundi non richiama ancora grandi folle di visitatori, conservando quindi un sapore autentico, lontano dalle dinamiche turistiche che invece impazzano altrove.
Bundi è il Rajasthan nascosto che non ha niente da invidiare ad altre mete più gettonate: ha le case dipinte di cielo come quelle di Jodhpur, un lago come quello di Pushkar, un palazzo come Udaipur, un forte in rovina, un vivace bazar, i templi, le mucche; insomma a Bundi non manca davvero niente, anzi, conserva oltretutto dei dipinti murali unici, tra i più belli mai visti in India e, nei suoi dintorni, addirittura delle incisioni rupestri risalenti all’epoca preistorica.
Per raggiungere Bundi basta prendere qualsiasi treno diretto a Kota o, in alternativa, un autobus governativo che, con massimo 5 ore di viaggio, la collega, per esempio, a Jodhpur, Jaipur e Ajmer (vicino a Pushkar). Dalla stazione dei treni di Kota Junction prendete un autorickshaw per il Bus Stand (70 rupie) e da lì, salite sul primo pullman diretto a Bundi. Il tragitto dura circa 45 minuti ed ha un costo di 25 rupie.
Le strutture ricettive si concentrano tutte nella zona del lago artificiale conosciuto con il nome di Nawal Sagar, nel lato opposto della città rispetto alla stazione degli autobus, in posizione estremamente tranquilla e silenziosa nonché a due passi dal palazzo e dal forte. Con un autorickshaw e 50 rupie arriverete a destinazione comodi comodi. Io ho pernottato alla Raj Mahal Guest House che vi consiglio per l’ottimo rapporto qualità prezzo (fatevi dare una stanza con vista lago) ma anche per la vicinanza al miglior ristorante della città, il Lake View Garden Restaurant. Il servizio è un po’ lento ma il cibo davvero spettacolare, la famiglia che lo gestisce molto carina e la posizione senza dubbio impareggiabile!
A meno che non arriviate tardi o siate distrutti dal viaggio, approfittate delle ore di luce che avete a disposizione il primo giorno per cominciare ad esplorare le strette stradine della città: azzurro, indaco e violetto sono i colori che la fanno da padrone, quelli che rendono Bundi ancora più accogliente di quanto già non sia. Disegni murali decorano le facciate delle haveli che si sviluppano in bellissimi cortili dove il tempo sembra essersi fermato, testimonianza di un antico splendore.
Spingetevi in direzione del Sadar Bazar, ovvero ripercorrete in parte la strada che avete seguito con il tuk tuk per raggiungere la guest house (praticamente l’unica esistente). Man mano che vi avvicinerete alla porta d’ingresso della città, il Chogan Gate, vedrete il sostituirsi dei negozi più turistici con quelli che invece non lo sono per nulla: venditori di cotone, di libri per la scuola, di bracciali (bangles) per signora e poi, qua e là, qualche tempio e baretto dove fermarsi a prendere un tè.
Se siete amanti del chai non potete perdervi di certo una tappa da Krishna, un maestro nella preparazione! Lo troverete sicuramente accovacciato vicino al fornello intento a macinare spezie o a travasare latte bollente da un pentolino all’altro: un uomo di poche parole (non parla l’inglese quasi per niente) ma uno che con i suoi sguardi riesce ad esprimere tutta l’essenza di Bundi, una città dove il visitatore viene accolto come un amico, non come un possibile acquirente da spennare!
Il secondo giorno potete dedicarlo alla visita del forte, del palazzo, dei baoli e del lago Jait Sagar, dove si trova il Sukh Mahal, la residenza che per un breve periodo ospitò lo scrittore Rudyard Kipling il quale ivi trovò ispirazione per la stesura di Kim, uno dei suoi capolavori. ” Quello del Libro della Giungla” vi diranno tutti, così che anche non avendone mai sentito parlare, chiunque sappia a chi ci si sta riferendo.
Svegliatevi di buona mattina, fate colazione e dirigetevi verso il palazzo dove, all’ingresso, potrete acquistare anche il biglietto per il forte. Il costo complessivo se siete muniti di macchina fotografica sarà di 300 rupie. Cominciate a salire con l’obiettivo di fare prima tappa al Forte di Taragarh che si trova in cima alla collina alle spalle del palazzo. Seguite le indicazioni e aspettatevi che qualcuno vi venga a importunare per farvi da guida ma sappiate che chiunque sia il giovanotto il giochetto è sempre lo stesso: cercare di convincervi che sia molto facile perdersi e che continuare da soli sia pericoloso per la presenza di scimmie aggressive. Sapete, conosco gli indiani da ormai qualche anno e so quante cavolate sono disposti a raccontare per depistare il turista (non che siano gli unici!): le scimmie ci sono, è vero, ma basta munirsi di un bastone, non dargli fastidio e non portare con se cose da mangiare perché vi lascino stare. Per quanto riguarda il perdersi poi, non è neanche da mettere in conto essendoci un unico sentiero. Se l’ho fatto io che ero da sola penso lo possa fare chiunque. Attenzione, con questo non sto dicendo che la presenza di una guida non possa essere piacevole (lavoro come accompagnatore turistico e sarebbe una contraddizione se io lo pensassi!) ma che, se ne volete una, magari sarebbe meglio rivolgersi alla biglietteria. Dall’alto del forte che si estende su un’area boschiva quasi praticamente abbandonata a sé stessa, le viste sul palazzo, sulla città, sui Monti Aravalli e sul lago Jai Sagar sono spettacolari. Per arrivare fin qui meglio che indossiate pantaloni lunghi e scarpe con suola abbastanza spessa perché le spine dei rovi sono seriamente grosse e appuntite!
Riscendiamo ora verso il palazzo. Come vi dicevo prima, quando si sente parlare della “Terra dei Re”, ovvero del Rajasthan, i primi luoghi che vengono in mente sono Jaipur, la città rosa, Jodhpur, la città blu, Udaipur, la città bianca, Jaisalmer, la città nel deserto; mai si sente parlare di Bundi. Eppure se ora mi chiedete quale sia la mia città preferita dello stato vi risponderei proprio Bundi!
Bundi fu la capitale del piccolo regno di Haravati, governato dai discendenti di uno dei clan rajput tra i più rispettati, quello dei Chauhan che prese potere intorno alla metà del XIV secolo. Un labirinto di terrazze, di padiglioni e di sale meravigliosamente decorate con affreschi unici che rappresentano scene di corte o della mitologia riguardante la vita di Krishna, rendono questo luogo degno della descrizione che ne fece Rudyard Kipling il quale lo definì “un’opera dei folletti piuttosto che dell’uomo”
The palace of Bundi, even in broad daylight,
is such a palace as men built for themselves in uneasy dreams
– the work of goblins rather of men.
(Rudyard Kipling)
Il color turchese e il verde acqua prevalgono su tutte le altre tonalità, le miniature sono dei capolavori, l’architettura del palazzo nel suo complesso è in perfetto stile rajput e si adatta meravigliosamente alla morfologia della collina su cui sorge: insomma stiamo parlando del fiore all’occhiello di Bundi, del luogo che sarà capace di farvi sognare immaginando i tempi passati e tutto quello che poteva essere la vita al suo interno. Si racconta di un tesoro nascosto in passaggi segreti che mai nessuno fu in grado di trovare, di re, regine, di arte e seduzione: Bundi è una città magica ed eccovi una carrellata di immagini di quello che vi aspetta!
Dopo pranzo potete proseguire la visita con i pozzi della città, in particolare con il Nagar Sagar Kund, il Raniji-ki-baori e il Dhabhai Kund. Utilizzati da sempre per la raccolta delle acque piovane, alcuni di questi venivano utilizzati anche per celebrazioni religiose e quindi abbelliti come se fossero templi capovolti. Il Raniji-ki-baori, per il quale si paga un ingresso di ben 200 rupie, venne commissionato nel 1699 dalla regina Nathavati Ji, la più giovane tra le consorti dell’allora ex regnante Rao Raja Anirudh Singh.
Una volta a Bundi è molto probabile che sentirete parlare del signor Kukki o che, frequentando il Lake View Garden Restaurant, addirittura lo incontrerete. Si tratta di colui che, divertendosi fin da bambino a fare l’archeologo pur non avendo mai studiato per ricoprire un tale ruolo, ha scoperto nei dintorni della città una serie innumerevole di pitture rupestri risalenti all’epoca preistorica. Intrepido, appassionato, divertente ed entusiasta sarà lui – o suo figlio – a potervi accompagnare alla scoperta di queste meraviglie antiche. Vi basterà chiedere le sue disponibilità e se possibile unirvi ad un gruppetto già in partenza per dividere il costo del taxi di 1.500 rupie. L’escursione durerà circa 5/6 ore e vi porterà a ridosso di un profondo e bellissimo canyon dove, al riparo di grotte naturali, si trovano alcuni di questi interessanti dipinti. Pace e silenzio vi accompagneranno per tutto il percorso che si svolgerà in parte a piedi ( circa un’ora tra andata e ritorno) attraverso una desolata pianura semi-arida.
Nei dintorni è poi possibile ammirare i resti di quello che si pensa potesse essere un antico tempio: la statua nel Nandin, il toro di Shiva, ne sarebbe la prova. Accanto ad essa un altro reperto ritrovato da Kukki, un meraviglioso lingam risalente, secondo gli studi, all’epoca Gupta, ovvero circa al V-VI secolo!
Davvero credo di avervi dato abbastanza buone ragioni per visitare Bundi ma ora sta a voi decidere se siete pronti ad abbandonare per qualche giorno l’itinerario turistico ed andare fuori rotta. Io dico che non ve ne pentireste!