Stati Uniti

USA: guida alla visita del Death Valley National Park

USA: guida alla visita del Death Valley National Park 2560 1920 Sonia Sgarella

Perfettamente incastonata tra quelle due catene montuose – il Panamint Range e l’ Amargosa Range – che raramente permettono alle nuvole cariche d’acqua di raggiungerla né tanto meno al calore di abbandonarla, e situata in prossimità di una faglia geologica che ne ha causato e che ancora ne causa lo sprofondamento sotto il livello del mare, la “Valle della Morte” è certamente uno tra i luoghi più caldi e asciutti della Terra nonché il punto più basso degli Stati Uniti.

“Valle della Morte”, un nome che evoca presentimenti negativi, desolazione, assenza di vita. Eppure qui la situazione pare essere completamente diversa: è risaputo infatti che proprio in questa valle e sui pendii delle montagne che la delimitano vivano oltre 900 specie di piante, adattatesi in vari modi alle condizioni ambientali più o meno aride nonché una miriade di animali selvatici di diverso tipo – prevalentemente notturni quelli che vivono nel deserto mentre gli animali più grandi dimorano nelle zone più elevate, dove il clima è più fresco e c’è più umidità.

Dalle distese salate sotto il livello del mare e dalle dune del deserto si passa quindi ai picchi più elevati, frequentemente coperti di neve, e sui cui pendii si incontrano boschi di ginepro, mogano e diverse varietà di pino: un mondo di grandi estremi dunque, dove a seconda della stagione il deserto si può far giardino, un mondo fatto di contrasti,  un parco sorprendente e variegato, nonché un museo geologico in continua evoluzione, completamente opposto a quello che il suo nome potrebbe far intendere.

L’appellativo “Death Valley” sembrerebbe derivare piuttosto da una frase pronunciata da un pioniere nel periodo della corsa all’oro il quale, riuscendo a sopravvivere alla traversata della valle stessa ringraziò dio per essere riuscito ad uscire da quella valle della morte!

Con questo articolo vi vorrei dare quante più informazioni possibili sul quando andare, come arrivare, dove alloggiare, cosa fare ma soprattutto come organizzare la visita tenendo bene a mente le regole e gli accorgimenti che in determinate situazioni vi potrebbero evitare grossi problemi. E’ fondamentale tenere a mente che la Death Valley è un territorio selvaggio di oltre 13.000 km2 dove, ahimè e ahi voi, potrebbe succedere di tutto, specialmente nei mesi più caldi dell’anno quando le temperature superano facilmente i 40°. In un territorio così vasto, qualunque sia la natura del vostro problema, i soccorsi non impiegheranno certo due minuti per raggiungervi.

Quando andare

Il Parco Nazionale può essere visitato durante tutto l’anno ma, a seconda della stagione, le condizioni si fanno più o meno favorevoli alla visita, soprattutto per quel che riguarda le escursioni a piedi. Mentre nei mesi invernali (da ottobre ad aprile) le temperature medie sono infatti ancora piacevoli o addirittura fredde, in estate si raggiungono temperature facilmente comprese tra i 40 e i 50 gradi che non solo potrebbero mettere a dura prova la vostra sopportazione fisica ma anche compromettere le funzionalità del vostro mezzo di trasporto. Un periodo particolare in cui visitare la Death Valley potrebbe essere quello primaverile quando, se le precipitazioni invernali sono state favorevoli, i fiori nativi trasformano il deserto in un immenso giardino.

Temperature medie Death Valley

Come arrivare

La Valle della Morte si trova esattamente a ridosso del confine tra California e Nevada, situata ad una distanza di circa 200 chilometri da Las Vegas, di circa 550 da Los Angeles e di quasi 850 da San Francisco. Non esattamente dietro l’angolo quindi ma proprio per la sua collocazione geografica, la Death Valley, costituisce uno dei maggiori crocevia sia per coloro che da Los Angeles si spostano a Las Vegas (e viceversa), sia per coloro che da San Francisco, via Yosemite, Kings Canyon e Sequoia National Park, cercano di raggiungere Las Vegas o Los Angeles.

Per/da Los Angeles

I modi per raggiungere la Death Valley da Los Angeles sono due:

– dalla I-15, via Baker, costeggiando quindi il confine superiore della Riserva Nazionale del  Mojave: a Baker imboccate la strada 127 fino a Shoshone e da lì svoltate a sinistra sulla 178, per fare così ingresso nel parco dalla sua estremità meridionale. Superato il Salsberry Pass a 1010 metri di altezza e il Jubilee Pass a 390, vi ritroverete quindi a guidare lungo il fondovalle, transitando per i luoghi simbolo del parco quali Badwater, Devil’s Golf Course e Artist Drive; in alternativa, è possibile proseguire oltre Shoshone, raggiungere Death Valley Junction e da lì svoltare a sinistra sulla 190, passare per Zabriskie Point e raggiungere Furnace Creek dopo 45 chilometri. Il viaggio da Los Angeles a Shoshone richiederà circa 4 ore (375 km).

– dalla 178, via Ridgecrest e Trona, proseguendo lungo la Panamint Valley Road fino al bivio per Panamint Springs. Da lì imboccare la 190, superate il Towne Pass a 1511 metri di altezza e proseguite in direzione di Stovepipe Wells. Se siete diretti a Las Vegas, onde evitare di ripercorrere la stessa strada due volte, direi che questa seconda opzione rappresenti la soluzione migliore: potrete infatti proseguire l’esplorazione della Death Valley fino a Shoshone, passando per tutti i punti di interesse turistico e da lì ricollegarvi con la I-15. Da Los Angeles a Panamint Springs la distanza è di 372 km, percorribili in circa 4 ore di viaggio.

Per/da Las Vegas

Per chi arriva da Las Vegas, l’accesso diretto sarà ad est del parco, dalla US95. All’altezza di Lathrop Wells scendete in direzione di Death Valley Junction e da lì prendete la 190 fino al Visitors Center di Furnace Creek; in alternativa proseguite lungo la US95 fino a Beatty da dove potrete imboccare la 374 in direzione di Stovepipe Wells. La distanza tra Las Vegas e Death Valley Junction è di 180 km mentre quella da Las Vegas a Beatty di 189.

20141112_110328

Per/dallo Yosemite National Park

Per chi proviene dallo Yosemite NP, la strada più immediata è quella che, superato il Tioga Pass, prosegue fino a Lone Pine (I-395). Da lì prendete la 136 in direzione di Panamint Springs. La distanza tra i due parchi è di circa 480 km.

Per/dal Sequoia National Park

Nonostante i due parchi siano pressoché vicini in linea d’aria la distanza da percorrere su strada supera decisamente tutte quelle elencate finora. Il percorso prevede infatti il passaggio per Bakersfield, Mojave e Ridgecrest, per un totale di oltre 500 km. Da Ridgecrest il percorso è lo stesso che da/per Los Angeles.

Ingresso al Parco

A differenza di altri parchi dove l’ingresso è ben segnalato e sbarrato, al Death Valley National Park si accede liberamente da ogni direzione. E’ richiesto che il biglietto d’entrata venga pagato all’interno di uno dei centri visitatori a Stovepipe Wells, a Furnace Creek o a Scotty’s Castle, oppure presso i distributori automatici situati in diversi punti del parco.  Il costo per una persona munita di veicolo a quattro ruote è di 20 dollari e vi permetterà di accedere o permanere nel parco per ben sette giorni. Qualora foste in moto, bicicletta o a piedi (il che lo vedo un po’ improbabile) il costo è ridotto a 10$.

Dove alloggiare

All’interno del parco vi sono solo quattro esercizi che provvedono a fornire vitto e alloggio ai visitatori: Furnace Creek Ranch, Furnace Creek Inn, Stovepipe Wells e Panamint Springs Resort. Trattandosi di imprese private e delle uniche all’interno del parco ovviamente i prezzi non saranno tra i più economici, partendo dai 70$ e a salire a seconda del pacchetto, della stagione e del resort. Se interessati fate riferimento ai seguenti siti internet per controllare disponibilità e tariffe:

Furnace Creek Resorthttp://www.furnacecreekresort.com/lodging/

  N.B. Furnace Creek Inn chiuso da metà maggio a metà ottobre

Stovepipe Wells Resorthttp://www.deathvalleyhotels.com/our-hotel/

Panamint Springs Resort: http://www.panamintsprings.com/accommodations/lodging/

All’interno del parco vi sono inoltre una decina di campeggi , non certamente da intendere come i nostri, curati e dotati di ogni servizio, bensì molto più spartani e in alcuni casi fino a prevedere solamente uno spiazzo deserto al sole. Alcuni di questi sono collegati agli stessi resort mentre altri sono gestiti direttamente dall’ente del Parco Nazionale. I prezzi per notte variano da 0 a 32 dollari a seconda dei servizi offerti ma tenete conto che almeno la metà di questi chiude durante il periodo estivo per via delle temperature elevate che comunque non vi permetterebbero di dormire la notte.

Campeggio Death Valley

Fuori dal parco sono invece molte di più le possibilità di alloggio e, a seconda di dove siete diretti o da dove arrivate, vi converrà una località piuttosto che un’altra. Lo stesso centro visitatori vi potrà fornire un elenco di strutture ricettive esterne al parco con relativo numero di telefono ma, non essendoci buona ricezione telefonica in zona e visto il probabile tardo orario di arrivo, vi converrebbe aver prenotato qualcosa ancor prima di essere entrati. Ridgecrest, Baker, Pahrump, Beatty, Lone Pine, Bishop sono i maggiori centri dove trovare alloggio ma anche a Trona, Shoshone, Death Valley Junction potrete incontrare qualcosa: una breve ricerca su internet non potrà che schiarirvi le idee su strutture e prezzi.

Guidare nel Parco

chevy

Finché rimarrete sulle strade asfaltate di problemi dovreste incontrare ben pochi sempre che il vostro veicolo sia in buone condizioni ed abbia il serbatoio del carburante pieno. A tal proposito, da qualunque direzione decidiate di accedere al parco, non dimenticatevi di fermarvi dal benzinaio prima di entrare! All’interno del parco potrete rifornirvi solo presso i principali resort e state pur certi che vi spenneranno!

Soprattutto nel caso in cui stiate viaggiando in estate, quando le temperature raggiungono facilmente i 40° controllate che vi sia abbastanza acqua nel radiatore e, qualora dovesse mancare, fermatevi a riempirlo. In diversi punti del parco si trovano serbatoi dell’acqua non potabile ma utile a questo scopo. Spegnete inoltre l’aria condizionata per affrontare salite ripide, onde evitare che il motore si surriscaldi.

Doveste invece decidere di inoltrarvi su strade non asfaltate sarebbe meglio, prima di farlo, assicurarsi di essere almeno in grado di cambiare una ruota e soprattutto che nel baule vi siano sia la ruota di scorta che gli strumenti per cambiarla! Accertatevi inoltre, in fase di noleggio, che sia prevista una copertura per eventuali danni avvenuti su strade non asfaltate.

Ad ogni modo, sia che prevediate di rimanere all’interno del parco per poche ore sia per più giorni, portate con voi abbondanti scorte d’acqua e cibo a sufficienza per sfamarvi in caso di guasto al vostro veicolo. In estate consigliano di bere fino a 4/5 litri di acqua al giorno.

Cosa vedere

 – Badwater Basin: il punto più basso del Nord America. Un luogo surreale costituito da una vasta pianura salata che si può parzialmente coprire di acqua a seconda delle piogge e quindi della stagione. Nonostante la Valle della Morte sia infatti uno dei luoghi più aridi al mondo, può capitare che la zona sia colpita da forti acquazzoni i quali possono causare inondazioni problematiche per gli spostamenti.

Badwater Basin

Badwater Basin

Devil’s Golf Course: a nord di Badwater una breve strada sterrata conduce al “campo da golf del diavolo”, un terreno selvaggio ricoperto di blocchi di sale dentellati.

Artist’s Drive: un percorso di circa 11 km e a senso unico che si snoda tra coloratissime formazioni di roccia vulcanica e sedimentaria e per questo chiamato il “percorso degli artisti”. Particolarmente pittoresco è il punto noto come Artist’s Palette, la “tavolozza dell’artista”.

Artist's Drive

Artist's Drive

Golden Canyon: da percorrere a piedi, trattasi di un percorso a senso unico che si snoda per 1,6 chilometri attraverso un canyon di rocce colorate. Il punto d’accesso è situato circa 3 km a sud di Furnace Creek sulla Badwater Road. Da evitare durante le ore più calde del giorno e nei mesi estivi.

Zabriskie Point: punto panoramico da cui ammirare uno spettacolare paesaggio composto dai sedimenti di un antico lago prosciugatosi cinque milioni di anni fa ancor prima della formazione della Death Valley nella sua forma attuale la quale avrebbe da 3 a 5 milioni di anni. Il nome Zabriskie deriva da Christian Brevoort Zabriskie, che nei primi anni del XX secolo fu vicepresidente della Pacific Coast Borax Company, famosa per l’estrazione e il trasporto di borace dalle miniere della Death Valley tramite i twenty mule teams, pariglie composte da diciotto muli e due cavalli.

Zabriskie Point

Zabriskie Point

Dante’s View: a quanto pare (io non ci sono arrivata per motivi di tempo) il miglior punto panoramico da cui ammirare la zona di Badwater Basin. Situato ad un’altezza di 1669 metri dista da Furnace Creek una quarantina di chilometri.

Sand Dunes: situate nei pressi di Stovepipe Wells offrono possibilità per brevi e lunghe passeggiate.

Sand Dunes

I percorsi poi sarebbero molti altri ma per questi ci vorrebbe un veicolo 4×4 di cui ovviamente non tutti sono muniti. Una cosa importante da cui iniziare sarebbe comunque dare un’occhiata a una mappa (vedi) del parco e quindi decidere come muoversi considerando sempre la lunghezza delle giornate che varia molto da estate a inverno. Quando sono andata io per esempio, nel mese di novembre, il sole calava alle 17.00 riducendo di molto la durata delle giornate.

Per qualunque informazione comunque fate riferimento al sito ufficiale del parco dove, tra le altre cose, troverete informazioni aggiornate e dettagliate sulle condizioni climatiche nonché sulle fasi lunari. Qualora decideste di dormire all’interno del parco infatti, se il cielo sarà limpido e, ancor meglio, sarà luna nuova, potreste ritrovarvi di fronte ad uno degli spettacoli più belli della vostra vita, ovvero ad un cielo stellato che, come pubblicizzato, “comincia dai vostri piedi!”.

Times Square

Dieci ore a New York: amore a prima vista!

Dieci ore a New York: amore a prima vista! 1280 960 Sonia Sgarella

E’ ufficiale: uscire dall’aeroporto si può, uscire dall’aeroporto si deve!

Nonostante gli Stati Uniti non siano certo i più tolleranti in termini di politiche di immigrazione, uscire dall’aeroporto JFK di New York e andare a farsi un giro per la città mentre si è in scalo è molto più semplice di quanto possiate immaginare. Tutto quello di cui avrete bisogno saranno un’autorizzazione ESTA e circa dieci ore, per potervi garantire un breve ma intenso assaggio di questa elettrizzante metropoli americana.

Non lasciatevi dunque prendere dall’ansia e toglietevi dalla testa che dieci ore in aeroporto non siano poi così tante…sono un’eternità! Credetemi, il JFK non ha nulla di interessante da offrire, anzi, è forse più squallido di tanti altri aeroporti.

Limitatevi dunque a seguire queste poche ma fondamentali istruzioni e vedrete che tutto filerà liscio e che mai come in questa occasione, tornerete soddisfatti di essere riusciti ad ottimizzare il vostro tempo e, oltretutto, al minino costo!

Il modulo ESTA (Electonic System for Travel Authorization), facilmente compilabile online al seguente link, attraverso il pagamento di un’imposta amministrativa di soli 14 dollari vi permetterà di viaggiare negli Stati Uniti senza visto turistico. Ha una durata di due anni a partire dalla data di emissione e può essere riutilizzato per altri viaggi negli Stati Uniti.

Indipendentemente dalla compagnia aerea con cui state volando ricordatevi che a New York è obbligatorio, anche in caso di scalo, provvedere al riconoscimento del bagaglio da stiva, il quale dovrà essere ritirato e quindi riconsegnato.

Dirigetevi dunque al deposito bagagli (Baggage Storage) più vicino e lasciatelo in custodia. Ne troverete uno presso gli arrivi del Terminal 1, aperto dalle 7 alle 23 e uno presso gli arrivi del Terminal 4, aperto 24 ore. Il costo dipenderà dalla dimensione della vostra valigia ma sarà comunque compreso tra i 4 e i 16 dollari (io per il mio zaino ne ho pagati 8). Il pagamento viene richiesto in fase di ritiro.

Se non avete con voi dei dollari prelevateli e per avere un’idea di quanto vi servirà continuate a leggere l’articolo.

Seguite ora le indicazioni per l’Airtrain, il treno di superficie automatico che collega i terminal dell’aeroporto tra di loro e con le fermate della metro Jamaica-Sutphin Blvd e Howard Beach. Seguite in direzione di Howard Beach. Il costo  di 5 dollari a tratta dell’Airtrain dovrà essere pagato direttamente alla stazione della metropolitana dove troverete le apposite macchinette automatiche.

Se non siete mai stati a New York, sempre alle macchinette, dovrete acquistare la Metro Card al costo di 1 dollaro e ricaricarla di quanto vi servirà per gli spostamenti in città più i 10 dollari per andata e ritorno sull’Airtrain. Una corsa singola in metropolitana fino a Manhattan vale 2,5 dollari quindi il vostro conto totale dovrebbe ammontare a 16 dollari (10 per a/r con l’Airtrain + 5 per a/r in metro + 1 per la Metro Card).

Metro Card New York

Metro Card New York

Bene, recuperate presso gli sportelli una mappa della metropolitana e quindi partite: Linea A con destino a Chambers St. Il viaggio in tutto durerà circa un’ora e un quarto ma finalmente sarete arrivati nella Lower Manhattan, a due passi dal sito del World Trade Center! Camminando in direzione sud lungo la Church St. e quindi girando a destra in Liberty St giungerete infatti al 9/11 Memorial, esattamente nel luogo in cui un tempo sorgevano le Torri Gemelle.

9/11 Memorial @ World Trade Centre

9/11 Memorial @ World Trade Centre

Due piscine di 4000 metri quadrati ciascuna che formano le più grandi cascate artificiali degli Stati Uniti. Un luogo carico di significato, tributo alle quasi 3000 vittime dell’attentato del 2001 i cui nomi sono inscritti nei pannelli di bronzo ai bordi delle piscine stesse; un richiamo fortissimo all’immensa perdita di vite umane; un luogo di riflessione dove il rumore della città viene soffocato da quello dell’acqua scrosciante che cade nel vuoto perché nient’altro che vuoto è ciò che hanno lasciato gli attacchi terroristici.

9/11 Memorial @ World Trade Centre

9/11 Memorial @ World Trade Centre

Non lasciate però che il messaggio trasmesso dal Memoriale vi faccia passare la fame perché, proprio li vicino a voi, tornando sulla Liberty St., troverete un’istituzione in campo culinario: è l’ Essex World Cafè, un luogo tanto squallido quanto interessante dove fare colazione o pranzare! Non c’è tempo da perdere qua dentro e gli addetti ai lavori dietro al bancone ve lo faranno bene intendere incitandovi a muovervi ad ordinare mentre voi, confusi all’ennesima potenza, gli chiederete la prima cosa che vi capiterà sott’occhio! Comunque vada, alla fine avrete speso a dir tanto 10 dollari. 🙂

Ora, a meno che non vogliate utilizzare un’ora del vostro tempo per salire su un battello diretto verso la Statua della Libertà e ammirarla da vicino (da lontano non ha proprio senso), direi che potete procedere tranquillamente verso il Ponte di Brooklyn. Scendete lungo la Broadway passando per la Trinity Church che, inaugurata nel 1846, è stata – difficile da immaginare – l’edificio più alto di New York fino al 1890, nonchè il più antico edificio religioso.

Arrivate quindi fino al Charging Bull, il discusso Toro di Wall Street, opera scultorea di Arturo di Modica, un’artista siciliano che, senza preventiva autorizzazione delle amministrazioni pubbliche, la installò di fronte alla sede della borsa nel 1989, luogo da cui non è tuttavia mai stata rimossa. La scultura, simbolo del capitalismo americano è ormai considerata un monumento in esposizione permanente.

Toro di Wall Street (Charging Bull)

Toro di Wall Street (Charging Bull)

Proseguite dunque lungo Wall Street fino a raggiungere l’East River e, da lì, ammirate in tutta la sua imponenza, il famoso Brooklyn Bridge, il primo ponte costruito in acciaio e, per lungo tempo, il ponte sospeso più lungo al mondo.

Ritornate ora verso l’interno e continuate in direzione nord fino a Chinatown, il paradiso delle imitazioni! Tranquilli, non avete cambiato città, siete ancora a New York ma è vero, vi sembrerà di essere stati catapultati in una metropoli asiatica. Perdetevi tra le sue strade, osservate la gente, gli edifici, l’infinità di insegne che addobbano le facciate dei palazzi.

Chinatown

Chinatown

Continuate a camminare fino a che raggiungerete Little Italy. Per noi italiani che non abbiamo colonie oltreoceano, ritrovarsi immersi in un quartiere dove si parla la nostra lingua e dove si mangia il nostro cibo, trovo che sia un’esperienza tra le più interessanti. Parlate con la gente, ascoltate la loro storia e percepitene quel forte patriottismo che difficilmente troverete tornando a casa…

Potreste ora attraversare anche Soho oppure, visto che il tempo comincia a stringere, saltate su un taxi giallo e fatevi portare verso il centro pulsante della città, sotto l’Empire State Building che, con i suoi 443 metri, è stato fino al 1967 il grattacielo più alto del mondo.  Per circa 20 dollari siete dunque arrivati all’incrocio tra la West 34th St. e la 5th Avenue.

Empire State Building

Empire State Building

Proseguite ora fino alla 7th Avenue e, continuando verso nord fino alla 42nd St., giungerete finalmente a Times Square, icona paesaggistica e simbolo della città, nota soprattutto per i grandi e numerosi cartelloni pubblicitari che ricoprono le facciate degli edifici fino alla 47th St.

Times Square

Times Square

Times Square

Times Square

Girando a destra sulla 48th St. potrete facilmente raggiungere il Rockfeller Centre e da lì, proseguendo di nuovo lungo la 5th Ave in direzione nord, Central Park. Sfruttate quindi il tempo che vi rimane per godervi il polmone verde della città prima di fare ritorno alla stazione della Linea E più vicina. Da qui prendete il primo treno con destinazione Jamaica e scendete a Sutphin Blvd per la connessione con l’Airtrain e fate ritorno all’aeroporto in tempo per il vostro volo.

Visto che non era poi così difficile? Siate soddisfatti: in questo modo avrete messo le basi per la vostra prossima visita che certamente durerà più a lungo. E’ sicuro infatti che dieci ore vi saranno bastate per innamorarvi di questa elettrizzante metropoli americana, tanto da volerci tornare al più presto!

Los Angeles inedita e “proibita”

Los Angeles inedita e “proibita” 448 290 Sonia Sgarella

Parola d’ordine: amazing!

Amazing è la dimensione di Los Angeles, città dove dovrete calcolare almeno mezz’ora per spostarvi tra due punti apparentemente vicini sulla mappa; incredibile l’ampiezza delle strade che anche in pieno centro non si riduce mai a meno di due corsie, per arrivare a otto lungo le arterie principali che la collegano con le altre città dello stato; grandiosa è, non di rado, l’imponenza dei veicoli da strada, accanto ai quali le nostre vetture altro non sembrerebbero che insignificanti giocattolini.

Los Angeles, la patria delle star del cinema e delle ville curatissime, di Malibu, di Bel Air e di Beverly Hills, città dei più ricchi, dei più raffinati, dei più belli e dei più colti d’ America, tutti intenti ad inseguire il proprio sogno. Non importa se questo sia vedere il proprio nome impresso su una stella della Walk of Fame – il sogno di una vita – o solo il sogno di una domenica mattina quale quello di inghiottire 3 strati di pancake il cui diametro equivale a quello di una nostra pizza: ciò che accomuna il sognatore di Los Angeles è la determinazione imperterrita con cui persegue i propri obiettivi, anche a costo di lunghe e pazienti attese.

Los Angeles, la città del divertimento, degli artisti di strada e delle band musicali: come orientarsi, cosa fare, dove andare? Ovviamente non starò a raccontarvi di quelle mete e di quei locali che potrete trovare elencati su qualunque guida turistica: vi parlerò piuttosto di posti nascosti, poco appariscenti dall’esterno, luoghi in cui difficilmente un turista spaesato potrebbe capitare per caso se non ha avuto la fortuna, come me, di conoscerne i proprietari.

Due fratelli gemelli, Mark & Jhonny, che come tanti di quei sognatori angelenos che ce la stanno facendo, stanno cavalcando la cresta dell’onda e, dotati di intraprendente creatività e stile, hanno aperto fino ad ora otto locali notturni, l’ultimo dei quali, un ristorante inaugurato solo un paio di settimane fa.

Luoghi che vi trasporteranno indietro nel tempo, la maggior parte dei quali nei lontani primi decenni del secolo scorso, quando la vendita e la produzione di bevande alcoliche erano illegali in tutti gli Stati Uniti d’America. Era il tempo del proibizionismo e i locali popolari erano noti con il termine di speakeasy, letteralmente “parlare piano”, luoghi a volte nascosti dietro le facciate insospettabili di altri esercizi commerciali che fecero la fortuna di famosi gangster della criminalità organizzata, tra cui anche Al Capone.

Ingressi segreti, arredamenti interni studiati nel minimo dettaglio e nello stile vintage di quel periodo, cocktail di ogni sorta e di qualità e live performance di band provenienti da tutto il paese, nonché spettacoli di burlesque, stimoleranno tutti i vostri sensi e certamente, visto il primo, vi incuriosiranno a tal punto da voler vedere anche gli altri .

Vi consiglierei di cominciare in pieno stile americano anni ’20 e di fare un salto da Butchers and Barbers (6531 Hollywood Blvd – chiuso il lunedì) per provare la delizia del miglior burger in città. Si tratta dell’ultimo progetto di questi due fratelli, aperto appena lo scorso 4 di novembre ma già in piena attività: un ristorante, forse il primo di una lunga serie, che vuole riportare in vita la Hollywood di un tempo, quella di cui purtroppo oggi rimane ben poco, essendo ormai una zona per lo più turistica e pacchiana. Cibo raffinato ma senza troppi fronzoli, vino o birra, prezzi forse un pochino sopra la media ma in generale un ottimo compromesso dove iniziare la vostra serata in un ambiente curato con stile.

Butchers and Barbers

Butchers and Barbers

Se il programma prevede qualche evento, potrete poi semplicemente spostarvi al piano di sotto, nel seminterrato dello stesso edificio, ed accedere alle sale poco illuminate del Dirty Laundry (1725 N. Hudson Ave – chiuso il lunedì), un covo di angoli affascinanti in quello che si dice essere stato lo speakeasy privato di Rodolfo Valentino, dove l’attore del cinema muto hollywoodiano degli anni ’20 – nonché uno dei primi sex symbol destinato al culto di massa – passava le sue serate in compagnia delle amanti preferite. Non sarà dunque così immediato capire dove si trovi l’entrata di questo locale, il cui nome prende ispirazione dal sistema di contrabbando delle bevande alcoliche attraverso i cesti della biancheria sporca: da nessuna parte troverete infatti un’insegna che ve lo indichi ma aspettate dopo le 22 e sarà la folla di frequentatori a condurvi all’interno, oltre la “porta segreta”. Così come in tutti gli altri locali, anche qui l’arredamento rende omaggio alla storia del luogo con pannelli in legno scuro e librerie, sedute in pelle, mattoni a vista e una serie di dettagli che cattureranno la vostra attenzione. Con Dj set o musica dal vivo, ogni serata avrà un suo perché.

Dirty Laundry

Dirty Laundry

Spostiamoci ora di pochi metri, al 1727 di Hudson Ave, e torniamo ai primi anni del ‘900, in una casa vittoriana magnificamente restaurata e che è stata sede negli anni di vari ristoranti e di un hotel, l’Hotel Juniper, di cui si intravede ancora l’insegna. Siamo al No Vacancy, al cui interno si accede sorprendentemente attraverso la camera da letto: non appena lo strano tizio che si occupa della selezione all’ingresso vi darà il permesso di entrare dovrete infatti salire le scale e lungo un corridoio stretto vi troverete di fronte a tre porte. Siete da soli e nessuno vi ha dato indicazioni: fate dunque la vostra scelta e un passo avanti. Non stupitevi ora se una donna in lingerie vi inviterà ad entrare…è proprio qui comincia il bello: mentre voi rimarrete li in piedi, imbambolati a guardarla e sorridendo per l’imbarazzo, lei vi darà alcune istruzioni riguardo al locale fino a quando magicamente il letto su cui sta seduta si sposterà lungo il pavimento per rivelare la scalinata che vi porterà al piano di sotto, all’interno del locale. Ditemi voi se questo non è amazing! Un arredamento curato in modo superbo, tutto in legno e velluto rosso all’interno mentre all’esterno, in un patio decorato con bellissimi caminetti, potrete assistere alle performance dei trapezisti proprio sopra la vostra testa! Chiuso la domenica e il lunedì.

No Vacancy

No Vacancy

Attraversate ora Hollywood Blvd e giù per Wilcox Ave, girate a sinistra su Selma Ave dove al 6429 troverete Piano Bar, inaugurato nel 2009. Un locale semplice, di poche pretese ma dove potrete ascoltare dell’ottima musica dal vivo, a volte Blues, a volte Country, a volte Jazz etc. Tenetevi aggiornati sulla pagina Facebook “The Piano Bar”.

Piano Bar

Piano Bar

Facciamo ora un altro salto temporale per tornare ai mitici anni ’70 di Good Times at Davey Wayne’s (1611 N El Centro Ave). L’ingresso questa volta si trova nel garage e pensate…dietro la porta del frigorifero! Anche qui l’attenzione per i dettagli è veramente impressionante: appendini con vecchi abiti vintage, divani in ciniglia color giallo mostarda o scozzesi verde marcio, lattine e vinili esposti in vetrina, oggetti di ogni sorta e una roulotte che serve da bar nel patio esterno. Sedetevi in salotto, godetevi il vostro tempo e aspettate che la band cominci a suonare! Chiuso la domenica.

Good Times at Davey Wayne's

Good Times at Davey Wayne’s

Un po’ spostato ma sempre su Hollywood Blvd al numero 5221 – nella cosiddetta Thai Town – Harvard and Stone è un’altro locale dove potrete ascoltare dell’ottima musica, soprattutto Blues e Rock-n-Roll, in un ambiente caratterizzato da luce soffusa, pareti scrostate, ferro battuto, pannelli di legno, come se foste finiti nel tunnel sotterraneo di una miniera o in un capannone industriale e un grande bar dove, se siete amanti dei cocktail, potrete provarne alcuni studiati da un cosiddetto devoto mixologist, ovvero da chi se ne intende!

Harvard and Stone

Harvard and Stone

Penultimo nella lista ma non da meno è La Descarga che troverete al 1159 di N Western Ave, a dieci minuti di macchina da Hollywood Blvd. Salite al piano di sopra e attraverso l’armadio, giù dalla scala a chiocciola verrete catapultati in questo speakeasy stile Havana che serve cocktail a base di rum e offre spettacoli burlesque dal martedì al sabato. Il dress code prevede “abbigliamento da cocktail”. Chiuso la domenica.

La Descarga

La Descarga

Ed eccoci quindi giunti all’ultimo della lista, Pour Vous (5574 Melrose Ave, chiuso la domenica), un vero e proprio salotto in stile parigino dove ancora una volta potrete assistere a spettacoli di burlesque ed ascoltare il meglio della musica Jazz.

Se siete in zona dunque non perdetevi assolutamente neanche uno di questi locali, a cui -a breve – se ne aggiungeranno molti altri. Mark & Jhonny hanno infatti in mente ancora un sacco di progetti tra cui delle camere d’hotel arredate da loro personalmente il che, viste le altre creazioni, sarà sicuramente una garanzia!

Rimanete aggiornati…gli Houston Brothers ne pensano una più del diavolo!

La mia prima volta negli States @ Chicago!

La mia prima volta negli States @ Chicago! 960 960 Sonia Sgarella

La mia prima volta negli States è stata proprio come me l’aspettavo! Quattro amiche, una città –Chicago– e l’occasione di festeggiare i trent’anni per immergerci a picco nella cultura di quel popolo tanto acclamato e di quel paese tanto sognato da decine di generazioni: l’America, la terra dell’abbondanza, la patria dell’eccesso. E se la tradizione culinaria è quella che più esprime l’essenza di una nazione, non c’è dubbio…gli americani sono dei “grandi”! Grandi consumatori di enormi porzioni di cibo, il paese dove la “small” corrisponde alla nostra “extra large”, dove un piatto mezzo vuoto non ha ragione di esistere e dove un singolo pasto, in generale, potrebbe appesantire anche lo stomaco più ingordo! Ma nonostante questo non si può assolutamente, una volta giunti fin li,  rinunciare all’esperienza del mitico Brunch e non sedersi quindi in una tipica caffetteria per godersi quello che di meglio la cucina può offrire: uova, bacon, patate, pancakes, waffles e chi più ne ha più ne metta…la scelta è ampia e sfido chiunque ad ordinare più di un piatto…non fatelo, è umanamente impossibile mandare giù tutta quella roba! Tra i locali testati e più popolari vi sono in ordine di bontà:

“Wildberry” si trova a sud del fiume, al limite settentrionale del Millenium Park, una tappa obbligata per chi è interessato a perdersi in una serie infinita di scatti fotografici al famoso “The Bean“, una delle attrazioni turistiche più gettonate di Chicago. Progettata dall’artista britannico di origini indiane Anish Kapoor, la scultura , selezionata durante una competizione di design nel 1999 e inaugurata ufficialmente nel 2006, venne rinominata “Il Fagiolo” per via della sua forma da legume che riflette e distorce l’immagine dei grattacieli circostanti nonché delle persone che gli sia avvicinano.

2014-06-11 17.49.13

Proseguendo quindi su Jackson Boulevard, fate il vostro ingresso nel cuore della città , il cosiddetto Loop, il centro storico della zona economica per ritrovarvi circondati da decine di meravigliosi grattacieli, uno più interessante dell’altro, e giungere infine alla Willis Tower (nota anche come Sears Tower) che con i suoi 443 metri ha mantenuto il primato di edificio più alto del mondo fino al 1998, ancora oggi il più alto d’America. Con una superficie seconda solo al Pentagono, la struttura della Willis è composta da nove torri di varie altezze  per un totale di 110 piani che culminano con due grandi antenne televisive di colore bianco, visibili da ogni angolo della città . Fatelo dunque, entrate e, acquistato il biglietto al costo di 19$, prendete l’ascensore per salire al 103esimo piano del grattacielo da dove accedere allo “Sky Deck” ovvero a quattro balconcini di vetro esposti all’esterno che vi daranno la sensazione di camminare nel vuoto, a 412 metri di altezza!

GET OUT ON THE LEDGE IF YOU DARE…la vista è mozzafiato!

10441330_10152542656481177_9146453637585430684_n

10341522_10152542656266177_6981967575263615954_n

Ma il panorama migliore, non c’è dubbio, è quello di cui si può godere dall’alto dell’altro gigante di Chicago, il John Hancock Centre all’ 875 di Michigan Avenue, il cuore commerciale della città, meglio nota come Magnificent Mile (Mag Mile). Dirigetevi quindi a nord del fiume e una volta raggiunta la torre le opzioni sono due: pagare 18$ per accedere all’osservatorio del 94esimo piano oppure raggiungere gratis la “Signature Room and Lounge” al 96esimo e spendere circa 15$ per un drink con vista! L’oservatorio comunque, da non sottovalutare, offre una vista a 360° e la possibilità di provare le brezza del “Tilt“, la nuova attrazione della città: una piattaforma panoramica che si reclina di 30° verso il vuoto regalando emozioni brevi ma intense!

10173820_10152541821761177_5465911281209996853_n

E poi l’immenso Lago Michigan, di nuovo il Chicago River, il Blues, il Baseball (se possibile non mancate di visitare il Wrigley Field durante una partita!), la “Deep dish Pizza“, Chicago offre una miriade di possibilità per chi vuole visitare una città degli Stati Uniti poco frequentata dai turisti. Se volete un consiglio sull’hotel il WYNDHAM GRAND è un’ottima struttura e in posizione centralissima. Pagate quel qualcosina in più per una stanza con vista fiume e non ve ne pentirete…il panorama è spettacolare!

2014-06-11 19.54.46

Da li potrete raggiungere facilmente a piedi la HOUSE OF BLUES e il PURPLE PIG, due ottimi ristoranti dove poter cenare. Nel primo potrete farlo sulle note  del mitico Blues…

Il mese di giugno è un periodo perfetto per visitare la città, appena prima del caldo estivo. Evitate invece i mesi invernali quando nella Windy City le temperature possono essere estremamente fredde e raggiungere tranquillamente i 20° sotto zero!

Proseguendo nella navigazione del sito si accettano l'informativa privacy e l'installazione dei cookies utilizzati per migliorare l'esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni leggere l'informativa completa alla pagina Privacy Policy.
Privacy Policy